Siamo all’Aeroporto di Kuusamo, nella Lapponia finlandese. Il volo da Helsinki è appena arrivato. La bufera di neve non accenna a rallentare di intensità. Sul volo ci sono solo due o tre italiani, qualche lappone che torna dal weekend e un’ottantina di turisti da tutto il mondo che hanno scelto di venire qui per avere il miglior outdoor d’Europa. Quando parte il nastro trasportatore cerco il mio nuovo borsone da viaggio Shuttle 100 Osprey e non posso fare a meno di notare che non c’è una sola valigia rigida o semirigida come ci sono normalmente in tutti i voli di medio-lungo raggio: qui ci sono solo borsoni morbidi, di dimensioni e capienza ai limiti del legale.
OK, è palese che il viaggiatore sportivo evoluto ha bisogno di un borsone morbido anche (e soprattutto…) in aereo. Da dietro l’angolo compare la mia nuova Shuttle 100 di Osprey: l’ho scelta rossa proprio perché fosse ben riconoscibile. Già quando ho preparato la borsa ho potuto notare quanta roba può stare qui dentro: ho messo insieme il volume di giacche, pantaloni, accessori e tutto quanto serva per rimanere a 15 sottozero per una settimana ed è avanzato spazio che considererò al momento dell’acquisto di inevitabili souvenir per amici e parenti. E di spazio ce n’è ancora: se rubassi un accappatoio durante un “Sauna Tour” potrei infilarlo qui dentro nel volo di ritorno e ci starebbe.Recupero la borsa. Nessun segno, nessun graffio sul tessuto esterno. Anche le fibbie esterne hanno ben resistito agli attriti e ai trascinamenti di due voli. Sì, se ve lo state chiedendo, ho aggiunto un lucchettino alla chiusura lampo della sacca principale. Mi illudo basti a fermare gli eventuali malintenzionati negli aeroporti.
OK, ora usciamo dall’aeroporto. Mi viene in mente il mio amico outdoor-radical che mi ha preso in giro perché il borsone ha le rotelle. Secondo lui, un vero sportivo non ha bisogno di rotelle. Beh, non sono mai stato più felice di averne un paio sotto la borsa e devo ammettere che quelle dello Shuttle Osprey funzionano benissimo, anche sulla neve del marciapiede che porta al bus. Volendo, potrei tirar fuori gli spallacci e mettermelo in spalla ma… perché fare tutta questa fatica? La borsa è ovviamente impermeabile. Anzi, apprezzo perfino di aver scelto una zaino Osprey i cui spallacci sono stati disegnati proprio per infilarsi nei bracci del borsone. Comodità assicurata.
In albergo non resisto alla tentazione di svuotarla. La sacca inferiore è talmente ampia che tiene un paio di scarponcini, un paio di scarponi molto voluminosi buoni per andare in giro con le ciaspole e in motoslitta e ne avanza. Solo ora mi accorgo dell’esistenza di un ulteriore paio di tasconi interni ed esterni che mi ero perso. C’è anche una tasca ad hoc per infilare la biancheria da lavare a casa. Ho lasciato dentro anche il cartellino della garanzia. Leggo di maniglie retrattili, telai in polimero ABS, ali laterali in schiuma, cinghie di compressione che limitano le pieghe dei vestiti: quello che sappiamo è solo che la borsa è stata sballottata per un’intera settimana in condizioni estreme e al ritorno sembrava nuova. Pare un peccato relegarla in cantina fino al prossimo viaggio. Il borsone della vita: 220 euro non sono proprio pochi ma questo è il classico caso in cui si suole dire che “chi più spende meno spende”. Tra dieci anni o tra cento viaggi vi aggiorneremo sulla stato della Shuttle Osprey ma tutto lascia supporre che, allora, sarà ancora “in forma”.
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