Heïdi Sevestre in Groenlandia con Alex Honnold: ci salverà la sobrietà

Heïdi Sevestre, glaciologa dell'Arctic Monitoring & Assessment Programme (AMAP), ha accompagnato Alex Honnold nella sua spedizione in Groenlandia. E ci racconta cosa ha visto del cambiamento climatico in atto, cosa ci aspetta, e cosa possiamo fare subito come individui.

Heïdi Sevestre in Groenlandia con Alex Honnold: ci salverà la sobrietà

Heïdi Sevestre è la glaciologa che ha accompagnato Alex Honnold nella spedizione da cui è stato tratto In Groenlandia con Alex Honnold, la miniserie di National Geographic disponibile su Disney Plus dal 10 aprile 2024. Cresciuta nelle Alpi francesi, innamorata delle montagne, della neve e del ghiaccio, ha studiato geografia a Lione, ha ottenuto un M.Sc. in glaciologia dalla Welsh University di Aberystwyth, completato un Ph.D. in glagiologia alla UNIS nelle Svalbard, l’università più a nord del mondo, e ha vinto la Shackleton Medal for the Protection of the Polar Regions grazie ai suoi studi sui ghiacciai di Alpi, Himalayas e Antartide.

Attualmente è Deputy Secretary of the Secretariat of the Arctic Monitoring & Assessment Programme (AMAP), posizione dalla quale coordina le ricerche artiche, guest lecturer e public speaker alla University of Svalbard, conduce progetti di ricerca sui ghiaccia tropicali in Colombia, e monitora le condizioni dei ghiacciai alle Svalbard.

Heïdi Sevestre in Groenlandia con Alex Honnold: ci salverà la sobrietà

Ma soprattutto è impegnata nel ricercare soluzioni rispetto all’impatto dei cambiamenti climatici su questi fondamentali ambienti naturali, e nel tenere viva la speranza sul loro futuro. E proprio di questo, di soluzioni e di speranza, abbiamo parlato con lei in occasione della presentazione di In Groenlandia con Alex Honnold.

Heïdi da quanto tempo ti occupi di ghiacciai?

È da un po’ di tempo ormai che lavoro sui ghiacciai.
Ho terminato il mio dottorato in glaciologia nel 2015 e l’ho completato nell’Artico, non molto lontano da dove mi trovo adesso, a 200 metri da me, all’Università delle Svalbard. E dal 2015, in realtà, ho fatto spedizioni in tutto il mondo, sia nell’Artico che in Antartide, nell’Himalaya o nelle Ande, per studiare i ghiacciai di tutto il mondo e capire meglio come reagiscono al cambiamento climatico.
E quindi dal 2015 a oggi sono 9 anni, adesso.

Li hai visti cambiare in questo periodo? E se sì, come e perché?

9 anni possono sembrare un periodo non troppo lungo, ma in realtà anche in così breve tempo non c’è bisogno di essere degli scienziati per vedere che i ghiacciai sono molto cambiati. Io sono originaria delle Alpi francesi, ed è da quando ero piccola che vedo i ghiacciai ritirarsi e cambiare.

Qualche mese fa ero nelle Dolomiti, e sono andata a vedere il ghiacciaio della Marmolada per fare un documentario per la televisione francese.
E sia che siamo in Italia che in Francia o nell’Artico, tutti vedono l’impatto del cambiamento climatico. Un ghiacciaio è una cosa molto semplice, è neve che si è accumulata su periodi molto lunghi in montagna, e poi la neve si trasforma gradualmente in ghiaccio.

Ma un ghiacciaio, in realtà, è un barometro del clima. Quindi, quando la temperatura cambia, quando cambia la quantità di neve che riceve, il ghiacciaio reagirà al cambiamento climatico. E oggi, sì, stiamo davvero impattando molto fortemente sui ghiacciai di tutto il mondo.
Ti chiederai perché? Perché bruciamo enormemente energia fossile.
Più bruciamo petrolio, gas, carbone, più questi ghiacciai si riscalderanno, più questi ghiacciai si scioglieranno, e più questo influenzerà la nostra vita quotidiana.

Influenzerà le nostre risorse idriche, influenzerà l’aumento del livello dei mari, influenzerà il meteo che abbiamo a casa nostra. E quindi oggi, i ghiacciai sono i migliori barometri del clima che possiamo osservare.

