Sport e investimenti, come investono i soldi i campioni del tennis?

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Se parliamo di sport e investimenti, come investono i soldi i campioni del tennis?
Sport e guadagni stratosferici sono una combinazione sempre più stretta: se andiamo a vedere come investono i soldi i campioni del tennis, scopriamo che il patrimonio di Rafa Nadal è sicuramente sostanzioso, come del resto il patrimonio di Novak Djokovic, di Roger Federer e dei migliori tennisti del mondo. Ma c’è anche chi, mal consigliato, non ha saputo investire bene i molti soldi guadagnati ed è finito male.
Fra sponsor e premi, i top player del tennis arrivano a incassare milioni di euro l’anno, ma come vedremo in questo articolo non tutti sanno gestire le loro finanze, al punto che alcuni tennisti non hanno saputo far fruttare le vittorie nei grandi slam e sono finiti in rovina, travolti dai debiti, fino a dover mettere all’asta i propri trofei (Boris Becker, ad esempio).

Sport e investimenti, come investono i soldi i campioni del tennis

Il tennis è uno sport unico. Un tennista – dal giocatore di circolo al grande campione Apt impegnato in un grande slam – ogni tre secondi deve prendere una decisione da cui dipende il proprio futuro: attacco o metto una palla tranquilla? Rischio o non rischio?
I top player sono quelli che sanno prendere le decisioni migliori per vincere tornei e premi che potrebbero consentire loro di guadagnare abbastanza per vivere di rendita per generazioni a venire. Il tennis però è anche uno sport particolare, perché i grandi guadagni attengono solo ai grandissimi giocatori e perché qualunque tennista ha anche spese altissime, dovendo per esempio portare in giro per il mondo un proprio team di 3 o 4 persone per almeno 30 settimane l’anno. Insomma, un tennista che viaggia per anni attorno al 50° posto del ranking mondiale non chiude la carriera con i dobloni d’oro in banca.
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Quanto guadagnano Nadal, Djokovic, Federer?

Al contrario, un top player che rimane qualche anno nella parte alta del ranking può permettersi di far vivere di rendita diverse generazioni con quello che ha guadagnato – a volte più di sponsor che di premi. Mai nella storia del tennis, peraltro, c’è stata una oligarchia che ha monopolizzato le vittorie dei tornei del Grande Slam come è avvenuto negli ultimi quindici anni, ad opera – ça va sans dire – del triumvirato Roger Federer – Rafa Nadal – Novak Djokovic. Ma oltre ad aver accumulato ricchezze come nessun altro prima, e aver speso molto, come investono i loro soldi i migliori tennisti del mondo?

Come investono Nadal e Djokovic?

Rafa Nadal, in un’intervista di un paio di anni fa, ha candidamente ammesso che negli affari le cose gli stavano andando molto meglio di quanto avesse ipotizzato iniziando la sua serie di investimenti. Rafa ha investito i circa 350 milioni di euro guadagnati in carriera soprattutto nel settore immobiliare: oltre alla grande scuola di tennis che ha aperto nella natia Maiorca, Nadal ha speso circa 25 milioni di euro in due hotel di lusso a Cozumel in Messico e in una serie di edifici in Spagna, oltre a inaugurare una catena di ristoranti a Ibiza, Madrid e Miami.
come-investono-i-soldi-i-tennisti-top-nadalNon molto diversamente si sta muovendo Novak Djokovic, il tennista che ha guadagnato di più di soli premi nella storia del tennis (oltre 134 milioni di dollari): appartamenti a Monte Carlo, Miami e New York nel modaiolo quartiere di Soho per un valore di decine di milioni di euro.
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Come investe i soldi Roger Federer?

Ora si è ritirato dall’attività agonistica ma durante una intervista di 2 anni fa a una TV americana, Roger Federer ha ammesso che – nonostante incassi ancora circa 50 milioni all’anno di sole sponsorizzazioni – in campo finanziario preferisce andare sul sicuro rispetto a quanto invece ami rischiare sul campo da tennis, attribuendo al sua DNA svizzero questo approccio conservativo agli investimenti.
“La cosa più importante è sapersi circondare dalle persone giuste che ti consiglino al meglio”, ha affermato. Pochi giorni dopo ha raccontato al NY Times di essere entrato come socio di minoranza e business partner in ON, un brand svizzero che produce calzature sportive: “il più grande investimento della mia vita”.
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Ion Tiriac, dalla fame alle banche

Detto questo, il rumeno Ion Tiriac rimane ancora e assolutamente il numero uno in fatto di investimenti post carriera sportiva: ex professionista senza grandi risultati (il suo miglior ranking è stato 55° nel 1974) quando fare il tennista in Romania non era proprio agevole, a fine carriera è diventato un grande allenatore e soprattutto un grande imprenditore.
come-investono-i-soldi-i-tennisti-top-tiriacPur essendo ancora professionalmente coinvolto nel tennis come manager e organizzatore di tornei, oggi possiede una holding con sede a Bucarest che fattura circa un miliardo di euro l’anno (alla stessa cifra ammonta peraltro il suo patrimonio personale) e che conta banche di proprietà, linee aeree, servizi assicurativi, proprietà immobiliari, import-export e partecipazioni nell’industria pesante. Da oltre dieci anni è l’uomo più ricco di Romania e uno dei più ricchi di tutto l’est europeo.
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Arantxa Sanchez sul lastrico, dai 4 slam ai debiti

Molte eccezioni confermano la regola. Le cronache raccontano che la grandissima campionessa spagnola Arantxa Sanchez Vicario, che si è ritirata nel 2002 dopo vent’anni di onorata carriera (è stata numero 1 del mondo e ha vinto 4 tornei dello Slam, oltre a due medaglie olimpiche), è sommersa dai debiti, tra cui uno di 7 milioni di euro con le banche a cui chiese prestiti per pagare una sanzione fiscale – e la relativa battaglia legale – dopo l’illecito trasferimento della residenza nella defiscalizzata Andorra. Il divorzio e i pignoramenti hanno avuto solo l’effetto di peggiore la situazione.

Borg e Becker, investimenti discutibili

Lo stesso Bjorn Borg, undici titoli dello Slam in sette anni di carriera, ha ammesso di aver sperperato e di essere stato toccato da estremi guai finanziari: complice anche il crac di un brand di abbigliamento da lui lanciato, ha dichiarato bancarotta nel 1989.
È invece notizia recentissima l’estensione di altri dodici anni delle restrizioni formali a danno di Boris Becker, i danni della cui bancarotta sono ancora da risolversi. Pochi mesi fa si è tenuta un’asta online di suoi trofei e memorabilia che ha raccolto 700.000 euro che hanno contribuito a sanare i debiti con quelle banche (si parla di una perdita totale di circa 50 milioni di euro) che avevano finanziato i suoi discutibili investimenti nell’industria petrolifera nigeriana.

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