Anzi, spiagge travolte da una marea di plastica: è il risultato dell’indagine di Legambiente sulla beach litter, la spazzatura da spiaggia. Al primo posto bottiglie e contenitori di plastica, poi tappi e coperchi, a pari merito con i mozziconi di sigaretta, quindi stoviglie usa e getta di plastica, cotton fioc e mattonelle e calcinacci. Insomma, la plastica costituisce il 65% di rifiuti che si trovano sulle nostre spiagge, stando all’indagine sulla beach litter curata Legambiente secondo il protocollo scientifico del ministero dell’Ambiente e di Ispra, nell’ambito della campagna Spiagge e Fondali puliti – Clean up the Med.
L’indagine è stata condotta su un’area di 130.040 mq, pari a quasi 20 campi da calcio, su un totale di 24 spiagge, tutte libere, situate nei comuni di Genova, Viareggio (Lu), Orbetello (Gr), Scarlino (Gr), Fiumicino (Rm), Anzio (Rm), Pozzuoli (Na), Pollica (Sa), Giardini Naxos (Me), Palermo, Agrigento, Gela (Cl), Ragusa, Pachino (Sr), Noto (Sr), Catania, Policoro (Mt), Pisticci (Mt), Casalabate (Le), Tricase (Le), Brindisi, Polignano a Mare (Ba), San Benedetto del Tronto (Ap).
“Secondo diversi studi – dice Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente – circa il 70% dei rifiuti marini affonda e circa il 15% resta in superficie. Questo significa che i risultati dei campionamenti effettuati sulle spiagge rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema ben più complesso”.
Sui litorali monitorati, la plastica è la categoria di rifiuto che batte tutti gli altri, con una percentuale del 65% sul totale di 15.215 rifiuti rinvenuti. Plastica di tutte le forme e dimensioni, dalle bottiglie agli shopper, dai tappi, al polistirolo, i secchi, le stoviglie usa e getta ma anche molti oggetti derivanti dal comparto della pesca. Il 9% degli oggetti plastici rinvenuti (più di 1.500) è costituto da reti, galleggianti, nasse, fili da pesca e da un ingente quantitativo di frammenti di polistirolo. A seguire, ricoprono a tappeto le nostre spiagge i mozziconi di sigaretta (7%, per un totale di 1035 mozziconi, oltre 50 pacchetti di sigarette). Non mancano poi i metalli (6%) con lattine, barattoli e bombolette spray, seguiti dai rifiuti sanitari (5%) come cotton fioc, assorbenti, preservativi, blister; materiali di costruzione al 4% (mattonelle e calcinacci), vetro al 3% (specie bottiglie), rifiuti di gomma (pneumatici, guanti) e tessili (scarpe, vestiti) entrambi al 2%.
I rifiuti marini hanno un impatto pesante sugli ecosistemi ma anche sull’economia e sul turismo. Uccelli, tartarughe e mammiferi marini possono restare intrappolati nelle reti da pesca o morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti. Inoltre, le microplastiche ingerite dagli organismi acquatici sono la causa principale del disequilibrio della catena alimentare e dell’intero ecosistema marino. Sul fronte economico vanno considerati i danni meccanici alle imbarcazioni e alle attrezzature da pesca, allo stock ittico, i costi di pulizia delle aree costiere e le conseguenze sull’appeal turistico.
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