Forse non ci pensiamo spesso, ma i fiori in effetti, quando li calpestiamo, si fanno male; però hanno una straordinaria capacità di resilienza e riescono velocemente a recuperare dagli infortuni. Una capacità da studiare e imitare per affrontare le difficoltà della quarantena da Coronavirus. Lo rivela uno studio dell’Università di Portsmouth, che ha scoperto come certi fiori letteralmente ‘rimbalzano’ di nuovo in su dopo una ferita. Si fa luce su un aspetto poco noto dell’evoluzione delle piante, che è anche molto affascinante.
la resilienza dei fiori che si riprendono dagli infortuni
La dinamica osservata nello studio (pubblicato su New Phytologist) mostra come alcuni fiori feriti (calpestati o colpiti da un ramo) si piegano in un certo modo per poter risorgere entro 10-48 ore dall’infortunio. È un comportamento che serve alla riproduzione dei fiori stessi: per potersi moltiplicare i fiori devono avere un perfetto allineamento dei loro organi sessuali e dei tubi del nettare affinché un insetto in visita li impollini.
Alcune specie di fiori sono migliori di altri nel recuperare il loro allineamento dopo un infortunio.
Il professore di ecologia ed evoluzione Scott Armbruster, spiega che “Gli incidenti meccanici accadono alle piante abbastanza spesso e possono, in alcuni casi, impedire alla pianta di essere in grado di attrarre insetti impollinatori e quindi, produrre semi. Fare semi e propagarsi è lo scopo principale di un fiore, quindi le lesioni che minacciano quella posa un grosso problema”.
Come fa un fiore a rimettersi dritto
Ambruster, in collaborazione con l’Università di St. Louis Missouri, ha studiato 23 specie di fiori autoctoni e coltivati in Australia, Sud America, Nord America e Regno Unito. E ha scoperto che i fiori bilateralmente simmetrici – quelli in cui i lati sinistro e destro si specchiano a vicenda – come la bocca di leone e l’orchidea, possono quasi sempre ripristinare il loro orientamento “corretto” spostando i singoli gambi di fiori o persino muovendo il gambo che supporta un gruppo di fiori. E riescono, nel 95% dei casi, a riposizionare con precisione il loro stigma – un organo sessuale – dopo un trauma. Invece i fiori radialmente simmetrici (quelli a forma di stella come la petunia, il ranuncolo e la rosa selvatica) non hanno questa capacità e i loro steli raramente si riprendono dopo un infortunio: solo il 4%.
Insomma, le piante si piegano, si torcono e compiono movimenti insospettabili. Non solo per la riproduzione, ma anche per assicurarsi che le loro foglie si rivolgano verso il Sole, necessarie per la fotosintesi, il processo attraverso il quale una pianta produce il suo cibo.
Sono quattro i meccanismi coinvolti, a volte separatamente, nel rimbalzo di un fiore ferito da un infortunio:
> Piegatura del gambo di supporto principale di un gruppo di fiori
> Piegatura di singoli gambi di fiori (più probabile negli steli lunghi)
> Rotazione dei singoli gambi di fiori (più probabile negli steli corti)
> Torsione o piegatura degli organi sessuali del fiore
La ricerca spiega che più giovane è la parte della pianta, più velocemente riesce a piegarsi.
(foto pixabay)
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