55 giorni a piedi, 1.100 km trainando una slitta nel clima ostile dell’Alaska, per ripercorrere i passi degli emigranti che tra fine Ottocento e inizio Novecento lasciarono l’Europa per raggiungere il Grande Nord e unirsi alla Corsa all’Oro, la Gold Rush che da Skagway spingeva i cercatori lungo il fiume Yukon, verso Dawson City e talvolta anche oltre fin sul mare di Bering: è l’avventura di Maurizio Belli e Fulvio Giovannini, due esploratori trentini che hanno impiegato 2 anni della loro vita per preparare questo viaggio.
Maurizio Belli e Fulvio Giovannini: la nostra traversata dell’Alaska con la superslitta
Maurizio Belli è un veterano del grande Nord Canadese e Americano, che frequenta dai primi anni Novanta con spedizioni con ogni mezzo, dalla canoa alla bici e fino alle slitte trainate da cani; Fulvio Giovannini è un alpinista con oltre 80 cime sopra i 4.000 nelle Alpi e alcune spedizioni internazionali dal Kilianjaro all’Elbrus, dal Pik Lenin nel Pamir all’Ojos de Salado in Argentina. Insieme a loro, in questa traversata dell’Alaska, una speciale slitta hi-tech superleggera e resistente, progettata dal Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università degli Studi di Trento per muoversi tra neve, ghiaccio e asfalto trasformandosi al bisogno, e della quale Stefano Rossi, Professore dell’Università degli Studi di Trento, ci ha detto che se n’è occupato un pool di studenti di Ingegneria dei materiali e di Meccatronica, ottenendone un prodotto sicuramente innovativo anche se non ne è prevista la messa in produzione”.
Maurizio Belli e Fulvio Giovannini hanno parlato della loro avventura e della speciale slitta presso lo Sport Tech District – l’hub dell’innovazione di Trentino Sviluppo nell’ambito del Festival dello Sport di Trento dove l’innovazione applicata allo sport diventa traino dello sviluppo territoriale (“Il 6% del PIL provinciale è generato dallo sport tech. Per contribuire alla crescita di questo segmento, l’hub green di Trentino Sviluppo a Rovereto, Progetto Manifattura, già punto di riferimento europeo per le tecnologie verdi, l’edilizia sostenibile e le energie rinnovabili, è oggi un magnete anche per lo sport tech.” ha detto Paolo Pretti, Direttore Operativo di Trentino Sviluppo) – e dove siamo riusciti a raggiungerli per fare loro qualche domanda.
Maurizio, quali sono state le difficoltà inaspettate che avete trovato in Alaska?
Quando viaggi nei territori del Nord estremo può capitare di tutto, e sicuramente l’ambiente e il clima sono sempre due fattori fondamentali da considerare e che anche questa volta hanno messo a rischio gli esiti dell’avventura. Ci aspettavamo il freddo e invece il caldo è arrivato prepotentemente il 15 di Febbraio. Un’anomalia per quei territori, abbiamo trovato temperature anche sopra gli 0° C che hanno reso difficile identificare il percorso da seguire.
Come vi ha aiutato la slitta speciale?
Tantissimo, era il nostro mezzo di trasporto ci ha permesso di cambiare le nostre strategie di marcia dovute al tempo caldo. Potendo togliere e mettere le ruote e cambiare assetto in pochissimo tempo ci ha permesso di passare dai fiumi al land e adeguarci alle condizioni, cosa che altrimenti non avremmo potuto fare.
Fulvio, come sei finito in Alaska con Maurizio?
È un amico di vecchia data ed era dal 2013 che mi proponeva questo viaggio. Io sono più alpinista abituato alle salite, ma sono anche aperto alle novità. IN questo caso poi Maurizio era una garanzia, conosce profondamente quei territori, così abbiamo cominciato con l’attraversa da Vancouver a Whitehorse in mountain bike, poi nel 2014 in canoa lungo lo Yukon, e poi nel 2019 da Fort Yukon ad Anchorage, nel sud dell’Alaska.
Che condizioni avete trovato?
Inizialmente – 30° C, quindi condizioni ideali per questo tipo di viaggio, poi però man mano che andavamo verso ovest e verso l’interno, lungo il Circolo Polare Artico, le condizioni mutavano giorno per giorno e la temperatura ha cominciato ad alzarsi con grandi sbalzi, con giorni in cui nel giro di poche ore passava da – 20 a 0. Sono eventi inaspettati, e grazie anche alla slitta leggera e scorrevole ci siamo potuti adattare perfettamente ai diversi tipi di neve, da quella ghiacciata a quella più bagnata.
Come ti sei preparato all’avventura in Alaska?
Serve un allenamento di resistenza per far sì che l’organismo resista 55 giorni a quelle condizioni e alle fatiche necessarie per passare dalla neve all’asfalto. Il pilates è stato fondamentale. Durante la preparazione, tutta la settimana si devono fare esercizi, senza farsi fermare dal maltempo.
Maurizio, cosa ti senti di dire dell’Alaska a chi la sogna?
Che in Alaska non basta crederci, per sopravvivere servono i fatti. Bisogna studiare e prepararsi! La montagna è fatta per persone informate e allenate, e aperte a chiedere.
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