Coma fare per dare la vita alle foto? ll sistema di Canon

Credits: Canon

Abbiamo mai pensato a quante foto scattiamo, quante ne buttiamo, quali davvero ricordiamo? E poi, dove le mettiamo? Viviamo una sorta di ‘deserto digitale’ delle immagini, la maggior parte delle quali finiscono in un limbo: la nostra mente se ne dimentica e i supporti che le devono conservare sono spesso disseminati qua e là, fra smartphone, hard disk, media center e altri sistemi di storage che non comunicano.

Se ti interessa rendere più razionale il tuo mondo fotografico, indoor o outdoor che sia, o ti costruisci da te un sistema di archiviazione e stampa, o ti affidi a chi ne propone uno chiavi in mano. Abbiamo dato un’occhio a quello che propone Canon, marchio con tanti fan, dai professionisti agli amatori evoluti, ai principianti assoluti. La casa giapponese parte dall’idea della valorizzazione delle immagini, il che significa coprire tutta la filiera della produzione domestica: scattare, archiviare, stampare.

Sì, stampare le foto, perché si dice che solo con la stampa una foto prende davvero vita. E solo così diamo alle immagini un valore affettivo, un’importanza che altrimenti non avrebbero se lasciate vagare nei file dei computer. Qui Canon propone la Pixma Pro-100S (593 euro), con otto inchiostri dye per stampare anche in formato A3+, ideale per gli scatti naturalistici, pensata per chi vuole stamparsi in casa belle immagini da appendere alle pareti.

Il passo precedente, l’archiviazione sicura delle immagini, prevede la Connect Station CS100 (300 euro), un media center con 1 terabyte di capienza. Basta passarci sopra la fotocamera e le foto vengono depositate via NFC nella ‘scatola’, ma funziona anche via USB o inserendo le schede SD (di qualsiasi fotocamera) e compact flash negli alloggiamenti posti su un lato. Le immagini e i video vengono trasferiti in uno spazio che puoi gestire abbastanza facilmente con una interfaccia semplice e intuitiva.

Quanto ai veri e propri strumenti per fotografare, le novità Canon più interessanti sono la EOS 750D e la EOS 760D, due reflex APS-C con sensore da 24,2 Megapixel. Sono fotocamere entry level dalle discrete caratteristiche, dedicate agli amatori non troppo evoluti, buoni strumenti per scattare foto e video outdoor, grazie alla tecnologia di autofocus di Canon e alle funzioni creative.

La vera novità è la EOS M3, con cui la casa giapponese affronta sul serio il mondo mirrorless con alcuni bei plus. Prima di tutto, con i 775 euro con obiettivo standard 18-55 mm, ha un prezzo accessibile rispetto alle concorrenti (seppur più avanzate come la Panasonic GH4, la Olympus OMD E-M5, la serie Sony Alpha con sensore full frame).

L’abbiamo provata in un veloce hands on e ci sembra un buon mezzo per la fotografia creativa a 360° (a seconda del tuo parco obiettivi). Cade bene in mano, leggera ma solida, non ha troppi tasti, ha un display inclinabile utile per inquadrature ardite e per i video. Il sensore è lo stesso delle due reflex, un CMOS APS-C da 24,2 Megapixel. Ma in più ha un autofocus ibrido a 49 zone molto veloce e versatile per tracciare volti, corpi, animali e ogni genere di movimento che ti si para davanti. Il fatto che queste operazioni per giocare con il fuoco scorrano lisce con il touchscreen è un vantaggio.

C’è un tasto dedicato al video e la possibilità di mantenere le regolazioni manuali come quando scattiamo le foto. E il sistema di stabilizzazione è di buon livello, permettendoci di seguire i soggetti senza troppi sbandamenti e tremolii.

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