Con profonda tristezza annunciamo la morte di Carlo Alberto Cimenti, detto Cala, sciatore e alpinista estremo che nell’estate 2019 raggiunse le cime del Gasherbrum VII, che scalò seguendo una via fino a quel momento inviolata, e dell’imponente Nanga Parbat (8126 metri). Il 45enne piemontese è deceduto questo pomeriggio mentre si trovava con l’amico Patrick Negro, anche lui morto, per un allenamento sulle montagne dell’Alta Valle Susa, sopra a Sestriere. I due erano nella zona di Cima del Bosco, nel Comune di Sauze di Cesana; stavano percorrendo il versante della montagna meno battuto, quando ad un certo punto sono stati travolti da una valanga.
I corpi dei due scialpinisti, spiega il Soccorso Alpino Piemontese, sono stati ritrovati sotto più 2 metri di neve “alla base di una valanga che è scesa a valle per circa 200 metri lungo un canale. Dopo un impegnativo lavoro di scavo, le salme sono state disseppellite e caricate sul toboga per il trasporto a valle a cui ha partecipato una squadra di tecnici sopraggiunti a piedi con gli sci e le pelli di foca.”
Cala Cimenti avrebbe compiuto 46 anni tra meno di una settimana, il giorno di San Valentino. Era sposato con l’alpinista Erika Siffredi, assieme alla quale ha fatto numerose avventure outdoor in mezzo alla natura. In primavera Cala ha avuto il Covid-19 in forma di polmonite ed è stato costretto a fermarsi per parecchio tempo. Nonostante ciò, era riuscito a riprendersi pienamente e a tornare a fare ciò che più amava. Oltre all’impresa già menzionata sul Nanga Parbat, la montagna dove morì Daniele Nardi, nel 2017 si era distinto per aver raggiunto la cima del Dhaulagiri (8.156 metri), scendendo già con gli sci da 7000 metri.
Nel novembre del 2019, in occasione dei Beat Yesterday Awards 2019 assegnati da Garmin Italia, abbiamo avuto l’onore di intervistarlo. Assieme a Cala abbiamo parlato della sua storia d’amore con l’alpinismo, delle sue imprese dell’estate 2019 e dei passi che un aspirante alpinista dovrebbe fare per diventare un atleta di alto livello: “Appena sono arrivato in cima al Nanga Parbat ho pensato a un mio amico che è mancato l’anno scorso. Poi ho subito scritto un messaggio a Erika, mia moglie”, ci aveva detto. Potete rileggere l’intervista cliccando qui. Cimenti, nel 2020, aveva pubblicato un libro intitolato Sdraiato in cima al mondo (Sperling & Kupfer).
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