A Milano, fino al 4 dicembre, è in programma, presso la Fondazione Matalon, la mostra “Wildlife Photographer of the Year”, il concorso di fotografia naturalistica più famoso al mondo, che proprio in questi giorni ha incoronato la miglior fotografia naturalistica del 2016. Tra i vincitori di questo prestigioso premio anche l’italiano Marco Colombo, che ha vinto nella categoria ‘Rettili e anfibi’ con uno scatto dal titolo “Il piccolo tesoro: una testuggine palustre si muove nel torbido tra i raggi di sole”. Sportoutdoor24 lo ha incontrato per parlare di fotografia, di ambiente, di natura e di come avvicinarsi a questa attività che nasce prima dalla passione per poi diventare una professione. Marco Colombo, classe 1988, di Busto Arsizio, in provincia di Varese, laureato in Scienze Naturali, ha iniziato a fotografare natura e animali dall’età di 11 anni, una passione nata nell’infanzia e che non lo ha mai abbandonato, fino a diventare una parte fondamentale della sua vita. Il premio “Wildlife Photographer of the Year” era già stato vinto dal fotografo lombardo nell’edizione del 2011.
Natura e fotografia, una scelta di vita
“Ho iniziato a cercare animali di ogni tipo, dai ragni alle bisce, volevo vederli da vicino, toccarli e quando ho avuto tra le mani la prima macchina fotografica ho avuto l’opportunità di ‘toccarli’ con il mio obiettivo”, ci racconta, parlando di come ha iniziato spinto dalla passione per la natura e gli animali.
Qual è il suo rapporto con la natura e l’ambiente?
“E’ un rapporto di amore e rispetto. Oggi la fotografia naturalistica si è molto diffusa e questo è positivo, ma spesso chi si avvicina a questa pratica lo fa in modo sbagliato. E’ fondamentale rapportarsi alla natura, non ‘disturbarla’. Bisogna conoscerla, conoscere l’ambiente nel quale vogliamo cogliere le emozioni e trasformarle in immagini. Studiare e informarsi sugli animali che vivono in quello specifico ambiente, conoscere i loro ritmi”.
In questi giorni ha vinto il prestigioso premio “Wildlife Photographer of the Year”, bissando il successo del 2011. ‘Protagonista’ della foto è una testuggine, ci racconta come è nato questo scatto da primo premio?
“La mia immagine ritrae una testuggine palustre europea (Emys orbicularis) sott’acqua, tra i raggi del sole. E’ stata scattata in un fiume della Sardegna. Quando sono arrivato sulla riva, ho constatato che un mio flash non funzionava bene, per cui ho deciso di concentrarmi sulla luce ambiente e il risultato è stato cercare di ottenere immagini d’atmosfera nelle acque torbide. Questa specie è minacciata localmente dalla perdida di habitat, dall’introduzione di altre tartarughe straniere e dal bracconaggio”.
Come si fa a realizzare uno scatto vincente?
“Io non parto mai dal presupposto di fare una fotografia da concorso. Io amo fotografare la natura e gli animali. Raccontare con i miei scatti cio’ che la natura rappresenta in ogni sua forma e che spesso molti non hanno occasione di vedere. Quando ho scattato, dopo, posso selezionare quelle che hanno colto un attimo specifico o che mostrano una particolare atmosfera”.
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Fotografare la natura significa studiarla con attenzione
Cosa consiglia a chi vuole avvicinarsi alla fotografia naturalistica?
“Prima di tutto non deve puntare tutto sull’attrezzatura. Va benissimo anche una compatta per iniziare, anche queste macchine fanno ottime fotografie. Un’attrezzatura base è piu’ che sufficiente, perchè non ha senso spendere dei capitali. Il secondo consiglio che mi sento di poter dare è quello di informarsi, studiare. Guardare le foto che fanno gli altri, leggere libri e documentarsi bene su quello che si vuole fotografare”.
E per il tipo di scatto che si vuole fare?
“Se si vuole cogliere uno specifico momento di azione, è chiaro che la macchina deve essere impostata molto bene, ma è anche importante conoscere l’ambiente dove ci si trova e il comportamento degli animali che si vogliono ‘catturare’ nell’immagine. Non bisogna interferire con i ritmi della natura e degli animali, solo in questo modo la fotografia è vera. Allo stesso modo se si cerca una foto d’atmosfera, bisogna conoscere bene l’ambiente e le condizioni atmosferiche, per sfruttare le giuste condizioni di luce, cosi’ come di ombra o se ci sarà nebbia..”.
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Fotografare in questo modo è già abbastanza ‘movimentato’, ma c’è qualche attività sportiva che ama praticare?
“Sono istruttore subacqueo, mi piace immergermi e ora posso insegnarlo agli altri. Anche in questo caso, pero’, non riesco a staccarmi dalla macchina fotografica perchè immergendomi posso fare foto a organismi che difficilmente riuscirei a fare in apnea”.
L’ultima foto che ha scattato?
“Ultimamente sono stato occupato con la pubblicazione del mio libro, ma gli ultimi scatti li ho fatti in Abruzzo, nel Parco del Gran Sasso, a lupi e orsi. Un posto incredibile, una natura bellissima che ti da’ la possibilità di fare bellissime fotografie. E’ incredibile che questi grandi mammiferi come l’orso marsicano siano in pericolo di estinzione”.
Natura fuori e dentro l’acqua
“I tesori del fiume”, questo il titolo del suo ultimo libro. Nella prefazione si legge “La vita sulla Terra è possibile solo con acqua e luce” e acqua luce sono gli elementi che si intrecciano nelle pagine di quest’opera.
“E’ un viaggio naturalistico e fotografico nelle acque dolci in Italia. Ho fotografato animali sotto e fuori dall’acqua e in ambienti anche diversi. A partire dai laghi ghiacciati, a fiumi e laghi sotterranei. Ci sono animali che si associano solitamente al mare, ma che possiamo trovare anche in un fiume. Rettili, anfibi, pesci migratori, mammiferi e le cosiddette razze introdotte, come le nutrie e i siluri. Insieme alle fotografie, anche testi e dati, ricerche e curiosità, quelli che chiamo aneddoti di campo. Un lavoro lungo, stancante, ma dove l’amore per la natura e l’inenarrabile bellezza del tutto, mi hanno fatto sopportare la fatica e le lunghe attese”.
La natura è parte di Marco Colombo, che con tantissimo entusiasmo parla e racconta del suo lavoro. Entusiasmo che traspare dalla condivisione della sua esperienza, dai racconti sulle specie animali fotografate, come il Proteo, un anfibio che vive fino a 100 anni, cieco, e che puo’ digiunare anche per 7 anni oppure delle anguille, che dal mar dei Sargassi, dove nascono, compiono un viaggio di oltre 7000 chilometri per arrivare in Europa. E’ l’entusiasmo di chi ama e rispetta la natura, adesso, come quando, bambino, cercava bisce, ragni, insetti, toccava cortecce, pedinava volpi o scrutava il mare in cerca dei suoi variopinti abitanti, che da allora, attraverso un magico click hanno riempito la sua vita e, per chi sa apprezzare e cogliere, anche i nostri sguardi.
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