E così il gran giorno è arrivato: il 2 ottobre scatta ufficialmente Africa Extreme 2015, terza tappa del 7 Summits Solo Project con cui l’alpinista ed esploratore friulano Danilo Callegari vuole raggiungere le 7 cime più alte dei 7 Continenti in imprese che di volta in volta uniscano in modo creativo l’alpinismo, prima vera vocazione di Danilo Callegari, con tutte le altre dimensioni dell’outdoor.
Dopo South America Extreme (sul Cerro Aconcagua nel 2011) ed Europa Extreme (sull’Elbrus nel 2012) questa volta tocca all’Africa: 50km a nuoto senza sosta e in 24 ore da Zanzibar alla costa della Tanzania, 1200 km di corsa in 27 giorni nella Savana, come una maratona al giorno per quasi un mese, e poi ancora il Kilimanjaro, con i suoi 5.895 metri da ascendere in stile alpino, senza ossigeno né portatori né campi intermedi, prima di ridiscendere nell’arco massimo di 24 ore dal versante opposto.
“L’Oceano è senza dubbio il tratto che mi preoccupa di più” ha detto Danilo Callegari quando lo abbiamo incontrato negli spazi di Natked a Milano: “L’acqua sarà calda, ci sarà l’incognita degli squali, nonostante le due barche d’appoggio che cercheranno di tenerli alla larga, e soprattutto non ho mai davvero nuotato in acque libere, a parte il test di 22km di Lignano Sabbiadoro”.
Danilo Callegari è così, non ha voluto nemmeno fare il rituale sopralluogo: vive all’insegna del “se si vuole, si può”, ma non è un’incosciente e nemmeno un atleta estremo o un supereroe. Lavora e si allena per Africa Extreme dal 2013, e come tutti gli altri suoi progetti, vive sempre alla ricerca dello spirito più puro dell’avventura, quello che ha sì delle incognite ma che anche lo fa stare bene, quando è immerso in quegli ambienti di natura incontaminata e la paura è il rapporto di stimolo e rispetto che gli permette di rimanere sempre vigile senza cadere nel panico.
Anche la ‘frazione’ di corsa da Bagamoyo alle falde del Kilimanjaro sarà un enorme punto interrogativo: “Ho fatto un solo test, 5 maratone in 5 giorni in Slovenia, ma in Africa troverò condizioni ben diverse, con caldo secco oltre i 35° e le inevitabili difficoltà a dormire e mangiare adeguatamente nei 27 giorni che dovrò passare correndo”. E l’obiettivo non è tanto il tempo sui 42km e rotti quotidiani, ma il fatto proprio di arrivare alla meta in condizioni tali da poter affrontare l’ascensione sulla montagna più alta d’Africa: “Correrò dalle 4 alle 6 ore al giorno, ma la vera incognita è l’abbassamento delle difese immunitarie dato dallo sforzo prolungato e dall’inevitabile deperimento fisico a cui andrò incontro”.
Paradossalmente il facile viene alla fine: “Sì, il Kilimanjaro non è una montagna tecnicamente difficile, e il mondo delle alte quote è quello che conosco meglio, data la mia storia. La difficoltà sarà data dal fatto che salirò in autonomia e avrò una finestra di poche ore per arrivare in vetta, e dallo sbalzo tra la temperatura della savana alle pendici e quella in quota, che potrebbe scendere anche a – 20°C”.
E se vi state chiedendo perché un atleta come Danilo Callegari si sottoponga a imprese quasi al limite dell’impossibile come questa Africa Extreme 2015, la risposta è nel motto che Danilo ha messo anche sul suo profilo WhatsApp: “I limiti esistono soltanto nella nostra testa”.
Danilo aggiornerà i suoi profili social e ci manderà del materiale con la frequenza che le condizioni oggettive di un’impresa come Africa Extreme 2015 gli permetteranno di fare: rimanete collegati e fate anche voi il tifo insieme a noi per Danilo.
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