I dati forniti congiuntamente dalla Nasa e dal National Snow and Ice Data Center (Nsidc) raccontano che il mese di marzo è stato il peggiore di sempre (dal 1979, anno dell’inizio dei rilevamenti). I ghiacci artici hanno registrato il peggiore inverno della storia, quelli antartici la peggiore estate.
> Leggi anche: Il riscaldamento globale rende l’alpinismo sempre più pericoloso
Meteo avverso
Se di solito in marzo la superficie dei ghiacci del polo Nord raggiunge la massima estensione (al Polo Sud accade in settembre), quest’anno si sono verificati alcuni fenomeni atmosferici che hanno concorso a far registrare il minimo storico: la temperatura sopra la media, la mancanza di venti e molte tempeste hanno bloccato la formazione di ghiacciai. La calotta polare ha raggiunto il livello massimo di 14,42 milioni di chilometri quadrati, il che significa 97 mila kmq in meno rispetto al precedente peggiore risultato, quello del 2015. si tratta di una continua corsa al restringimento della calotta, con le conseguenze negative per il pianeta che ben conosciamo.
L’Antartide si restringe?
Brutte notizie anche dal Polo Sud, che invece negli ultimi anni aveva mostrato un incremento della superficie ghiacciata. Qui il monitoraggio della calotta rivela che si è raggiunto il minimo di sempre in estate scendendo di 184mila chilometri quadrati rispetto al record negativo fatto segnare nel 1997. Walt Meier, del Goddard Space Flight Center della Nasa, spiega che è come se anche l’Antartide si sia allineato al trend del riscaldamento globale, anche se forse questo picco potrebbe essere dovuto a un caso, una anomalia all’interno della classica variabilità degli eventi, che non è ancora indice di un cambiamento su larga scala in arrivo nell’emisfero australe.
> Leggi anche: La grande nevicata di Milano del 1985
©RIPRODUZIONE RISERVATA