Ci sono novità recenti sulla questione Covid e sci e sulla domanda che aleggia su come saranno le prossime vacanze invernali?
È cambiato qualcosa nell’ultima settimana che ci possa far guardare al prossimo Natale sulla neve con un po’ di ottimismo?
Quali sono i possibili scenari per l’inverno sulla neve?
Da un punto di vista formale e procedurale (è su questo che si basano i Dpcm), nulla è cambiato. Il mondo dello sci attende ancora che il Comitato Tecnico Scientifico approvi il protocollo proposto dall’ANEF e dalle regioni sulle norme sanitarie da applicare per l’utilizzo di impianti e piste ma tutto ancora tace. Qualche bisbiglio però c’è: pare che, forse legittimamente, il CTS abbia fatto trapelare che le misure proposte dagli impiantisti non siano più sufficienti a gestire la situazione attuale (erano coerenti ma erano anche state scritte in agosto) e che ne siano state avanzate di nuove ancora più restrittive. Potrebbe facilmente accadere che l’approvazione potenziale del nuovo protocollo avvenga dopo l’arrivo di un nuovo rigido lockdown in tutta Italia che eliminerebbe ogni problema.
La capienza degli impianti
La vera novità sullo sci e sulle vacanze invernali è che quest’inverno scieremo. E non è poco. L’oggetto del contendere sta nella capienza degli impianti: se la capienza delle funivie verrà dimezzata o addirittura ridotta a un terzo si creerà una coda lunghissima ai tornelli, troppo lunga per lo sciatore e in grado di scatenare polemiche ad ogni foto pubblicata sui giornali. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, questo è un problema solo per gli impianti chiusi – un problema che in molte stazioni c’è solo una volta al giorno, quando con funivie e telecabine gli sciatori salgono in quota dove ci sono le seggiovie e gli skilift (ed è vero anche che le code possono essere gestite con sistemi di prenotazione su app). Al contrario, se la capienza di funivie e telecabine fosse lasciata all’80% o addirittura al 100% (per viaggi anche solo inferiori ai canonici 15 minuti concessi istituzionalmente sui mezzi pubblici), il rischio di contagio salirebbe e le polemiche non mancherebbero(come è avvenuto a Cervinia in apertura di stagione). Il problema però sta a monte ed è puramente economico, prima ancora che tecnico: se vogliamo sciare a Natale, gli impiantisti devono cominciare a lavorare sulla neve programmata adesso (anzi, sono già in ritardo), “anticipando” costi (l’Anef parla di circa 100 mln che verrebbero spesi in tutta Italia prima dell’apertura). Spareranno? Si prenderanno il rischio? Il Governo li aiuterà? Una risposta immediata delle istituzioni, positiva o negativa che sia, è fondamentale.
Scieremo appena i contagi saranno sotto controllo
Detto questo, al di là dell’immagine del cittadino metropolitano che va in montagna a divertirsi e a fare sport in inverno, lo sci e gli impianti sono il motore unico di un comparto che muove l’economia di tutte le Alpi e dà da mangiare a qualche milione di persone in Italia. Sarebbe troppo semplice chiudere tutto senza ponderare fino in fondo la questione, con la stessa cura e attenzione come quando si parla di industria o ristorazione. Come dice Valeria Ghezzi, presidente degli Esercenti Funiviari nazionali, “Torneremo a sciare non appena la curva dei contagi sarà sotto controllo”.
credit: EMC, Demaclenko
©RIPRODUZIONE RISERVATA