Adeguamenti palestre e piscine: un tema caldo dopo le ultime dichiarazioni di Giuseppe Conte. Il nuovo Dpcm approvato e annunciato ieri sera dal premier salva le palestre e le piscine, per ora. Già, perché i proprietari di queste attività hanno una settimana di tempo per adeguarsi a tutti i protocolli anti-Covid (che, a detta di Conte, in alcuni casi non vengono rispettati), altrimenti il Governo provvederà alla chiusura totale di palestre e piscine. Andiamo ad approfondire le ultime novità a riguardo e quali sono le misure da rispettare in palestra e in piscina, dove, se si rispettano le procedure, il rischio di contagio è molto basso.
Il nuovo Dpcm salva le palestre e le piscine. Ma Conte dà 7 giorni di tempo per adeguarsi ai protocolli
“Per quanto riguarda le palestre, c’è stato un intenso dialogo anche con il Comitato Tecnico-Scientifico. Molto spesso i protocolli di sicurezza sono rispettati puntualmente. Altre volte, però, ci giungono notizie che non son adeguatamente rispettati. Allora daremo una settimana per adeguarsi ai protocolli e per verificarne il rispetto. Se questo avverrà, ovviamente con il coinvolgimento del Cts, non si sarà ragione di chiudere le palestre. Altrimenti, la settimana prossima saremo costretti a sospendere l’attività sportiva che si svolge al chiuso nelle palestre e nelle piscine”, sono queste le parole di Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, nella conferenza stampa di ieri sera.
Per ora, dunque, palestre e piscine non chiudono. Se si rispettano scrupolosamente le norme di sicurezza, il rischio Covid in luoghi del genere è praticamente zero. Il Governo ne è consapevole ed è per questo che non ha disposto la chiusura di queste attività, minacciando però un dietrofront nel caso in cui ci fosse ancora qualcuno che non osserva i protocolli. Anche per le piscine il discorso è simile: nonostante ci siano stati dei casi, non esistono rischi specifici in questi spazi al chiuso.
Il Center for Disease Control and Prevention, la più importante agenzia sanitaria americana, ha già dimostrato scientificamente che l’acqua della piscina non è un veicolo di trasmissione del virus: le goccioline infette che escono da naso e bocca perdono carica virale una volta a contatto con l’acqua, anche grazie all’azione disinfettante del cloro e del bromo. La chiave, dunque, è tutta nel rispetto delle regole di distanziamento interpersonale e delle procedure di sanificazione.
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Adeguamenti palestre e piscine: i protocolli da rispettare per non chiudere
Sia in palestra sia in piscina gli organizzatori devono garantire la totale assenza di assembramenti e la distanza di sicurezza tra i clienti. E per farlo si può anche procedere con ingressi su prenotazione, soprattutto per i centri più piccoli. Per quanto riguarda le palestre, ecco cosa prevedono le linee guida dell’Ufficio per lo sport in collaborazione con la Federazione medico sportiva italiana (Fmsi).
Possibile controllo della temperatura all’ingresso; distanza minima di un metro in spogliatoio e nelle docce; distanza minima di un metro quando non si svolge l’attività sportiva; distanza minima di due metri quando si svolge l’attività sportiva (anche con i personal trainer); obbligo di igienizzare le mani all’entrata e all’uscita con i dispenser messi a disposizione dalla palestra; obbligo (per i clienti) di sanificare i macchinari e gli attrezzi dopo ogni utilizzo; obbligo di mantenere una scheda con tutte le presenze per 14 giorni (fondamentale per il contact tracing); obbligo di rafforzare le modalità di ricambio d’aria naturale e/o attraverso l’impianto di condizionamento; obbligo di usare scarpe apposite all’interno della struttura; vietato l’uso promiscuo degli armadietti.
In piscina, le regole sugli spogliatoi e le distanze sono le medesime. Inoltre si devono rispettare dei precisi parametri dell’acqua e garantire un minimo di 7 mq di superficie a persona, sia in acqua sia negli spazi comuni. Le regole approvate dal Governo le abbiamo spiegate bene qui.
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