Dopo le Olimpiadi di Tokyo 2021, il basket 3×3 potrebbe diventare uno degli sport del futuro.
Non solo è sbarcato per la prima volta alle Olimpiadi, ma è anche una calamita per i brand e per i giovani appassionati di pallacanestro che cercano un intrattenimento diverso (e non strettamente legato allo sport giocato) rispetto a quello offerto dal basket tradizionale.
Nei tornei estivi di 3×3, infatti, non c’è spazio solo per canestri, passaggi e palleggi: c’è la musica, ci sono gli show (ad esempio le gare delle schiacciate), ci sono gli speaker pronti a fomentare la folla.
In generale, si crea un contesto di festa che esalta la bellezza di uno sport già di per sé dinamico ed eccitante.
Olimpiadi, intrattenimento e fantasia: perché il basket 3×3 è lo sport del futuro
Il basket 3×3 è strettamente legato alla cultura dello “streetball” (il basket su cemento) statunitense, e questo impatta necessariamente sul modo in cui la disciplina si presenta al pubblico. Il modello attuale pare funzionare ed è destinato a crescere, soprattutto tra i giovanissimi.
In occasione del debutto delle ragazze di coach Capobianco a Tokyo 2020, abbiamo approfondito il tema del “boom” del basket 3×3 con Alessandro Vecchiato (il secondo da sinistra nella foto in alto), 31 anni, uno dei migliori giocatori italiani in circolazione.
Ha vinto due scudetti (2017 e 2019) con i FDC (Fioi del Campetto, la squadra di Venezia) ed è stato un membro della Nazionale italiana di basket 3×3 dal 2016 al 2018. E ora, parallelamente allo sport giocato, sta aprendo una nuova parentesi da “cacciatore di talenti” nei campetti di tutta Italia, con l’obiettivo di far crescere il movimento del basket 3×3.
Cosa c’è dietro la crescita così rapida del basket 3×3 a livello internazionale?
“Il 3×3, secondo me, è lo sport del presente e del futuro. E la pandemia lo ha anche rilanciato perché, bloccando tutti i campionati, ha spinto molti ragazzi a buttarsi sullo streetball al campetto. Inoltre c’è un fatto interessante: paradossalmente, sono molti i casi in cui i brand contattano me piuttosto che altri giocatori della pallacanestro italiana. E io non ho mai giocato in Serie A. Perché? Le aziende vedono la pallacanestro italiana come vecchia, burocratica. Il basket 3×3 e lo streetball sono più come la NBA: intrattengono di più, hanno più appeal verso i giovani. Il basket 3×3 lega più culture: il gioco, lo streetwear, la musica. E’ più accattivante. Un evento di basket 3×3 fatto bene è come un concerto: tutto ciò che sta attorno aumenta il divertimento”.
Regole a parte, quali sono le differenze più importanti tra il basket 3×3 e il basket classico?
“A livello di gioco è una disciplina completamente diversa rispetto al cinque contro cinque. Esistono giocatori fortissimi nel cinque contro cinque, ma che nel tre contro tre fanno più fatica. Il basket 3×3 è molto più istintivo, e non richiede che tu sia uno specialista. Nel cinque contro cinque c’è il giocatore fortissimo in difesa, il giocatore fortissimo a tirare e così via. Il 3×3 è molto più polivalente e versatile: il ‘giocatore-tipo’, a mio avviso, è un semi-esterno con delle buone mani da tre, il che è fondamentale perché le triple valgono il doppio rispetto ai canestri dentro l’arco. Il basket 3×3 è anche molto più fisico. In più, c’è una differenza nella respirazione: 10 minuti di 3×3 possono essere più faticosi di 40 minuti di cinque contro cinque, perché non ti fermi mai. C’è un modo diverso di respirare, c’è un modo diverso di utilizzare i muscoli”.
Quando hai iniziato con il basket 3×3, cosa ti ha colpito di più?
“Mi sono trovato meglio, perché sono un giocatore più predisposto a giocare a metà campo. Mi è piaciuto moltissimo e riuscivo a essere me stesso: mi esprimevo meglio. Anche nel 3×3, ad alto livello, ci sono degli schemi, però è una disciplina che permette al giocatore di esprimersi di più: c’è meno tempo a disposizione e, quando hai la palla in mano, devi sapere subito come mettere in pratica le tue abilità. La grande differenza rispetto al cinque contro cinque è proprio l’istinto. Ci sono meno regole”.
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