Il cuore degli animali spesso ha strutture straordinarie e capacità di adattamento uniche, ad esempio quello di polpi, colibrì e tartarughe ha dei veri a propri superpoteri.
Se pensi ai cuori degli animali, potresti immaginare qualcosa di simile al nostro, ma la realtà è molto più affascinante.
Scopriamo le loro incredibili diversità.
Li vedi nella gallery!
Il cuore con superpoteri di 5 animali
In natura questo organo diventa un simbolo di sopravvivenza, evoluzione e adattamento a una vasta gamma di ambienti. Ci sono cuori che si modificano in condizioni estreme, altri che battono a velocità incredibili e altri ancora che si rigenerano quando subiscono danni. Dunque è impossibile non esplorare le meraviglie nascoste dietro questi straordinari funzionamenti.
1. I 3 cuori del polpo
I polpi sono creature straordinarie, con un sistema cardiaco che si distacca completamente da quello degli esseri umani. Mentre noi, come tutti i vertebrati, abbiamo un singolo cuore che pompa il sangue ossigenato in tutto il corpo, i polpi vantano ben tre cuori. Due di questi si trovano vicino alle branchie e sono responsabili di far circolare il sangue venoso, ossia il sangue privo di ossigeno. Il terzo, invece, è quello che invia il sangue ossigenato verso gli altri organi vitali, proprio come fa il nostro cuore. Tuttavia, a differenza di noi esseri umani, che manteniamo una circolazione sanguigna continua, quando il polpo nuota, il suo terzo cuore smette di battere, rendendo questa attività particolarmente faticosa per il mollusco, che infatti preferisce strisciare sul fondale, dove il movimento è meno impegnativo.
Ma perché gli servono più cuori? La ragione risiede nel suo sistema di trasporto dell’ossigeno. Invece di utilizzare l’emoglobina, come noi vertebrati, i polpi si affidano a una proteina chiamata emocianina, che regala al sangue il particolare colore blu. Per compensare questa struttura, il loro sistema cardiaco deve essere più complesso, con cuori separati per gestire l’ossigenazione e la circolazione sanguigna.
2. Il cuore immortale della salamandra axolotl
La specie Ambystoma Mexicanum, meglio conosciuta come axolotl, è una salamandra originaria di Città del Messico che possiede una straordinaria capacità di rigenerazione di qualsiasi parte del corpo, tra cui anche cuore e midollo spinale. Quando l’animale perde un arto, il processo di guarigione inizia con la formazione di un coagulo di sangue, seguito dalla creazione di una massa di cellule chiamata blastema, che si sviluppa in ossa, legamenti e cartilagini. A differenza degli esseri umani, dove si forma il tessuto cicatriziale, le cellule dell’axolotl si riadattano rapidamente e rigenerano l’arto perduto in poche settimane.
Questo superpotere potrebbe essere replicato anche nell’uomo? Le ricerche guidate da Elly Tanaka, direttrice scientifica dell’Istituto di Biotecnologia Molecolare dell’Accademia Austriaca delle Scienze a Vienna (https://www.oeaw.ac.at/imba/groups/elly-tanaka ), mirano proprio ad adattare questo fenomeno alle cellule staminali umane, con l’ambizione di migliorare la capacità di rigenerazione nei mammiferi. Anche il progetto RegGeneMems (https://cordis.europa.eu/project/id/742046 ) finanziato dall’UE e coordinato dall’Istituto di Ricerca per la Patologia Molecolare di Vienna, sta analizzando questi meccanismi complessi per riuscire a offrire innovative prospettive di cura.
3. Il cuore congelato della Rana Sylvatica
La rana sylvatica, tipica del Nord America, è una delle creature più straordinarie quando si tratta di resistere al congelamento. A differenza degli esseri umani, che sarebbero incapaci di sopravvivere a temperature sotto lo zero senza protezioni esterne, queste rane affrontano simili condizioni in modo incredibile. Quando le temperature scendono a -15°C o -20°C, questi speciali anfibi non fuggono dal freddo, ma lo accolgono, rifugiandosi tra le foglie e permettendo al gelo di invadere il loro corpo. Il procedimento inizia proprio dalla pelle e si estende gradualmente a vene, arterie e persino agli organi vitali, cuore e cervello compresi, che diventano duri come pietra.
Se ci fosse al loro posto un essere umano, il suo corpo subirebbe danni irreversibili a queste temperature estreme. Invece la rana sylvatica ha sviluppato un adattamento biochimico straordinario: le molecole di microRNA riorganizzano le cellule per proteggerle dai danni del freddo. Contemporaneamente invece il fegato della rana produce grandi quantità di glucosio, che agisce come antigelo, preservando gli organi vitali e impedendo alle cellule di contrarsi e morire.
4. Il cuore lentissimo della tartaruga
Le tartarughe sono note per la loro natura calma e il loro ritmo di vita lento, e questo si riflette anche nel battito del loro cuore. A causa del metabolismo rallentato, hanno una frequenza cardiaca molto più lenta rispetto ad altri animali. In media, il cuore delle tartarughe verdi batte intorno alle 11 volte al minuto, ma questa velocità può diminuire ulteriormente quando l’animale è in uno stato di torpore o durante il letargo e aumentare drasticamente quanto invece è sotto sforzo, come afferma la ricerca pubblicata nel 2020 sulla rivista scientifica Biology Open (https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC7055368/#s2 ).
Questo adattamento consente alle tartarughe di sopravvivere in ambienti con scarse risorse energetiche, come nel caso delle specie che vivono in acque fredde o durante lunghi periodi di inattività. Sembrerebbe inoltre che i battiti estremamente lenti siano legati alla longevità della specie, in grado di superare i 100 anni di età. Quindi in un mondo frenetico come il nostro, la tartaruga ci insegna una lezione importante: non è la velocità che conta, ma la pazienza e il ritmo giusto. Il suo cuore lento ci ricorda che a volte, per vivere a lungo e bene, bisogna rallentare e preservare le energie.
5. Il cuore velocissimo del Colibrì
Se da un lato, ci sono le tartarughe, dal lato opposto, ci sono i colibrì, gli uccelli con il metabolismo più veloce tra tutti i vertebrati. Il loro cuore non può che fare altrettanto: durante il volo, infatti, può arrivare a battere fino a 1.200 volte al minuto, praticamente 20 battiti al secondo, superando di più di 16 volte il battito medio di noi esseri umani.
Ma come fa un cuore a sostenere un simile impegno? Con una quantità impressionante di energia. I colibrì, infatti, bruciano l’equivalente umano di 150.000 calorie al giorno, un consumo calorico elevatissimo. Per far fronte a questa fame insaziabile, questi uccelli sono costretti a nutrirsi continuamente, sorseggiando il nettare zuccherino dei fiori, come se fosse il carburante indispensabile che alimenta una macchina. Questo incredibile fabbisogno energetico infatti, insieme a una serie di adattamenti fisiologici straordinari, consente ai colibrì di mantenere il loro ritmo frenetico.
Dunque il battito del cuore degli animali è un riflesso straordinario delle loro capacità di adattamento e sopravvivenza. Che sia molto lento come nella tartaruga o velocissimo come nel colibrì, ogni cuore è progettato per soddisfare esigenze fisiologiche uniche. Questi ritmi, sono un perfetto esempio di come la natura abbia sviluppato soluzioni incredibili per affrontare le sfide ambientali.
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