Da ormai qualche anno il progetto Michelin Soles ha permesso a Michelin, storico produttore francese di pneumatici, di entrare nel settore delle suole per calzature ad alte prestazioni. Il primo modello – le Northwave Tribe, scarpe per MTB con pedali Flat – è stato presentato a Eurobike nell’estate del 2014 e dopo poco più di 5 anni di esperienza e oltre 300 progetti con suole customizzate in oltre 10 segmenti di mercato è possibile tracciare un primo bilancio di questa esperienza. Ne abbiamo parlato con Andrea de Pascale, International Sales & Marketing Director e con Ambrogio Merlo, Managing Director del progetto Michelin Soles.
Come è maturato l’ingresso di Michelin nel mondo delle suole per calzature tecniche?
La prima concezione del progetto risale al 2012, e dal 2013 abbiamo cominciato a costruire l’organizzazione per produrre suole a marchio Michelin, perché con la storia di Michelin non si poteva improvvisare. Abbiamo allora costruito una piccola multinazionale con sede a Hong Kong, stabilimenti e Ricerca & Sviluppo in Cina e poi la sede italiana, con i due uffici di Verona e Tavernerio in provincia di Como. Parallelamente abbiamo costruito la rete di fornitori esterni per presentarci al mercato con il 2014, e da allora è stato un crescendo continuo. Siamo infatti entrati in tutti i settori nei quali la suola rappresenta un elemento essenziale di tecnicità per la calzatura e dove serve la performance. Performance che, a seconda dei segmenti, può voler dire cose diverse, dalla leggerezza alla robustezza, dalla durata al grip e fino alla sicurezza in condizioni urbane estreme.
Cosa avete portato a livello di expertise da Michelin? E cosa invece avete dovuto costruire ex novo?
Il progetto si è basato da subito sull’expertise di Michelin nel mondo del contatto al suolo. La logica è stata proprio quella di entrare nel mondo delle suole prendendo le innovazioni tecnologiche che Michelin ha sviluppato in più di 100 anni di storia nel mondo degli pneumatici in fatto di contatto, comfort, leggerezza e adattabilità ai terreni, e trasferirla al mondo delle suole. Questo è stato il motivo alla base del progetto Michelin Soles e la spinta a mutuare l’innovazione nel mix di mescola, struttura della suola e struttura della scarpa. Quello che ci caratterizza è proprio l’interazione con i nostri partner per quanto riguarda la combinazione tra struttura della scarpa, costruzione della suola e disegno del battistrada con ogni specifica mescola. Noi infatti non forniamo le cosiddette “suole di collezione” ai diversi partner; ogni progetto è specifico, ogni suola che nasce è esclusiva in quanto risponde esattamente alle richieste di funzionalità specifiche che ci sono state definite negli obiettivi del progetto. Il tutto ha origine da un primo incontro nel quale il cliente ci illustra le richieste in fatto di prestazioni e condizioni che dovrà avere la scarpa, quali sono i parametri rispetto ai quali definire grip, flessibilità, durata e le altre caratteristiche tecnico/funzionali. Da quel momento cominciamo a sviluppare un progetto dedicato esclusivamente a quello specifico modello di calzatura.
E’ un lavoro a 4 mani, nel senso che co-progettiamo suola e scarpa insieme ai designer del marchio partner, insieme affrontiamo la fase di test, con i Tester Team di entrambi che verificano anche sul campo, dopo il laboratorio, le prestazioni desiderate.
Questo processo progettuale è iterativo: a volte otteniamo il risultato desiderato al primo colpo, altre volte dobbiamo rivedere parte del lavoro, altre ancora una gran parte del lavoro e quindi, prima di arrivare alla versione definitiva della suola e del suo stampo, passano mediamente 24 mesi.
Con quali calzature è cominciata la vostra esperienza nel mondo delle suole?
Le prime calzature tecniche sono state le Northwave Tribe presentate nel 2014 a Eurobike. La richiesta era per una scarpa che oltre al grip sui pedali, quando serve scendere dalla bici e camminare, avesse anche una grande resistenza alla frizione meccanica. C’era anche un altro modello, le Dolomites Evo, scarpe all-mountain sempre di Northwave, e il fatto di cominciare dal mondo bike è stato più che altro una questione di tempistica. Fin dall’inizio avevamo stabilito i segmenti di mercato in cui proporre i nostri progetti, poi le tempistiche di realizzazione, per gli aspetti sottolineati prima, sono stati diversi e così primo è arrivato il mondo MTB, a cui han fatto seguito l’outdoor, il motociclismo e il Work & Safety con Diadora.
Qual è l’aspetto più complicato nello sviluppo di suole specifiche per calzature tecniche?
Non facendo progetti standardizzati per noi ogni modello è una grande sfida tecnologica e di sviluppo dei materiali. A noi vengono infatti chieste suole innovative e ogni progetto ha una sua specifica complessità. Vale anche per il mondo fashion, nel quale per esempio per il marchio Clergerie abbiamo sviluppato una suola partendo dagli pneumatici Tweel. Trasferire la tecnologia alle calzature non è stato affatto semplice. Per fortuna il nostro team di ricerca è in grado di soddisfare ogni ricerca anche fuori dall’ordinario, come nel caso di una capsule collection di scarpette d’arrampicata per Wild Country.
Quali sono le caratteristiche fondamentali di una suola per calzature tecniche?
Dipende dal tipo di attività e dalla specifica applicazione. Per esempio se parliamo di MTB downhill gli atleti ci chiedono massima presa e durability, perché la suola non deve lacerarsi e perché gli atleti pretendono la sicurezza psicologica che quando appoggiano il piede in un determinato modo, questo non scivola, perché se capitasse anche solo una volta si insinuerebbe in loro l’insicurezza e la paura. Per le scarpe da MTB con pedali SPD invece è importante garantire la giusta trazione quando si mettono i piedi a terra ma anche che la gomma non si consumi, perché per permettere l’aggancio al pedale bisogna mantenere costanti le altezze della gomma in determinati punti della scarpa. Per lo swimrun invece è fondamentale che la suola sia reattiva e autopulente, perché quando esci dall’acqua e cominci a correre non sai che fondo trovi sotto i piedi ed è fondamentale assicurare grande grip. Mentre invece per le calzature da montagna diventa fondamentale la leggerezza, come nel caso di un modello di Mammut il cui obiettivo era non solo alleggerire il peso complessivo ma trovare anche una mescola in grado di mantenere le proprie caratteristiche sui sentieri estivi come nei nevai, quindi con un gradiente ampio di utilizzo.
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