Il titolo completo sarebbe: “Senza istruttore non c’è palestra che tenga”. Ma anche: “Non c’è fitness che tenga”. Allo stesso modo con cui senza chef non c’è ristorante e senza medico non c’è ospedale, c’è confusione forse voluta rispetto all’incidenza delle risorse fitness che, anche loro, ci mettono del loro in qualsiasi attività palestrara. Decidendone le sorti in una situazione di difficoltà. E il colmo è che proprio il fitness, fumoso quanto a definizione dell’incidenza esatta del fattore umano, nonché vissuto come acquisto non rientrante tra i beni primari, dovrebbe vedere un occhio più attento da parte dei gestori alla risorsa che trasferirà, con le proprie mani, l’erogato servizi al cliente del club.
Il cliente che si presenterà a settembre 2021 (per ora se ne stanno presentando ancora pochi), sarà incerto sul riprendere, sul proseguire, o sul passare ad altra attività dove, solo per fare un esempio, se vorrà imparare a giocare a tennis avrà bisogno del maestro. Perché senza maestro non giocherà. E non vorrà imparare sui tutorial, perché dicono una cosa l’uno e l’esatto contrario l’altro. Tutto qua. Semplice. Ma le cose non funzionano se rimangono così, se in palestra, dove l’istruttore era l’ultima ruota del carro prima della pandemia, al massimo sarà la penultima più avanti.
In questa circostanza bisogna approfittarne per ripartire dall’inizio: quando all’insegna della palestra che quel giorno non avremmo frequentato ma che intravedevano dal finestrino della macchina passandoci davanti, associavamo l’idea che saremmo stati accolti il giorno appresso da Giorgio o Simona. Istruttori veri, persone a completa disposizione “fisica” su tutta quella filiera che unisce sorriso ed educazione a capacità tecniche. Tutto compreso nel prezzo d’iscrizione, non come servizio garantito a fronte del pacchetto executive rivenduto dopo la prima vendita.
Chi non ha mai varcato il tornello con la voglia di non salutare nessuno, istruttori compresi e di tenere su l’ipod fino a fine allenamento senza rivolgere lo sguardo attorno? Ma l’istruttore sveglio afferra pure quella situazione, perché non è un algoritmo che alla scadenza del trentesimo secondo ci manda l’alert. L’istruttore legge lo stato delle cose, segue la partita che i clienti giocano all’interno della sala, coordina, gestisce i flussi, fa la spola tra un lat machine e un leg press, tra un tapis roulant e un’ellittica. E all’occorrenza interviene con le modalità operative di un esperto di primo soccorso, armeggiando col defibrillatore, se necessario. Come uno chef che manda avanti le clientele di un ristorante o come il medico esperto che interviene sui casi difficili in una sala operatoria.
Anche la palestra è una sala operatoria a tutti gli effetti: rimette a posto le cose per tutti, fisicamente e psicologicamente, ma non ci riuscirà mai solo con le macchine e le App.
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