È partito per la sua nuova avventura del 2016, la vetta del Manaslu, 8163 metri, l’ottava al mondo per altezza, nel cuore della catena himalayana, da raggiungere in solitaria, senza ossigeno e in completo stile alpino. E come sempre, prima di partire, Danilo Callegari ha voluto ringraziare gli Dei con una preghiera in un tempio, un rito che si rinnova ogni volta che si trova ad affrontare una nuova avventura in questi paesi.
Arrivato a Kathmandu il 28 agosto scorso, Danilo Callegari da sabato 3 settembre ha cominciato ad affrontare la prima parte: l’avvicinamento al Campo Base (4.400 mt) con un lungo trekking di circa 6 giorni attraverso foreste e valli incantante solcate da fiumi impetuosi e vertiginosi canyon.
Arrivato al Campo Base, il programma di Danilo è quello di montare 4 campi alti prima dell’attacco alla cima: Campo 1 a 5.700 mt dopo una salita tra morene e cascate di ghiaccio (icefall); Campo 2 a 6.400 mt, affrontando sempre zone impervie con tutte le insidie nascoste tra i crepacci e i pericolosi seracchi sospesi; Campo 3 a quota 6.900 mt su una sorta di “sella nevosa”; Campo 4 a 7.400 mt sulla “spalla della montagna” che precede la vetta. Da Campo 4, ai limiti della famosa “zona della morte o death zone”, dove non esiste più modo e tempo per l’acclimatamento ma un’inesorabile deterioramento fisico e mentale, Callegari attaccherà subito la vetta (8.163 mt) partendo a notte fonda, per ridiscendere a Campo4 il giorno stesso.
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Il Nepal per Danilo non è solo ‘stazione’ per prepararsi alle prossime imprese, ma anche scelta di vita per confrontarsi con una zona del mondo affascinante e ricca di storia. La montagna, che lui stesso definisce la più grande palestra di vita, è infatti la meta della sua ennesima avventura: il Manaslu, che in sanscrito significa “Montagna dello Spirito”, è un gigante di ghiaccio, neve e roccia. Callegari affronterà questo ‘8000’ in solitaria, veloce, leggero e in completo stile alpino senza l’ausilio dell’ossigeno supplementare. L’ennesimo appuntamento con l’estremo, alla base del quale ci sono due precise motivazioni, una personale e una specificatamente tecnica e di preparazione: “E’ una sorta di ‘richiamo’ verso queste altissime vette, un sentimento che parte dalla mia interiorità più profonda. La quasi necessità di salire verso il cielo” ha spiegato Danilo, che aggiunge poi come questa scalata sia propedeutica alla continuità e alla preparazione per la conclusione del grande progetto: “7SUMMITS SOLO PROJECT”.
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Si tratta di un macro progetto iniziato nel 2011 che include 7 spedizioni in 7 continenti per raggiungere la cima delle 7 vette più alte unendo all’impresa alpinistica altre discipline outdoor estreme. Avventura allo stato puro, dove in ogni tappa l’asticella della sfida si alza ogni volta di più. L’ultima asticella superata si chiama “AfricaExtreme2015” dove Callegari ha nuotato per 50 km, corso 27 maratone in 27 giorni (per circa 1.150 km) per poi salire e scendere la vetta del Kilimanjaro in 20 ore e 56 minuti.
Ora, nella sua agenda da avventuriero, i prossimi obiettivi sono l’Antartide, quindi l’Oceania, il Nord America e l’Asia.
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