Adam Kjeldsen, originario di Aasiaat, una città della Groenlandia all’ingresso della Baia di Disko, è la guida groenlandese che ha accompagnato Alex Honnold e il gruppo di alpinisti, scalatori, avventurieri e ricercatori nell’avventura di In Groenlandia con Alex Honnold, la miniserie disponibile su Disney+ dal 10 aprile.
Adam Kjeldsen in Groenlandia con Alex Honnold: qui è il meteo a comandare
Cresciuto navigando tra i mari di Groenlandia e Caraibi, diventato poi costruttore di barche, Adam ha speso gran parte della sua vita esplorando il suo paese in backcountry con gli sci ai piedi, in MTB e camminando. La persona perfetta a cui chiedere tutte le difficoltà e le sfide incontrate per arrivare alla base della parete dell’Ingmikortilaq.
Adam, comincerei parlando della spedizione per arrivare alla parete dell’Ingmikortilaq: come si è svolto l’avvicinamento?
Be’, quando cresci qui in Groenlandia, sai che è il tempo a comandare, e non puoi davvero scherzare con esso. Il programma era di cominciare a navigare dal punto in cui siamo atterrati con l’aereo, ma c’era ancora ghiaccio, che normalmente non dovrebbe esserci ma era stato spinto in quel punto da forti venti. Quindi abbiamo dovuto prendere l’elicottero e poi è cominciata la traversata del ghiacciaio Renland: gli scienziati dovevano fare alcuni loro esperimenti in quella zona e in pratica per fare la traversata della calotta ghiacciata ci abbiamo messo qualcosa come 4 settimane, con due campi in cui siamo rimasti rispettivamente per una settimana e per 4 giorni. Dal ghiacciaio siamo poi scesi in una baia da cui è cominciata la navigazione degli ultimi 100 km fino al campo base dove siamo rimasti per un paio di settimane.
Oltre al meteo hai incontrato altre difficoltà inaspettate?
Dal mio punto di vista no, forse da quello della produzione, perché avevamo un sacco di materiale da portare ed era previsto il supporto dell’elicottero, ma a causa del meteo l’abbiamo avuto per metà del tempo, il che ha creato non pochi problemi logistici. Per me, che sono cresciuto qui, era tutto abbastanza normale: se non puoi volare e non puoi navigare, non c’è nulla da fare, devi adattarti e basta. Ma capisco anche le esigenze di una produzione video. E alla fine, abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare e tutto è bene quel che finisce bene.
Puoi dirmi qualcosa sulla scalata dell’Ingmikortilaq?
Be’ guarda, io non arrampico, non sono uno scalatore, o almeno non lo sono di certo al loro livello. Li guardavamo dalla barca, li abbiamo visti partire dalla scogliera e avere i primi contatti con la parete, e se penso che non l’avevano mai vista prima è stato incredibile vedere con quanta professionalità hanno affrontato ogni aspetto. Poi sì, ci sono state delle sorprese, ma quelle le vedrete nella serie, non voglio fare spoiler!
Parlando invece della tua esperienza di vita e come guida, quando è stata la prima volta che hai toccato con mano la calotta glaciale artica?
Il primo ricordo che ne ho è durante una battuta di caccia al caribù con mio padre, probabilmente avevo 10 anni. Poi sai, io sono cresciuto nella Disko Bay, e lì abbiamo un sacco di ghiaccio e un sacco di iceberg, ed era normale vederlo da vicino durante le navigazioni con mio padre. Ma sì, la prima volta che ci ho camminato sopra probabilmente è quella battuta di caccia di cui conservo ancora una foto.
E dal tuo punto di vista, sia da terra che via mare, come hai visto cambiare nel corso degli anni l’ambiente e il ghiaccio?
C’è stato sicuramente un grande cambiamento da quando ero bambino. Ora ho 41 anni e ci sono grandi differenze che chiunque può vedere. Ti faccio un esempio: da bambino vivevo su una piccola isola, ma la montagna su cui poter sciare era su un’altra isola e non potevi andarci finché il mare non ghiacciava. Allora sciavo ogni giorno, e ci potevo andare già da ottobre o al massimo novembre, ma ora questo non succede più, e anche in questo momento (fine Gennaio, Ndr) non è possibile passare. Un altro esempio sono i ghiacciai che si sono ritratti, e oggi non si può più sciare dove sciavo normalmente da bambino. Del resto se pensi che abbiamo avuto la prima neve solo 5 giorni fa capisci quanto si è innalzata la temperatura qui.
C’è qualcosa di inaspettato che ti ha sorpreso durante questa spedizione?
Guarda, io non ero mai stato in quel fiordo, ed ero molto eccitato all’idea di vedere la fauna selvatica, in particolare l’orso polare che non ho mai visto in vita mia pur avendo viaggiato ovunque in Groenlandia. Be’, sono rimasto sorpreso dall’aver visto solo qualche foca e una pernice. Così poca vita animale per me è stato uno shock. Poi lavorare con la troupe è stata una sorpresa positiva, perché è stata un’esperienza davvero divertente.
Quindi quali pensi siano le conseguenze più evidenti dei cambiamenti climatici in Groenlandia e nell’ambiente artico?
Guarda, qui la caccia è parte della cultura e dello stile di vita, ma ora anche nella mia città ci sono un sacco di persone che non possono più uscire a caccia con la slitta trainata dai cani perché non c’è più ghiaccio. Non gli resta che la barca, tutto l’anno, e sono costretti ad adattarsi. Lo facciamo, non possiamo fare diversamente, ma non penso che sia un cambiamento positivo quello che stiamo vivendo dal punto di vista climatico, e forse in futuro per noi ci saranno anche altre conseguenze.
Questa è proprio la prossima domanda che ti avrei fatto: cosa ti spaventa di più del cambiamento climatico?
Guarda, non mi è ancora ben chiaro. Di sicuro le cose stanno cambiando, e forse i cacciatori e i pescatori sono quelli più colpiti da questi cambiamenti. Ormai siamo tutti in uno stile di vita moderno, ma tuttavia è nella nostra cultura che il meteo decida cosa puoi fare, che sia la natura a decidere cosa ci è concesso di fare e cosa no. E quindi sì, ci adatteremo, magari anche al fatto che sempre più terra si sta scoprendo per via del ghiaccio che si ritira.
E dal tuo punto di vista, cosa pensi che si dovrebbe fare subito per rallentare o fermare questi cambiamenti?
Ovviamente tutti abbiamo diritto di vivere una buona vita, ma poi è la mentalità di ciascuno di noi che può fare la differenza. Voglio dire, ora si parla molto di auto elettriche, ma dal punto di vista di chi vive in Groenlandia abbiamo bisogno di qualcosa di più radicale? Io penso di sì, e penso che dobbiamo tutti pensare un po’ di più alle ricadute per il pianeta di ciò che facciamo e di ciò che usiamo.
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