“We, the people” 2018 è il calendario nel quale Survival International, movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, ha raccolto le immagini vincitrici del suo concorso fotografico annuale. 12 scatti che rappresentano il forte legame che unisce i popoli indigeni alle loro terre. Popoli diversi ma accomunati dallo stesso impegno per la difesa della natura e dell’ambiente.
Un prodotto solidale
Dai ghiacci artici alla savana africana, dodici suggestivi frammenti di vita quotidiana dei migliori custodi dell’ambiente. Giunto alla sua terza edizione, il concorso fotografico di Survival è aperto a fotografi dilettanti e professionisti e il prodotto finale è un emozionante calendario che è in vendita, per 12,50 euro, sul sito di Survival.it e fa parte di una collezione di prodotti solidali il cui ricavato viene investito nelle tante attività e cause che questa organizzazione porta avanti nel mondo.
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Il Kenya in copertina
La fotografia che è stata scelta come copertina di “We, the people” 2018 è stata scattata da Timo Henry e ha come protagonista un indigeno Samburu del Kenya. Un vero e proprio giro del mondo dall’Etiopia al Brasile, dalla Repubblica Centrale Africana all’India, dal Perù al Tibet e infine alla Groenlandia. Luoghi, volti, colori che raccontano la quotidianità di questi popoli nei loro sguardi, nei loro sorrisi, nella loro curiosità.
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Popoli e ambiente
Le dodici fotografie selezionate da Survival sono un manifesto mondiale sui popoli indigeni, sulle loro vite e sui loro problemi. Emblematica è la foto realizzata da Segundo Chuquipiondo Chota e che rappresenta un uomo ashaninca di fronte alla devastazione della sua foresta. Anche due ‘firme’ italiane tra le dodici premiate, quella di Mattia Passarini che rappresenta un indigeno Kinnaura in India e quella di Giordano Cipriani con un intenso primo piano realizzato in Etiopia.
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Da un articolo di giornale, la scintilla
Survival è stata fondata nel 1969 da un gruppo di persone che avevano appreso con sgomento del genocidio degli Indiani amazzonici grazie a un articolo pubblicato sul Sunday Times britannico. Da allora con diffusione di informazioni sui problemi dei popoli indigeni, il sostegno a progetti nelle loro comunità e la pressione a enti internazionali, come le Nazioni Unite, il movimento è diventato mondiale contribuendo in maniera importante alla lotta per i diritti dei popoli meno fortunati e alla difesa dell’ambiente.
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Foto d’apertura:
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