Nessuno di noi compra la frutta brutta. Nessuno o quasi. Perché quasi tutti, praticamente tutti, selezioniamo la frutta come fosse un gioiello, preferendo quella perfetta per forma, colore e dimensioni. Che si tratti di comprarla al supermercato, o di chiedere al proprio fruttivendolo di fiducia, pensiamo che la frutta bella sia anche la più buona, e che quella brutta o non conforme invece non lo sia. Troppo grandi o troppo piccoli, sproporzionati, del colore sbagliato, con qualche ammaccatura: molti prodotti ortofrutticoli finiscono scartati prima ancora di arrivare ai supermercati. E quelli che ci arrivano rimangono sugli espositori, per poi essere buttati. Secondo tutte le statistiche effettuate tra produttori, GDO e consumatori, tra il 40% e il 50% di frutta e verdura viene escluso per motivi puramente estetici, nonostante sia perfettamente commestibile e nutriente.
La frutta brutta non la vogliamo
In un rapporto del 2021, l’Ohio State University ha rivelato che i consumatori tollerano solo il 40% di imperfezioni estetiche in un sacchetto di carote: qualsiasi cosa oltre questa soglia viene percepita come “scadente”. Anche in Italia, un’indagine dell’associazione ambientalista Terra! ha mostrato che il 57% delle insegne della grande distribuzione non è disposto a vendere prodotti con difetti estetici, temendo il rifiuto dei clienti. Questo comportamento alimenta una spirale di sprechi con gravi conseguenze ambientali, economiche e sociali.
1. Spreco alimentare: un costo per l’ambiente, l’economia e la società
Il rifiuto della frutta “brutta” genera un impatto devastante in termini di costi ambientali, sociali e anche economici.
L’impatto ambientale
Ogni anno, lo spreco globale di cibo produce 3,3 miliardi di tonnellate di CO2, un livello comparabile alle emissioni di interi paesi industrializzati. La produzione di cibo richiede acqua, fertilizzanti e combustibili fossili, risorse che finiscono sprecate quando i prodotti vengono scartati. Per esempio, coltivare un’arancia o una mela che poi viene buttata significa consumare inutilmente litri di acqua e chilowattora di energia.
L’impatto sociale
Mentre circa 820 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, enormi quantità di cibo perfettamente commestibile vengono eliminate solo perché non soddisfano dei criteri estetici. Questo squilibrio tra abbondanza e povertà evidenzia l’urgenza di un cambiamento nei comportamenti di consumo.
L’impatto economico
Lo spreco alimentare costa al mondo circa 680 miliardi di dollari nei paesi industrializzati e altri 310 miliardi nei paesi in via di sviluppo. Per gli agricoltori, fornire prodotti conformi agli standard estetici della grande distribuzione può significare vendere i frutti di seconda scelta a prezzi che non coprono nemmeno i costi di produzione.
2. Il ruolo dei regolamenti europei: quando le norme aggravano il problema
Fino a pochi anni fa, l’Unione Europea imponeva rigidi standard estetici su quasi 40 prodotti ortofrutticoli, richiedendo parametri specifici per dimensioni, forma e consistenza. Ad esempio, i cetrioli non potevano avere una curvatura superiore a 10 millimetri. Sebbene il Regolamento 543/2011 abbia ridotto le restrizioni a 10 prodotti principali, come mele, fragole e pomodori, queste norme continuano a privilegiare l’estetica rispetto alla qualità nutrizionale. Le mele rosse, ad esempio, devono avere una colorazione uniforme per tre quarti della superficie, e le ammaccature sono ammesse solo entro 1 cm².
Queste norme, create per uniformare il mercato, finiscono per penalizzare agricoltori e consumatori, alimentando lo spreco e trascurando il valore reale del cibo.
3. Quanto cibo viene sprecato ogni anno?
Secondo un rapporto della McKinsey pubblicato nel 2022, ogni anno vengono sprecati circa 2 miliardi di tonnellate di cibo, pari al 33-40% della produzione globale. Questo include:
- 16% di perdite al momento del raccolto.
- 14% di sprechi in fase di distribuzione e consumo.
Nei paesi sviluppati, lo spreco è maggiore nei supermercati e nelle case dei consumatori, mentre nei paesi in via di sviluppo si concentra nella fase di produzione e conservazione. Ma in pratica, si tratta di 33 milioni di camion pieni di cibo gettati ogni anno
4. E non è nemmeno un buon affare
Selezionare frutta e verdura in base all’estetica non è solo dannoso, ma anche economicamente inefficiente. Cioè non è nemmeno un buon affare, come ha dimostrato un recente studio condotto in Cina.
Un caso emblematico: le mele in Cina
Uno studio della Northwest A&F University ha infatti analizzato la produzione di mele in Cina, il maggiore produttore mondiale. Dei 45 milioni di tonnellate annuali, circa il 34,7% viene sottoposto a selezione estetica, e il 17,1% viene scartato. Questo spreco riduce i profitti degli agricoltori e aumenta i costi lungo la filiera, penalizzando soprattutto i piccoli produttori.
Anche nei mercati locali, dove i criteri estetici sono meno stringenti, i produttori affrontano difficoltà economiche, dimostrando che il problema è radicato in tutte le fasi della filiera alimentare.
5. Dove e come si spreca il cibo
Secondo la FAO, circa il 33% della frutta e verdura prodotta nel mondo viene sprecata. Nei paesi più sviluppati, questa percentuale può raggiungere il 50%. Le principali cause includono:
- 21% conservazione inadeguata.
- 12% processamento e packaging inefficace.
- 8% trasporto non ottimizzato.
In aggiunta, lo scarto estetico contribuisce in modo significativo, soprattutto nei supermercati dove la frutta imperfetta non arriva mai sugli scaffali.
6. La frutta brutta è migliore?
Scegliere la frutta brutta non è solo un atto di sostenibilità, ma spesso una scelta più salutare.
- Maturazione naturale: la frutta imperfetta è spesso prodotta senza additivi chimici e maturata in modo naturale, conservando un sapore autentico.
- Ricchezza di nutrienti: alcuni difetti estetici non compromettono il valore nutrizionale. Anzi, spesso i frutti “brutti” sono più ricchi di fibre e antiossidanti.
- Prezzo più basso: comprare frutta imperfetta spesso significa risparmiare senza rinunciare alla qualità.
7. Cosa puoi fare per ridurre lo spreco
Ogni singolo consumatore può contribuire a ridurre lo spreco alimentare. Ecco alcuni suggerimenti:
- Acquista frutta imperfetta: molti supermercati e mercati locali offrono opzioni di frutta “brutta” a prezzi scontati.
- Supporta iniziative locali: alcune aziende agricole vendono cassette di frutta e verdura imperfetta direttamente ai consumatori. Sono inoltre nati network di consumatori o iniziative imprenditoriali che favoriscono l’acquisto di frutta brutta e verdura non conforme agli standard.
- Sensibilizza gli altri: condividi informazioni sull’importanza di scegliere cibo in base alla qualità, non all’estetica.
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Il problema dello spreco alimentare non è solo una questione di risorse, ma anche di etica e consapevolezza. Scegliere di acquistare frutta brutta è un piccolo gesto che può avere un grande impatto. Ridurre gli sprechi significa proteggere il pianeta, sostenere i produttori e garantire cibo per chi ne ha più bisogno. Non giudicare un frutto dalla sua buccia: la vera bellezza è all’interno.
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