I braccialetti fitness, come abbiamo già spiegato, sono caratterizzati da funzionalità e caratteristiche che possono dare un aiuto importante agli sportivi di ogni livello. Alcune persone, superato l’entusiasmo iniziale, tendono però a non trovarsi a loro agio con un tracker sul polso durante l’attività fisica. Uno studio inglese, condotto presso l’Università di Birmingham e la Brunel University (Londra), ha quindi deciso di focalizzarsi sull’altra faccia della medaglia di questi strumenti da indossare mentre si corre (e non solo).
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Lo studio
La ricerca, pubblicata sull’American Journal of Health Education, si è concentrata su 84 adolescenti inglesi (44 femmine e 40 maschi) di 13 e 14 anni, selezionati all’interno di sei corsi differenti di educazione fisica. I partecipanti hanno indossato per otto settimane un FitBit Charge e utilizzato l’App collegata al braccialetto, completando dei questionati pre e post periodo di rilevazione. Le domande, poi analizzate da un team di psicologi, riguardavano le sensazioni provate durante l’utilizzo e il tipo di attività sportiva svolta.
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Pressione, competizione e demotivazione
Quasi tutti gli adolescenti hanno mostrato entusiasmo solo nelle prime quattro settimane, per poi cambiare totalmente atteggiamento verso il fitness tracker. L’uso costante dei braccialetti, infatti, avrebbe provocato nei partecipanti non solo sensazioni di noia e demotivazione, ma anche un’eccessiva competizione con i coetanei. La funzionalità meno apprezzata è stata quella del numero di passi minimo da completare nell’arco della giornata, che ha messo tanta pressione sulla maggior parte dei soggetti. Non c’è stata, quindi, alcuna stimolazione a farli muovere di più.
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Soprattutto i ragazzi che hanno fatto registrare tempi (o calorie bruciate e distante percorse) poco confortanti, si sono fortemente demotivati al momento del confronto con i coetanei. Infatti, “in loro non è nato un desiderio autonomo di essere più attivi, ma solo la voglia di superare gli amici”, ha ammesso Charlotte Kerner, una delle autrici della ricerca.
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Un discorso che si limita agli adolescenti?
La ricerca si è limitata a studiare gli effetti dei fitness tracker sugli adolescenti, che potrebbero perdere il puro piacere di fare sport senza pressioni esterne. È vero, però, che i ragazzi di 13-14 anni sono più sensibili e influenzabili rispetto gli adulti, perciò questo problema potrebbe essere tendenzialmente limitato agli sportivi in erba. Il passo successivo, in ogni caso, sarà quello di studiare il fenomeno su campioni di popolazione più estesi e meno omogenei dal punto di vista dell’età.
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