La grande nevicata di Milano del 13 gennaio 1985 torna in mente ogni volta che la neve cade copiosa su Milano e la Lombardia. Una precipitazione ormai tramandata come la Grande Nevicata del Secolo (scorso, ovviamente) che lasciò tutto il Nord Italia sotto una coltre di neve come non si era mai vista. Tutto cominciò già la settimana precedente: la domenica 6 gennaio diverse partite del Campionato di Serie A furono rinviate per neve (e il Verona fu proclamato Campione d’Inverno!), compreso un Lazio-Milan allo Stadio Olimpico. Era la prima volta in assoluto che una partita di calcio veniva posticipata per neve a Roma. La protezione civile lombarda, per l’occasione, mandò nel Lazio molti mezzi di soccorso antineve dell’epoca e quando una settimana dopo nevicò a Milano, alcuni mancarono all’appello, proprio quando servivano.
Quel giorno la nevicata cominciò, senza che ci si rendesse immediatamente conto della sproporzione a cui si andava incontro. Oggi i meteorologi in tv direbbero che si è trattato di una depressione sul Mar di Corsica che fece entrare una freddissima ondata di gelo proveniente dalla Russia che, nelle ore precedenti, aveva fatto precipitare le temperature anche di venti gradi. Tre giorni dopo il Nord Italia, e in special modo il capoluogo lombardo, erano stravolti. 80 cm di neve a Milano, 90 in Brianza, 110 a Como e 120 a Varese. Ma anche 30 a Venezia, 80 a Bologna e il Porto di Genova parzialmente gelato.
La circolazione stradale e gli aeroporti rimasero bloccati per ore (e rallentati per giorni) tanto che vennero perfino usati i carri armati per battere la neve lungo le strade del centro e centinaia di militari per aiutare i soccorsi, la messa in sicurezza dei palazzi e lo smaltimento dei cumuli. Le scuole rimasero chiuse una settimana, uffici e fabbriche per un paio di giorni e si vide per la prima volta la gente girare in centro per il Parco Sempione con gli sci da fondo.
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Evento degli eventi, a causa del peso delle neve crollarono i tetti dello storico Velodromo Vigorelli e, nientemeno, del nuovo Palazzetto dello Sport di San Siro dove giocava la grande Simac Milano di Dan Peterson, Mike D’Antoni e Dino Meneghin. Quell’arena non fu mai più ricostruita.
La gente comune e le istituzioni erano rimaste “di ghiaccio” davanti a quell’evento meteorologico che superava, almeno in gravità, tutti gli altri precedenti – più delle grandi nevicate del 1895 (venticinque giorni di neve in un solo inverno), più di quelle del 1933 (quando si sommarono 124 cm di neve in quattro mesi) e più delle temperature del febbraio 1956 scese fino a -15°. Nel frattempo a Bormio, che pochi giorni dopo avrebbe ospitato per la prima volta i Mondiali di Sci, la neve latitava in modo preoccupante. Le trasmissioni in TV terrorizzarono il pubblico suggerendo l’ipotesi di una possibile nuova glaciazione.
La Grande Nevicata del 1985 fu così sentita dai milanesi che furono scritte molte canzoni (a partire dai Bluvertigo) , romanzi e pièce teatrali sull’argomento .
Poi, come sempre, iniziò a piovere. Nei tre inverni che seguirono Milano non vide un solo fiocco di neve. Un po’ come succede più o meno in questi recenti inverni in cui sulle montagne dalla Valle d’Aosta alle Dolomiti – a metà gennaio ci sono strisce bianche di neve programmata che tagliano prati verdi. I vecchi delle montagna dicono che “non è vero che è già arrivata la primavera. Semplicemente non è ancora arrivato l’inverno”. Il freddo ha ancora un paio di mesi di tempo.
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