Il cattivo odore nella mascherina è colpa dell’alitosi o dell’anidride carbonica? Da quando siamo costretti a indossare la mascherina come misura di protezione individuale contro la diffusione del Coronavirus abbiamo tutti sperimentato una sensazione di cattivo odore al suo interno, in particolare dopo molti minuti se non ore che le indossiamo. E la domanda che ci siamo posti più o meno tutti è: è l’odore dell’anidride carbonica o si tratta più semplicemente di alito cattivo?
Anidride carbonica e mascherina
Ora, l’anidride carbonica, o biossido di carbonio o, più correttamente, diossido di carbonio secondo la moderna nomenclatura chimica, è ciò che viene prodotto ed espulso dal nostro organismo in seguito ai processi metabolici della scambio di ossigeno e CO2 nel sistema respiratorio. Ed è vero che all’interno della mascherina c’è una quantità di anidride carbonica superiore a quella che normalmente respiriamo e percepiamo senza la mascherina, e anche una quantità inferiore di ossigeno. Tanto che di fronte all’ipotesi di dover fare sport con la mascherina si erano alzate parecchie obiezioni sulla sua pericolosità. Ma secondo la ricerca Potential Risks When Some Special People Wear Masks con la mascherina e in condizioni normali la concentrazione di ossigeno inalata diminuisce del 17% e quella di anidride carbonica aumenta tra l’1.2% e il 3%
Oxygen concentration inhaled by healthy subjects wearing a surgical mask covering an N95 respirator decreases to about 17%, and the concentration of carbon dioxide increases to about 1.2% – 3% in a short period of light work.
Questo studio suggerisce quindi che il rischio di ipercapnia – l’accumulo eccessivo di anidride carbonica nel sangue – è bassissimo se non inesistente, come confermato dall’U.S. Centers for Disease Control and Prevention (CDC) alla Reuters:
Il livello di CO2 che si può accumulare lentamente nella mascherina è per lo più tollerabile per le persone esposte ad essa. Si potrebbe avere mal di testa ma molto probabilmente [non] soffrire dei sintomi osservati a livelli molto più alti di CO2. La maschera può diventare scomoda per una serie di ragioni tra cui una sensibilità alla CO2, tanto da indurre a rimuoverla. Ma è improbabile che indossare una maschera causi ipercapnia.
In generale concentrazioni così limitate di CO2 non danno segni o sintomi particolari, perché l’organismo si adatta gradualmente, ed è solo con concentrazioni più alte, o per una particolare sensibilità, che si può avere mal di testa o senso di sopore. E nella pur inedita situazione creata dall’indossare a lungo la mascherina chirurgica contro il Coronavirus anche da parte di chi non è abituato per lavoro – come per il personale medico e infermieristico degli ospedali – è difficile che una particolare sensibilità individuale possa far percepire anche il tipico odore vagamente dolciastro, pungente e debolmente acidulo dell’Anidride Carbonica che altrimenti, anche quando presente in grandi concentrazioni nell’aria, risulta inodore e insapore (basta pensare alle bibite gassate, per esempio).
Cattivo odore nella mascherina: alitosi o anidride carbonica
Ma quindi il cattivo odore nella mascherina è dovuto all’alitosi o all’anidride carbonica? Se l’anidride carbonica è inodore e insapore anche quando la sua concentrazione inquinante è molto alta, e se nella mascherina, in condizioni di uso normale come quelle quotidiane dettate dal Coronavirus, la sua concentrazione è bassissima e tale da non dare vita alle più comuni conseguenze, allora l’odore dentro la mascherina è dovuto all’alito cattivo. E forse questa è la scoperta più sorprendente: molti di noi hanno l’alito cattivo e non se n’erano mai resi conto. Ma da cosa dipende allora l’alito cattivo? Le cause possono essere molte, diverse tra loro, talvolta combinate, in alcuni casi semplici da rimuovere e in altri davvero difficili se non impossibili da risolvere.
Una causa per l’alito cattivo sono le cattive abitudini: la scarsa igiene dentale è la principale causa di alitosi, insieme al vizio del fumo (che asciugando la saliva genera il tipico alito del fumatore). La soluzione è semplice: lavarsi meglio i denti, usare il filo interdentale per rimuovere i frammenti di cibo tra i denti, e smettere di fumare.
Un’altra causa di alitosi è l’alimentazione: alcuni alimenti sono causa di alito cattivo temporaneo, come il caffè, l’aglio, le cipolle, il pesce e in generale il cibo piccante. Ma anche i dolci provocano alitosi, perché lo zucchero è carburante per i batteri, e così le diete chetogeniche, a basso contenuto di carboidrati e alto di proteine: i chetoni sono infatti espulsi tramite l’urina e il respiro, che può arrivare ad assomigliare all’odore della frutta in decomposizione. E sì, anche gli alcolici sono tra le cause dell’alitosi, perché vino, birra, liquori e distillati non fanno altro che seccare la bocca, come il fumo.
Altre cause di alito cattivo possono dipendere dalla salute: alcuni medicinali hanno tra gli effetti collaterali quello dell’alitosi, in particolare quelli che provocano secchezza delle fauci (dovrebbe essere tutto riportato nel bugiardino). Ma anche alcuni disturbi come bruciore di stomaco, gastrite o malattie diabete di tipo 1 (e talvolta di tipo 2), disturbi renali ed epatici possono causare alitosi.
Infine anche forzare la respirazione con la bocca, perché si ha il naso chiuso – per qualche sindrome influenzale o per allergia – o per esempio perché si sta facendo sport può causare alito cattivo, sempre per via del fatto che si seccano le mucose, si riduce la salivazione e questo genera cattivo odore dalla bocca.
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