Ci sono molti che dicono che i ghiacciai rendono visibile l’invisibile, ed un’espressione molto bella e molto vera. L’anidride carbonica nell’atmosfera che cambia non la vediamo, ma un ghiacciaio che si ritira sì, e tutti capiscono, o dovrebbero capire, che il clima sta cambiando.

Heïdi Sevestre in Groenlandia con Alex Honnold: ci salverà la sobrietà

Quali sono i segnali più pericolosi del cambiamento climatico visti dall’osservatorio dei ghiacciai?

Questa è una buona domanda, perché è difficile scegliere una sola conseguenza. Ma se ragioni in relazione all’Italia, o alle Alpi, sappiamo che i nostri ghiacciai di montagna sono i migliori serbatoi d’acqua che abbiamo nei nostri paesi. Durante l’estate, c’è una parte dei nostri paesi che riceve acqua che proviene dai ghiacciai. E sulla Terra, in realtà, ci sono quasi due miliardi di persone che utilizzano l’acqua dei ghiacciai.
E quindi oggi, se perdiamo questi ghiacciai, sono due miliardi di persone che, per una parte dell’anno, avranno molta meno acqua disponibile per vivere.

Ma un’altra conseguenza che, per me, è allo stesso livello di allarme, ed è legata alla nostra spedizione in Groenlandia. Se perdiamo non solo i ghiacciai di montagna, ma anche le grandi calotte polari, quindi la Groenlandia dove siamo andati, ma anche l’Antartide a sud, e le calotte continuano a sciogliersi così rapidamente, il livello del mare aumenterà in modo davvero considerevole.
E oggi, se non sbaglio i conti, tra 0 e 10 metri di altitudine sulle coste del nostro pianeta, ci vivono quasi 700 milioni di persone.

Per esempio, la Groenlandia contiene abbastanza ghiaccio per aumentare il livello degli oceani di 6-7 metri. Quindi, è davvero un problema enorme. L’Antartide contiene abbastanza ghiaccio per aumentare il livello degli oceani di 58 metri. E credo che tutti ci rendiamo conto molto rapidamente che cosa sono 58 metri. Quindi, è un argomento molto serio.

E ci sono segnali dati dai ghiacciai che anticipano conseguenze che potrebbero avere un impatto sulle aree urbanizzate? Quando siete sui ghiacciai, avete l’opportunità di vedere qualcosa che sta per accadere?

È una domanda eccellente. I ghiacciai nelle nostre montagne reagiscono normalmente in due modi al cambiamento climatico. O si sciolgono, e questo lo vediamo progressivamente, oppure a volte possono avere una reazione molto brusca e crollare.
Questo perché a volte si formano sacche d’acqua all’interno dei ghiacciai, che possono davvero destabilizzarli. E questo segnale, onestamente, è molto difficile da rilevare.

In Italia, abbiamo i migliori glaciologi del pianeta che monitorano questi ghiacciai che mostrano segni di instabilità. E li monitoriamo con immagini satellitari e strumenti che fanno misurazioni laser per rilevare cambiamenti di pochi centimetri, di qualche decina di centimetri dei ghiacciai.

Ma in realtà, il miglior modo per anticipare questi problemi, è essere sui ghiacciai, ed è molto complicato. Il ghiacciaio della Marmolada che è crollato per esempio, era molto difficile da accedere ma era anche considerato un ghiacciaio molto stabile.
Quindi quel crollo era qualcosa che era davvero molto complicato, se non impossibile, da prevedere.

Ma c’è un aspetto interessante. Alcuni mesi fa, quando ero nelle Dolomiti, mi hanno raccontato la storia del guardiano del rifugio che era proprio sotto il ghiacciaio. Si dice che per alcuni giorni sentisse dei rumori molto strani che provenivano dal ghiacciaio.
Probabilmente anche quello era un segno che il ghiacciaio stava diventando instabile.

Heïdi Sevestre in Groenlandia con Alex Honnold: ci salverà la sobrietà

Parlando della spedizione con Alex Honnold, qual è stata la cosa più difficile? E quale la più inaspettata?

