Avventura: spesso è un termine che non si comprende a pieno, anche perché molte persone diffidano dell’idea di allontanarsi dal comune, dal concepire qualcosa di nuovo che possa mettere in qualche modo a rischio la normalità.
Per noi è stata un’esigenza, il bisogno di sfidare noi stessi in un campo che conoscevamo, ma che allo stesso tempo risultasse tutto nuovo. Non confondiamo però la voglia di avventura con l’incoscienza: un pizzico è necessaria, ma solo come spinta per elaborare l’idea.
Per noi Linea è nata esattamente così. La ricetta prevede un percorso vecchio come il nostro paese, ma mai inteso come tale. Allo stesso si aggiungono un allenamento tecnico e fisico, la scelta dell’attrezzatura necessaria, una manciata di voglia di scoprire, un cucchiaio di innovazione, un pizzico di follia e chili e chili di pianificazione logistica del percorso.
Partendo dall’ultimo ingrediente, quanto più questo è ben realizzato, tanto più sarà difficile fallire.
Per preparare la nostra prima tappa di Linea abbiamo lavorato molto su questo aspetto, senza però mai effettuare ricognizioni in loco, per non ridurre il bello e il mistero della scoperta.
Se tutto va secondo i piani cammineremo 6 giorni e quindi pianteremo 5 campi sul percorso, ognuno posto a distanza di circa 25/30 chilometri dal precedente e dal successivo.
L’analisi delle difficoltà tecniche del percorso è sempre il primo aspetto da tenere in considerazione, sia per ridurle con la preparazione mirata e l’allenamento, sia per studiare delle soluzioni preventive senza essere poi costretti ad improvvisare.
Linea, per cominciare, presenta una difficoltà palese, ovvero aprire una via la dove una strada sempre non vi è.
Questo non è un trekking che batte percorsi segnati e sentieri, noi il percorso lo abbiamo sulla mappa e non ce lo siamo scelti, è li da percorrere. Ciò significa che se il confine attraversa un fiume, noi lo attraverseremo; se scende da un dirupo, noi scenderemo; se si inerpica in un bosco, noi ci entreremo.
Questo aspetto trasforma i 25/30 chilometri giornalieri che un trekker percorrerebbe con discreta difficoltà in una marcia sicuramente più dura; diciamo che questa è la prima difficoltà, che tra l’altro è amplificata dal carico necessario all’autosufficienza di una settimana.
La seconda difficoltà è l’approvvigionamento idrico dei primi tre giorni. Chi ci sta seguendo sa che noi ci procureremo l’acqua da corsi d’acqua, laghi o simili, depurandola prima di berla. Questo aspetto non è da minimizzare; l’acqua è una delle tre priorità nel campo della sopravvivenza, e sul Carso, si sa, scarseggia per la conformazione geologica del sito. Noi abbiamo posizionato dei punti di approvvigionamento, ma non abbiamo la certezza che vi siano realmente e che non siano in secca.
Le altre priorità nel campo della sopravvivenza sono il cibo e il rifugio, entrambi ovviabili con l’attrezzatura che si ha con sé, e grazie alla tenda e ai sacchi il primo si supera, così come il secondo, tramite pasti disidratati.
La terza difficoltà sono i passaggi tecnici, ovvero le zone dove il passaggio non risulta scontato, ove il territorio mette alla prova la sicurezza.
Negli ultimi due giorni saremo sul Monte Matajur, il quale non è certo conosciuto per le sue difficoltà tecniche, ma visto che non lo risaliremo, né discenderemo grazie ai sentieri, bensì tramite una direttissima che arriva alla cima da est e ne discende da nord, non possiamo sapere cosa troveremo.
Oltretutto va considerato il problema generato dal tempo, ovvero escursione termica, caldo e disidratazione, vento e precipitazioni.
Per concludere, cosa che spesso si sottovaluta, ma che vale sempre la pena di tenere a mente, c’è la fauna locale.
Questo è, se vogliamo, l’elenco dei problemi della nostra prima tappa, alcuni probabilmente li scopriremo cammin facendo, siamo attrezzati e aiutati per compiere il “cammino”, ma l’attrezzo e la risoluzione a ogni problema è la motivazione, cosa che non si può comprare e non si trova per strada, bisogna crearla, portarsela da casa, e stare attenti a non perderla mai.
©RIPRODUZIONE RISERVATA