Col Nuovo Codice della Strada 2024 Salvini vuole eliminare le corsie ciclabili (ed è un errore)

Le bike lane, o corsie ciclabili leggere, non garantirebbero la sicurezza dei ciclisti. Ma i numeri delle città in cui sono già state implementate dicono esattamente il contrario

Col Nuovo Codice della Strada 2024 Salvini vuole eliminare le corsie ciclabili (ed è un errore)

Già approvato dalla Camera, e in attesa del via libera dal Senato e pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per diventare operativo, il Nuovo Codice della Strada 2024 voluto e annunciato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, sta già facendo molto discutere tutte le categorie di utenti della strada. E se la stragrande maggioranza si concentra su questione Autovelox, uso del telefonino, guida in stato di ebbrezza o alterazione da alcol e droghe, ma anche accesso per motocicli termici ed elettrici ad autostrade e tangenziali e obbligo di targa, casco e assicurazione per i monopattini (e non per biciclette ed e-bike), ci sono un paio di dettagli che riguardano da vicino i ciclisti in quanto utenti della strada e la loro sicurezza. A cominciare dall’annunciata eliminazione delle corsie ciclabili.

Col Nuovo Codice della Strada 2024 Salvini vuole eliminare le corsie ciclabili

L’allarme sulle conseguenze della eliminazione delle corsie ciclabili, o bike lane, dal Nuovo Codice della Strada è stato lanciato in primis dall’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, seguita da molte sezioni locali della FIAB: mettere al bando le corsie ciclabili “leggere”, le bike lane segnate da una semplice verniciatura sull’asfalto, e quelle “miste” per biciclette e mezzi pubblici, costringerebbe i Comuni a eliminare centinaia di km di corsie ciclabili già esistenti, messe in atto a partire dal periodo della pandemia proprio per favorire la mobilità leggera, ecologica, agile e resiliente nelle città.

Polemiche su questa soluzione – peraltro ampiamente e universalmente diffusa nella stragrande maggioranza delle città e metropoli europee e nordamericane – non mancarono già al loro annuncio e prima messa in atto, a cavallo tra 2020 e 2021. Solo a Milano sparirebbero circa 80 km di corsie ciclabili leggere, e il capoluogo meneghino come tutti gli altri Comuni dovrebbe mettere in cantiere (e a budget) lavori di adeguamento per costruire cordoli di protezione, installare la nuova segnaletica e prevedere altri aggiustamenti.

Perché è un errore cancellare le bike lane

La motivazione da parte del Ministero dei Trasporti (o per meglio dire da parte del Ministro Salvini) sarebbe legata al tema della sicurezza: le corsie che rappresentano una porzione della carreggiata non fisicamente separata ma solo indicata da una linea tracciata sull’asfalto e dedicata alla circolazione delle biciclette non garantirebbero un livello di sicurezza sufficiente per i ciclisti. Tuttavia i numeri in mano all’ANCI, agli esperti di mobilità sostenibile e anche quelli di altre città italiane ed estere dicono esattamente il contrario: le corsie ciclabili leggere favoriscono la mobilità in bicicletta, aumentandone i flussi, e senza accrescere i tassi di incidenti e/o mortalità tra i ciclisti (anzi, è vero casomai il contrario).

Col Nuovo Codice della Strada 2024 Salvini vuole eliminare le corsie ciclabili (ed è un errore)

Le bike lane sono anche una soluzione economica, oltre che efficace. Costruire cordoli, o anche ciclopedonali, significa cantierizzare i centri storici delle città, riducendo comunque lo spazio di carreggiata a disposizione delle auto e creando un elemento di potenziale pericolo in più per i ciclisti, il cordolo stesso. Le bike lane funzionano esattamente come le linee centrali della carreggiata, che nessun automobilista si sognerebbe mai di oltrepassare se dall’altra parte sopraggiunge un altro veicolo, e introdurre un cordolo fisico, dell’altezza di un marciapiede, non significa proteggere de facto i ciclisti che procedono oltre il cordolo.

Il tutto con l’aggravante che nel Nuovo Codice della Strada 2024 è già stato eliminato anche l’obbligo di mantenere un metro e mezzo di distanza nel sorpasso di una bicicletta.

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