La Barcolana di Trieste sta alla vela come la Maratona di New York sta al running. Un numero folle di partecipanti, gente che arriva dall’altro emisfero solo per essere presente, campioni olimpici (e vincitori dell’America’s Cup) che desiderano partecipare, anno dopo anno, qualcuno con l’ambizione di vincere, altri con il solo desiderio di celebrare la vela. Almeno in Italia, questa regata da 55 edizioni a questa parte chiude la stagione agonistica.
Erano altri tempi quando un gruppo di gentleman della vela decisero di divertirsi con un Trofeo di fine estate in questo modo, fino a quando qualcuno si lasciò prendere la mano e qualcun altro ci mise competenze organizzative e sogni tanto che in una edizione si raggiunse l’incredibile numero di oltre 3000 iscritti, record che rimarrà nel Guinness dei Primati ancora per molti decenni a venire.
Bene, andiamo quindi a vedere se è l’evento eccezionale che tutti dicono.
Cosa si fa alla Barcolana e perché è un evento speciale
Chi segue SportOutdoor24 sa che la nostra idea di “outdoor” è peraltro molto americana e comprende quindi anche gli sport di acqua e di fiume, dal kitesurf alla vela. Non siamo solo “montanari”, anche se il nostro DNA è quello. Ebbene, l’impatto della Barcolana si palesa fin dall’aeroporto di Linate: metà dei passeggeri sul nuovo volo Ita Airways da Milano a Trieste indossano una cerata Helly Hansen, un paio di scarpette da barca variamente colorate, pantaloncini corti impermeabili, occhiali specchiati per non farsi notare (o forse è il contrario), una abbronzatura che sarebbe esagerata anche in pieno agosto e lo sguardo eccitato di chi sta andando a Woodstock per vedere Jimi Hendrix.
La sensazione di straordinarietà ci viene confermata dal tassista che ci porta fino in città che è costretto a fare un giro lunghissimo perché “sul lungomare sembra di essere al Carnevale di Rio”. Ecco, no, a Trieste non ci sono le ballerine di samba a far impazzire i marinai di lungo corso ma nel weekend sono state contate 200.000 persone che hanno partecipato ad una festa unica nel suo genere fatta di chilometri di bancarelle di goni genere che nemmeno tutti i Mercatini di Natale del Trentino e dell’Alto Adige messi insieme, concertini fuori da decine di pub e localini del centro (anche in realtà fuori dagli eleganti caffè asburgici di cui Trieste si fa vanto), pranzi, cene e merende che non hanno fine, regate anche notturne e un tifo lungo le spiagge e lungo i moli che nemmeno la Ferrari al Gran Premio di Monza. Qui che si incroci un triestino, napoletano, croato o australiano, la cultura della vela trasuda ad ogni angolo di strada e, a meno che i 14 gradi del vino Friulano (fu Tocai) abbiano la meglio, si sente discutere di skipper come si parlerebbe di calciatori nel resto d’Italia e si discute di strambate irregolari durante le regate del circolo con un livore degno di miglior causa.
Come partecipare alla Barcolana
Ve lo diciamo fin d’ora. Il prossimo anno, domenica 8 ottobre 2024, noi saremo presenti ancora e ci piacerebbe vedervi con noi perché abbiamo scoperto di esserci sorpresi più volte e abbiamo la sensazione che ci sia ancora tanto da provare. E se il sabato è passato facendo a spintoni per camminare tra la folla sul lungomare, ad assistere da vicino ad una regata in notturna e ad acquistare gadget tra un risottino al polipo e una lublianka con patate in tecia, domenica mattina presto eravamo pronti sul molo. Consapevoli di avere la stessa esperienza velica di Reinhold Messner ma anche di possedere la stessa faccia di tolla di Reinhold Messner, abbiamo chiesto la gentilezza di trovarci un posto su una barca in gara – magari una di quelle grandi e veloci – ma l’esito della accorata domanda è stato prevedibile.
Per fare l’esperienza che desideravamo, è stato più che sufficiente salire su un gommone e su uno yacht (o forse era un traghetto?) tra quelli che si destreggiavano tra le 1773 imbarcazioni in gara. Ecco, per farvi capire cosa significhi avere 1773 imbarcazioni in gara, facciate conto che la linea di partenza era lunga circa 3 km. Ci hanno messo un’ora abbondante per mettersi in fila. Noi peraltro godevamo come dei ricci per avere la possibilità di un panorama unico al mondo (e abbiamo anche un po’ sadicamente goduto quando sul molo il pubblico ci guardava invidioso della nostra posizione privilegiata, pur indossando fieri un paio di Salomon Speed da trail e una maglia The North Face da arrampicata invece delle più consone divise da regata.
Cosa succede alla Barcolana
Sarebbe stato tutto perfetto se poi la regata si fosse svolta regolarmente e invece, come ampiamente previsto dalle previsioni meteo che al mare ci azzeccano più che in montagna, non c’era un filo di vento! Vento tra due o tre nodi, non sufficienti a far svolazzare nemmeno il ciuffo di Hervè Barmasse se fosse stato presente. Le 1773 barche per la prima mezz’ora sono rimaste con tutte le vele spiegate ma assolutamente immobili.
C’è chi è diventato isterico, ha acceso il motore e se n’è andato prima di perdere la pazienza, c’è chi si è messo a remare (davvero!) giusto per allontanarsi di una manciata di metri dalla massa delle nella speranza di incontrare un rivolo di vento. I grandi velieri da professionsti hanno una superficie velica esagerata (le prime quattro classificate avevano un albero alto come un palazzo di sei o sette piani) e, nello stesso intervallo di tempo, quella leggerissima brezza ha permesso loro di muoversi solo di qualche decina di metri. Il popolo della vela, invece, è rimasto fermo ancora per parecchio tempo (“del resto le regate sono anche questo e bisogna imparare a gestire anche queste condizioni, per quanto rarissime”, ci hanno detto) e – essendo ben pochi gli agonisti fanatici – abbiamo visto equipaggi tirar fuori dalla cambusa un prosciutto di San Daniele intero che è stato immediatamente sciabolato e condiviso con le barche vicine, e poi casse di Prosecco accortamente mese in fresco dalla sera prima (le poche avanzate dalla sera prima, per lo meno) e taglieri di formaggio montasio. Abbiamo visto perfino girare tra i ponti caffè e gubana, il dolce locale con uvette e frutta secca.
E quando è arrivato il momento di darsi una mossa (dopo tre ore il vento è salito a 5-6 nodi) pochi si sono fatti prendere dall’ansia di sparecchiare e darci dentro. La gara, peraltro abbondantemente accorciata dalla giuria, in quel momento aveva già visto la barca vincitrice – Arca del propheta in patria Furio Benussi – aver oltrepassato il traguardo tra un rimorchiatore giallo e una boa rossa, per poi tornare in porto a ricevere l’applauso dalle decine di migliaia di appassionati presenti.
Questa quindi è la Barcolana, da vincere per pochi professionisti che guidano le Formula Uno del mare, da vivere tra amici e da vedere per tutti. Questa è Trieste perché sono la sua atmosfera, i suoi palazzi e i suoi sapori a renderla così unica.
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Spoiler: ne mandiamo poche, ma buone
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