Negli ultimi 3-4 anni gli smartwatch e braccialetti fitness sono diventati un accessorio spesso indispensabile per chi fa sport con regolarità. Spesso si discute della loro utilità e sulla loro sicurezza, ma ora una ricerca della Stanford University ci spiega che la mole di dati che viene raccolta da questi device da polso può rivelarsi utile per prevedere le malattie. E si aprono scenari inediti.
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Studio di un anno
Che si utilizzino per monitorare sul lungo periodo le proprie prestazioni o anche solo per essere stimolati a muoversi, i fitness tracker ci accompagnano quotidianamente collezionando informazioni sul nostro stato di salute. Le metriche utilizzate dalle case produttrici servono a dipingere un quadro completo e preciso delle nostre condizioni, che i medici possono utilizzare per diagnosticare quel che ci aspetta. Lo studio americano, pubblicato su Plos Biology ha preso in esame i dati raccolti lungo un anno su 43 volontari a cui sono stati consegnati degli smartwatch. I parametri hanno incluso il battito cardiaco, la temperatura corporea, i dati sul sonno. L’analisi finale di tutte le informazioni hanno permesso di scoprire correlazioni fra alcuni elementi, come ad esempio tra il ritmo cardiaco e le infezioni delle vie respiratorie o anche il disturbo di Lyme (un’infezione batterica).
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Connessioni dati-malattie
Un volontario in particolare è stato monitorato per due anni, spesso indossando fino a 7 braccialetti fitness e smartwatch (leggi qui tutte le nostre prove) e confrontando le misurazioni dei device con quelle fatte in laboratorio. Hanno così scoperto che alle misurazioni con dati fuori dal normale corrispondevano problemi di salute, come la malattia di Lyme, ma anche febbre e infezioni respiratorie. La relazione fra il picco dei dati e i problemi di salute si è dimostrata costante. Dopo confronti con pazienti malati che rivelavano gli stessi valori di temperatura corporea e battito cardiaco, gli accademici californiani hanno elaborato un programma software in grado di basarsi su queste informazioni provenienti dagli smartwatch per prevedere l’arrivo di malattie. Altri esami hanno evidenziato rapporti fra la resistenza all’insulina e l’indice della massa corporea e il ritmo cardiaco, dimostrando che anche il diabete può essere potenzialmente previsto dai gadget sportivi da polso.
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Rischi e vantaggi
La ricerca è un primo passo per sfruttare in modo sistematico la gran quantità di dati che vengono archiviati dai device. Certo, ci sono rischi di falsi allarmi, oltre che problemi di privacy. Ma un’ipotetica ampia diffusione globale di questi dispositivi e una maggiore condivisione delle informazioni personali ci darebbe uno strumento di analisi utile, soprattutto per chi vive in zone dove l’accesso alle strutture sanitarie è limitato.
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