Bonetti: “Riaprire i parchi ai più piccoli”, perché i bambini hanno bisogno di stare all’aperto

riaprire i parchi

Riaprire i parchi ai più piccoli nonostante il Coronavirus, come proposto dal Ministro per la Famiglia e le Pari opportunità Elena Bonetti, è una buona idea? Forse sì. 
Uno dei temi più dibattuti del lockdown italiano riguarda l’impossibilità dei bambini di uscire di casa a prendere una boccata d’aria nel verde. A inizio aprile ne avevamo già parlato dopo le proteste da parte di alcune associazioni di genitori (appoggiate da pareri scientifici), le quali hanno spinto il Viminale a pubblicare una circolare che è servita solo a confonderci le idee e ad obbligare Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, a fare un chiarimento: “Non abbiamo mai autorizzato le passeggiate con i bambini”. Ora l’argomento è tornato a scaldarsi in seguito alle dichiarazioni del Ministro per la Famiglia e le Pari opportunità, Elena Bonetti, che ha ribadito l’importanza di riaprire i parchi ai bambini dopo il 3 maggio (la data in cui “scadono” le ultime misure restrittive del Governo): “Bisogna fare in fretta. I bambini e gli adolescenti hanno il diritto di riconquistare luoghi di gioco, di movimento e di aria. In gioco c’è la salute, fisica e psichica”, ha detto a Repubblica. Dunque la Ministra, che ha proposto un’apertura contingentata dei parchi con la presenza di volontari a monitorare gli accessi, ha fatto riferimento alla salute dei bambini e dei ragazzi, i quali (a lungo andare) possono soffrire più degli adulti la mancanza di tempo trascorso nel verde: un dato di fatto confermato da numerosi studi scientifici che riproporremo in seguito.

La proposta di Elena Bonetti: riaprire i parchi con ingressi contingentati

“Dobbiamo predisporre, quando sarà possibile riaprire, spazi all’aperto con un controllo dei flussi. Penso a giardini con volontari che regolino gli ingressi per nuclei familiari ad esempio. Penso ad aree sportive dove due fratelli siano liberi di tirare un calcio al pallone o piccoli gruppi di bambini, ben distanziati”, ha proposto Elena Bonetti a Repubblica. L’obiettivo della Ministra è sottolineare che non c’è più tempo: il 3 maggio è dietro l’angolo e bisogna cominciare a lavorare per capire come, in tutta sicurezza, permettere ai bambini e agli adolescenti di tornare a fare attività outdoor nei parchi.
Una riapertura totale e “sregolata” è esclusa, perciò Bonetti ha parlato di accessi contingentati ai parchi e della presenza di volontari (ma chi saranno questi volontari?) per regolare gli ingressi e controllare che tutto prosegua nel rispetto della distanza sociale (che per un po’ sarà una costante). Il Ministro ha fornito più dettagli nel corso di un intervento a Sky TG24: “Nell’emergenza è stato giusto chiedere un sacrificio, adesso però dobbiamo restituire ai bambini lo spazio del gioco e dello sport”, e per farlo si punterà su un “coinvolgimento massiccio del terzo settore. Per gestire i flussi in entrata e in uscita, per esempio, disinfettando prima e dopo ogni turno i giochi stessi e vigilando sul distanziamento”. Ovviamente bisognerà attrezzare le “aree ad un gioco più individuale, perché il gioco collettivo dovrà essere rimandato per questioni di sicurezza”.
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Lo dice la scienza: stare all’aria aperta è essenziale per i bambini

Una delle chiavi è in questa frase della Ministra: “in gioco c’è la salute, fisica e psichica”. I piccoli, rispetto agli adulti, soffrono molto di più la mancanza di tempo trascorso all’aperto, in quanto fondamentale all’interno del percorso di crescita in cui si trovano i bambini. Lo sport a casa assieme ai genitori è sufficiente in questo momento, ma non nel lungo periodo. Basti pensare che uno degli studi più recenti sul tema, pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology, ha confermato che i bambini maggiormente abituati a passare del tempo nel verde sono più propensi ad adottare comportamenti sostenibili ed ecologici (come il riciclo) e hanno un livello di felicità più elevato.
Lo sport e i giochi all’aperto, imparagonabili a quelli che si fanno tra le mura domestiche, diminuiscono il rischio che i nostri figli ingrassino fino a raggiungere condizioni di sovrappeso (o addirittura di obesità). Inoltre, come abbiamo spiegato qui, stare nella natura tiene lontane le infezioni e rinforza il sistema immunitario: il contagio all’aperto, se si mantengono le distanze (aspetto su cui Bonetti si è soffermata), è altamente improbabile. Il discorso non riguarda però solo la salute fisica e la felicità, ma anche i voti sulla pagella: secondo una ricerca di Linda Pagani dell’University of Montreal, l’attività sportiva (all’aperto e non) sviluppa un senso di disciplina necessario a impegnarsi con profitto anche a scuola. Insomma, i motivi per portare i bambini nella natura sono tanti ed eterogenei (qui ne abbiamo approfonditi quattro).
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L’altra faccia della medaglia

Riaprire i parchi ai bambini è una buona idea, ma va fatto con intelligenza e cautela. Anche in questo caso non si potrà tornare subito alla normalità a cui eravamo abituati. Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) l’11 aprile, su 200.269 casi totali diagnosticati circa 2.000 riguardavano soggetti di 0-18 anni (il 2%). Quindi è vero che i bambini e gli adolescenti sono meno colpiti, ed è anche vero che in questa categoria i sintomi sono spesso lievi o addirittura assenti. Ma è proprio la mancanza di una sintomatologia a preoccupare: anche se asintomatico, un bambino rimane un veicolo di contagio per i genitori e (ancora peggio) i nonni. Se i bambini tornano nei parchi a fare giochi di gruppo e di contatto, dunque, potrebbe nascere un pericolo per i familiari. Sarà fondamentale, come specificato da Elena Bonetti, attrezzare le aree a un gioco più individuale (almeno per il primo periodo della famosa Fase 2) e assumere del personale per garantire il rispetto delle regole e degli accessi contingentati. Attendiamo sviluppi in merito.

(Foto di copertina: Skitterphoto / Pixabay)

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