Ieri, 26 febbraio 2016, ore 15.37 in Pakistan, le 11.37 italiane, Simone Moro, Alex Txicon (Spagna) e Ali Sadpara (Pakistan) hanno mandato il messaggio “Cima” al campo base confermando che sì, erano riusciti nella prima invernale del Nanga Parbat: Tamara Lunger ha dovuto fermarsi pochi metri sotto gli 8126 metri della vetta in preda ai conati di vomito ma questo non toglie grandezza e merito a un’impresa che entra di diritto e immediatamente nella storia dell’alpinismo mondiale. Un’impresa che è costata 80 giorni di attesa nel freddo (fino a -50°C) e nel vento (fino a 50Km/h) del campo base nella speranza di una finestra di bel tempo tale da far tentare la vetta.
Il record di Simone Moro
Sì, per una volta, al netto di qualche polemica del momento riguardante il Gps di Txicon e l’esatto posizionamento della vetta, di dubbi non ce ne sono: l’impresa firmata da Simone Moro e dai suoi compagni di spedizione è di quelle che segnano un prima e un dopo, e che soprattutto assegnano a Moro un record speciale, quello di unico alpinista al mondo e di sempre ad aver scalato ben 4 Ottomila (Shisha Pangma, Makalu, Gasherbrum II e appunto Nanga Parbat) in invernale: l’unico gigante ancora inviolato in inverno è il K2, ma nessuno degli alpinisti attualmente in vita è a 3 prime invernali sugli Ottomila e così il record dell’alpinista bergamasco rimarrà scolpito per sempre nella storia di questa disciplina.
> Leggi anche: Simone Moro: Lasciate arrampicare i vostri bambini
30 anni di tentativi e sogni
Erano 30 anni che si sognava di salire in cima al Nanga Parbat in invernale: come giustamente fa notare Alessandro Filippini che ha condotto la “diretta web” dal blog di Simone Moro sulla Gazzetta, il primo tentativo di ascensione invernale alla nona montagna più alta del mondo risale al 1984/85 per opera del giapponese Tsuneo Hasegawa. Ne sono seguiti altri 31, 12 sul versante Rupal e 19 su quello del Diamir, con lo stesso Simone Moro al terzo tentativo riuscito lungo la via Kinshofer dopo aver tentato sia la Schell che la Messner-Eisendle.
30 anni di tentativi e ossessioni (il polacco Tomek Mackiewicz ci ha provato 6 volte su 3 diverse vie senza mai raggiungere la vetta) nella stagione peggiore di quella che è conosciuta come la montagna assassina per aver il secondo indice di mortalità in rapporto alle ascensioni tentate tra gli Ottomila dopo l’Annapurna.
> Leggi anche: Simone Moro: “Il Nanga Parbat? Preferisco andare a funghi dietro casa!”
I complimenti di Reinhold Messner
Reinhold Messner, il primo a conquistare la vetta salendo dal versante meridionale (nel 1970, durante la spedizione nella quale perse la vita suo fratello Günther) e il primo a compiere l’ascensione in solitaria totale partendo dal campo base (1978, la prima solitaria in assoluto in stile alpino ad un ottomila, passando dal versante Diamir) ha voluto dare il merito a Simone Moro per questa salita da lui definita “bellissima”: “Complimenti a Simone Moro. È lui che ha portato al successo la spedizione, con la sua esperienza e la sua tattica, paziente e deciso quando è il momento“.
©RIPRODUZIONE RISERVATA