Sotto un certo aspetto è proprio così: la natura e l’attività outdoor ci stanno salvando durante il Coronavirus.
Trovare degli aspetti positivi correlati alla pandemia è un’impresa ardua. Tuttavia, per chi scrive e per tante altre persone, questo periodo è servito (e sta servendo) per stabilire un rapporto ancora più profondo con tutto ciò che è natura, ambiente, verde.
La reclusione in casa ha fatto crescere in noi la fiamma dell’outdoor, e l’ha accesa anche all’interno di coloro che prima del Covid non l’avevano mai percepita.
Perché la natura e l’attività outdoor ci stanno salvando durante il Coronavirus
Concludere o iniziare la giornata con una passeggiata all’aria aperta, uscire apposta per godersi il tramonto, ricominciare a fare sport outdoor dopo le restrizioni all’insegna di circuiti consigliati da fitness blogger con dei fisici irraggiungibili: sono tutte attività che, dopo le restrizioni della scorsa primavera, tanti di noi hanno iniziato ad apprezzare in modo più intimo e totalizzante, e a utilizzare come via di fuga dalla monotonia, dalla noia e dall’inedita staticità dello smart working o delle lezioni scolastiche/universitarie dietro uno schermo. Considerando anche che, durante le nuove misure restrittive della seconda ondata, per settimane chi ha vissuto in zona rossa o in zona arancione non ha potuto fare altro che passeggiare o fare sport all’aria aperta.
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Il potere terapeutico di una camminata senza meta
Uno degli studi più importanti su come è cambiato il nostro rapporto con la natura durante il Covid ha la firma di un gruppo di accademici dell’University of Vermont, che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Plos One. La ricerca è stata condotta su circa circa 3200 residenti nello Stato americano del Vermont nel periodo tra il 3 e il 19 maggio, quando era in vigore una sorta di lockdown.
Pur presentando diversi limiti (pochi partecipanti, quasi tutti bianchi e troppo omogenei, quasi la metà viveva in aree rurali), la ricerca fornisce comunque degli spunti interessanti che rendono l’idea del ruolo che gli ambienti all’aria aperta stanno ricoprendo in questo periodo così difficile. Innanzitutto, il 70% dei partecipanti ha dichiarato di camminare di più rispetto al periodo pre-Covid. Un risultato che in qualche modo conferma il potere terapeutico di una passeggiata all’aperto, in grado come poche altre attività di riordinare i pensieri e di scaricare la tensione dopo una giornata colma di preoccupazioni. Camminare permette di ammirare la montagna, il mare, la campagna o la città a un ritmo lento e rilassato.
Fare lunghe passeggiate, magari senza meta, è un ottimo modo per isolarsi dal resto del mondo e condurre un’attività in cui non abbiamo alcun tipo di pressione connessa al raggiungimento di un obiettivo: un vero toccasana in questa vita frenetica.
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Alla ricerca del benessere mentale, e poi di quello fisico
Il 64% dei partecipanti ha detto che la propria attività preferita durante le restrizioni è stata l’osservazione della fauna selvatica: questo giustifica il fatto che il 48% dei soggetti inclusi nello studio viveva in aree rurali. Il 58% ha invece preferito il relax in solitaria nella natura e il 54% la fotografia o i dipinti all’aria aperta. Il 48% ha poi dichiarato di aver diminuito le giornate in campeggio, mentre il 43% le attività outdoor in compagnia di altre persone.
Il 60% dei partecipanti ha affermato che, grazie al contatto con la natura, si è sentito principalmente meglio in termini di salute mentale, che è messa a dura prova durante questi mesi di isolamento sociale e restrizioni di movimento. Chi scrive, in questo periodo ha fatto attività outdoor non con l’obiettivo primario di restare in forma, ma per “staccare il cervello” e respirare davvero dopo tante ore consecutive chiuso in casa. La spinta chiave è stato il beneficio psicologico percepito durante e dopo la corsa, la camminata e il giro in bicicletta. Solo il 29%, non a caso, ha dichiarato di uscire per motivazioni legate al benessere fisico.
“Questo studio è un’istantanea tempestiva del ruolo centrale che la natura gioca nel nostro benessere, e di quanto sia importante l’accesso alla natura durante periodi difficili e incerti”, ha affermato” la dottoressa Tatiana Gladkikh, una delle autrici della ricerca.
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