Io le Asics Metaspeed Sky le stavo già provando da un paio di settimane. Settimane di zona rosa e DAD, per cui con poche possibilità anche di uscire a correre, eppure una cinquantina di km abbondanti ce li ho fatti, e di solito bastano e avanzano per annusare un paio di scarpe da running. Annusare, non capire, perché per quello ce ne vogliono molti di più. Questa volta inoltre c’era il fatto che sapevo giusto il nome (è ben stampato sulla scatola) e nient’altro. Segreto assoluto da parte di Asics, nessuna informazione online, accordo di segretezza di non parlarne con nessuno. Un appuntamento al buio in pratica. O come in una celebre pubblicità del whisky, toccava fare come Michele l’intenditore.
Ma appunto alcune cose mi ronzavano nella testa da giorni.
La prima è facile: hanno la piastra in carbonio. Basta prenderle in mano e siccome non si flettono né si torcono è evidente che dentro c’è la piastra, come ormai praticamente ogni marchio fa per le proprie scarpe top di gamma.
La seconda è banale: sono ridotte all’osso, di una leggerezza impressionante (199 grammi!).
La terza è che hanno il tallone voluminoso ma scarico. Un po come tutte le scarpe con la piastra nell’intersuola. Che per il marchio che ha inventato il gel nel tallone è una rivoluzione copernicana, a pensarci bene.
Di sicuro una cosa: di tutte le scarpe da running che ho avuto ai piedi in molti anni e che mi promettevano di correre di più, più a lungo, con meno fatica (e magari anche più veloce) queste sono le prime che sì, tornato a casa mi son detto che è vero. Ora, capiamoci: non sono un atleta. Al massimo mi tengo in forma. Sono uno che corre per il piacere di correre, e in quest’ultimo anno tendenzialmente più o meno sempre negli stessi percorsi. Soprattutto perché sono quelli lungo i quali son più sicuro di incontrare meno gente. Per cui so esattamente quanto posso correre e a che ritmo, quanto ci metto a fare il giro breve della pausa pranzo, quello medio serale o quello più lungo del weekend. So a che punto comincio a sentirmi stanco e quando è il momento di svoltare verso casa anziché allungare un po’.
Be’, la prima volta che le ho messe e sono uscito a correre ho incrementato del 30% la distanza rispetto all’ultima corsa. Ed era domenica pomeriggio e a pranzo avevo mangiato polpettone con patate. Non il viatico a una grande prestazione.
Poi finalmente sono arrivate – oggi – le specifiche delle nuove Asics Metaspeed Sky e delle loro gemelle eterozigote Metaspeed Edge. E tutto è stato più chiaro.
Asics parla di design umano-centrico, che non è una bella espressione ma serve per dire che sono state pensate, progettate, testate e prodotte pensando a chi le userà per correre. E qui c’è una prima cosa interessante. Dagli studi di Asics i runner si dividono in due grandi tribù: ci sono gli “stride runner“, cioè quelli che fanno grandi falcate, e i “cadence runner“, quelli che fanno passi più brevi ma più frequenti. E se i primi per aumentare la velocità tendono ad allungare il passo, i secondi tendono ad aumentarne la frequenza.
Ovviamente le due cose non vanno a braccetto e secondo l’ASICS Institute of Sport Science tutte le scarpe utilizzate dagli atleti d’elite al mondo sono pensate per gli “stride” e non per i “cadence”.
Ora, le Asics Metaspeed Sky sono scarpe da “strider”, mentre le Metaspeed Edge lo sono da “cadence”. E sì, nel mio essere un tapascione da 1 metro e 90 che non fa allenamenti specifici per la cadenza, in effetti mi riconosco nella tipologia “strider”. Sono anni che provo a migliorare la cadenza e la frequenza, ma poi mi rendo conto che mi piace di più correre a falcate. E infatti la prima volta che ho messo le Asics Metaspeed Sky dopo pochi chilometri mi son detto: queste son le scarpe giuste per me.
La suola è molto rocker, sollevata in punta e sollevata sul tallone. Una gondola in pratica. Insieme alla piastra in carbonio genera un effetto molto semplice e percepibile da subito: ti sbilancia in avanti. Non è nemmeno il drop (5 mm, 33 sul tallone e 28 in punta, contro gli 8 mm della Edge, 29 mm e 21 mm rispettivamente). È proprio il design che ti butta in avanti.
Capito questo capisci anche il tallone “scarico”. In pratica quando corri non lo appoggi mai. Il che dovrebbe valere sempre, ma in questo caso la sensazione è diversa, come se sotto il tallone ci fosse un cuscinetto d’aria. Che non c’è, perché c’è l’FF Blast Turbo, che è una schiuma leggera e reattiva (ma incamminabile, e questa è una cosa da tener presente quando le si calza in negozio, perché sembra di camminare con le punte rialzate).
Per il resto siamo al minimalismo puro, qualcosa che potrebbe essere uscito dalla mente di Raymond Carver o Yves Klein se avessero fatto scarpe da running anziché scrivere e dipingere: la tomaia è trasparente, le cuciture inesistenti, l’imbottitura del collarino ridotta al minimo e così la conchiglia sul tallone, che è poco più strutturata della tomaia. Perfino le stringhe sono sottilissime, e così la vera e propria suola, che è un velo di gomma che protegge la schiuma dell’intersuola e che Asics promette essere a lunga durata.
Le Asics Metaspeed Sky sono in vendita da domani, 31 marzo 2020, le Metaspeed Edge arriveranno il 4 giugno. E sì, vale davvero la pena provarle.
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