La decisione del governo Draghi è stata presa: la riapertura di palestre e piscine slitta a dopo Pasqua, cioè almeno alla seconda settimana di aprile. Con buona pace della deadline del 5 marzo in cui molti – gestori e frequentatori – speravano. Il nodo è il numero dei contagi, fissato dal CTS a 50 nuovi contagi su 100.000 abitanti su base settimanale come soglia ragionevole per la riapertura dello sport. Numeri da “fascia bianca”, da definizione di Franceschini, cioè ben al di sotto della situazione pandemica da fascia gialla.
A frenare ancora una volta la riapertura di palestre e piscine (ma a questo punto anche la chiusura definitiva degli impianti sciistici) sono le varianti e la prospettiva di una terza ondata, di cui già si parla relativamente alla zona arancione rinforzata per la provincia di Brescia e alcuni comuni lombardi nonché per altri focolai in tutto il Paese.
La decisione è stata presa ma dovrà passare da un DPCM, che il premier Mario Draghi firmerà dopo aver condiviso la decisione con le Regioni e il Parlamento. In pratica: tutte le zone ad alta circolazione del virus, in particolare le varianti, andranno in lockdown con diverse modulazioni dall’arancione scuro al rosso, e solo se e quando il monitoraggio settimanale da parte dell’Istituto Superiore di Sanità farà prevedere una situazione da fascia bianca si potrà ipotizzare un calendario scaglionato di riapertura di palestre e piscine.
La situazione che si prospetta è dunque questa: c’è un protocollo approvato dal CTS (quello che parla dei 2 metri di distanza in palestra e dei 10 metri quadri in piscina, oltre alle normali norme di protezione individuale e igiene) che potrà essere implementato se e solo se la struttura si trova in un’area da “fascia bianca”, quindi con aperture scaglionate sul territorio nazionale e l’eventuale rischio di richiudere di nuovo qualora la situazione pandemica peggiorasse. Il tutto con buona pace del fatto che estese ricerche internazionali stimano in meno dell’1% il rischio di trasmissione del COVID nelle palestre, e che è ormai scientificamente accertato che il Coronavirus non si trasmette con gli attrezzi e le superfici.
Foto di David Mark da Pixabay
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