All’inizio della spedizione avevo un po’ paura perché ero l’unica scienziata del team. Dovevamo lavorare con 12 diversi istituti scientifici che ci avevano dato 18 progetti da completare. E quindi pensavo che organizzare tutto sarebbe stato molto complicato.
In realtà, grazie allo spirito di squadra, abbiamo avuto davvero un team straordinario e molto motivato ad aiutarci con gli aspetti scientifici, e siamo riusciti a realizzare tutto.
Ma quello che non era affatto previsto, è che io arrampicassi. Voglio dire, non sono per niente un’arrampicatrice, non posso pretendere di essere un’arrampicatrice quando accanto hai Alex Honnold. Nessuno può ritenersi un arrampicatore accanto ad Alex Honnold. E su questo credo che siamo tutti d’accordo.
In realtà, quando siamo arrivati ai piedi della prima parete che siamo andati a visitare, io dovevo fare il giro con Adam Kjeldsen, dovevamo fare il giro con gli sci. Poi però gli scalatori mi hanno chiesto cosa ne pensassi di arrampicare con loro, e ho risposto “ma mai nella vita, io non voglio toccare quel muro!”.
Alla fine mi hanno convinta che avrebbero potuto permettermi di arrampicare, mi hanno messo fiducia e mi hanno permesso di capire che se volevo raccogliere dei campioni di ghiaccio, avrei potuto andare con loro. Ora devo ammettere che è stata un’esperienza davvero memorabile nella mia vita e qualcosa che davvero non dimenticherò mai.
E ancora una volta, è stato lo spirito di squadra che ci ha permesso di fare questo, con gli scalatori che avevano così tanta esperienza che sono stati in grado di farci salire su questi muri.

Dal tuo punto di vista di glagiologa hai notato qualcosa che non ti saresti aspettata?

A livello scientifico, una cosa che mi ha sorpresa a metà perché ce lo aspettavamo un po’ prima di partire, è l’ultimo ghiacciaio che abbiamo studiato, un enorme mostro di ghiaccio. È stabile da decenni, e lo sappiamo grazie alle immagini satellitari, ma non pensavo davvero di trovarlo ancora stabile.
Alla fine, abbiamo trovato una delle eccezioni della Groenlandia, una delle ultime fortezze di ghiaccio della Groenlandia. E questo, ci dà davvero una buona ragione per sperare che possiamo ancora combattere anche per questi ghiacciai che continuano ad essere stabili oggi.

Hai parlato di ragioni per sperare: quali sono le azioni più urgenti che bisogna mettere in atto per arrestare il cambiamento climatico?

Penso che la prima cosa da fare sia porsi la domanda “Cosa bisogna fare subito per fermare il cambiamento climatico o per fermarlo?”
Perché in realtà, possiamo essere davvero, come si dice, sopraffatti dal cambiamento climatico. Possiamo trovarlo terrificante oppure possiamo avere l’impressione che ci sia una falsa impressione, che siamo troppo piccoli per fare la differenza.
Invece possiamo fare molto.

Quindi per me, la prima cosa è informarsi su questo argomento. Capire cos’è il cambiamento climatico, capire perché se i ghiacciai scompaiono in Italia, la nostra vita quotidiana sarà influenzata da questo.
Quindi l’educazione, per me, numero uno, e non solo per le giovani generazioni, ma per tutti: i politici, i irigenti d’azienda, i cittadini, i giovani e i meno giovani, tutti devono educarsi sul cambiamento climatico.
Se non sappiamo cosa sta succedendo, non cambieremo.

La seconda cosa è votare. Questo è super importante. Bisogna votare per persone che comprendono l’urgenza in cui ci troviamo, persone che vogliono proteggere la popolazione. Proteggere la popolazione oggi significa proteggerla dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità. Quindi, votare, votare, votare, è molto importante.

La terza cosa, che può sembrare un po’ strana, ma che è molto importante, è chiedere alla propria banca, la banca che usiamo, come utilizzano il denaro, i nostri risparmi. Perché ci sono molte banche, e in Francia so di cosa parlo, che useranno i nostri risparmi per finanziare le energie fossili. Quindi, cambiare banca, se la vostra banca non rispetta la scienza, non rispetta l’ambiente.

E l’ultima cosa che vorrei dire, è che dobbiamo davvero fare qualcosa. Qualsiasi cosa, dobbiamo fare qualcosa. Che sia scendere in strada per fare manifestazioni non violente, che sia andare a parlare alla propria azienda per dire di mettere in atto un piano di educazione al clima,
che sia nella propria scuola, installare un giardino, condiviso dagli studenti. Oggi, ogni azione conta.

Ogni azione che ci permette di ridurre la nostra impronta di carbonio è importante. E infine, la verità è che non riusciremo a salvare il pianeta se non abbiamo sobrietà. Quindi, vuol dire consumare di meno, usare meno energia. La sobrietà sarà davvero la chiave, perché ci fa anche risparmiare, e quindi, abbiamo solo da guadagnarci tutti.

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