Cucciolo di capriolo, cervo o daino: cosa fare se lo trovi nel bosco

Cucciolo di capriolo, cervo o daino: cosa fare se lo trovi nel bosco

In primavera, nei boschi italiani, non è così improbabile di trovare un cucciolo di capriolo, cervo o daino che può sembrare abbandonato. Questi ungulati selvatici italiani sono infatti tornati a popolare diffusamente i boschi del nostro Paese, su Alpi, Prealpi e Appennini, e proprio in primavera terminano la loro gestazione partorendo i cuccioli.

Cucciolo di capriolo, cervo o daino: cosa fare se lo si trova nel bosco

Un cucciolo di capriolo, cervo o daino nei suoi primi giorni o settimane di vita è troppo piccolo, debole e tremolante per seguire la madre in cerca di cibo. Lo è anche per scappare da un eventuale predatore, che in natura, per istinto, insegue ciò che scappa e difficilmente assale ciò che resta immobile. Questo è il motivo sostanziale per cui in primavera non è così improbabile vedere giovanissimi esemplari di capriolo, cervo o daino fermi immobili nell’erba in cui sono stati partoriti da poco tempo. Gli ungulati selvatici infatti non hanno una tana, ma partoriscono nelle radure, e lì lasciano i loro neonati quando vanno in cerca di cibo.

Cucciolo di capriolo, cervo o daino: cosa fare se lo trovi nel bosco

Perché non bisogna mai raccogliere i cuccioli degli ungulati selvatici

A meno che non vi sia nei dintorni la madre morta, non bisogna mai raccogliere i cuccioli degli ungulati selvatici. Nel caso se ne vedesse uno nell’erba, le possibilità sono infatti due: o la madre è andata in cerca di cibo, oppure la madre ci ha avvistato e istintivamente è scappata, cercando di attirare la nostra attenzione e allontanarla dal suo cucciolo, perché ai suoi occhi noi siamo a tutti gli effetti dei predatori.

Quindi il fatto che il cucciolo di capriolo, cervo o daino sia da solo, apparentemente ma non abbandonato, nell’erba, è del tutto normale e l’unica cosa da fare è allontanarsi il prima possibile, evitando anche di nascondersi nei paraggi per vedere se torna la madre: in questo caso infatti il cucciolo continuerà a rimanere immobile, fingendosi morto per istintivamente scongiurare l’attacco del predatore, e la madre che ci fiuta anche a grande distanza non tornerà da lui finché non ce ne siamo andati. Quindi l’unica cosa da fare è allontanarsi lasciando che la natura faccia il suo corso, che la madre torni dal suo cucciolo, ed evitando di voler salvare chi non ha bisogno in quel momento di essere salvato.

 

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Perché non raccogliere un cucciolo di capriolo, cervo o daino

Raccogliere un cucciolo di capriolo, cervo o daino e portarlo a un Centro per il Recupero di Animali Selvatici (C.R.A.S.), a un Centro Animali Non Convenzionali o all’ENPA difficilmente gli salverà la vita: i giovani esemplari di ungulati infatti non digeriscono altro latte se non quello materno, nemmeno quello di capra talvolta utilizzato nei casi estremi in cui per esempio la madre è morta di parto, e soprattutto poi dovrebbero seguire un lungo e difficile percorso di reinselvatichimento prima di poter tornare alla vita libera che non è scontato abbia esito positivo.

Cucciolo di capriolo, cervo o daino: cosa fare se lo trovi nel bosco

Ovviamente, e ancor più, non vanno nemmeno allattati con latte vaccino o commerciale o portati a casa, perché secondo la legge 157/92 sul controllo e la tutela delle specie di fauna selvatica, aggiornata in questo 2023, “È’ vietata in tutto il territorio nazionale ogni forma di uccellagione e di cattura di uccelli e di mammiferi selvatici, nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati” (articolo 3, comma 1). Quindi si andrebbe incontro a un procedimento di natura penale.

 

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Quando salvare un cucciolo di animale selvatico

L’unico caso in cui ha senso intervenire per salvare i cuccioli di animali selvatici è qualora lo si trovasse in prossimità di una strada. Non è improbabile, vista la sempre maggior confidenza ad avvicinarsi anche ai nuclei abitati da parte di questi animali selvatici. In questo caso allora è utile e giusto spostarlo di qualche decina o centinaio di metri lontano dalla strada e lasciarlo in un’area verde, sapendo che è una leggenda metropolitana quella per cui se toccati dagli umani la madre non li accetta più. Anzi, la madre passerà del tempo e pulirlo con la lingua, “felice” di aver ritrovato il suo cucciolo.

PS: il consiglio di non scappare ma stare fermi e arretrare lentamente vale anche per noi umani nel caso di incontro con un cinghiale, come spiegato qui, o con un orso, come spiegato qui.

Photo by Vincent van ZalingeDivide By Zero

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