Il K2 è la seconda montagna più alta al mondo con i suoi 8609, 02 metri, ma per molti è sicuramente l’ottomila più impegnativo e dopo Annapurna e il Nanga Parbat è il terzo con il più alto tasso di mortalità con un alpinista su quattro che ha perso la vita tentandone l’ascensione. Una ‘montagna selvaggia’ come viene chiamato questo gigante del Karakorum. Tra i suoi primati quello di essere l’unico ottomila a non essere ancora stato scalato nel periodo invernale e per questo un gruppo di alpinisti polacchi è intenzionato a sfatare anche questo tabu’.
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K2, “La montagna degli italiani”
Il K2 fu ‘violato’ per la prima volta dagli italiani Achille Compagnoni e Lino Lacedelli il 31 luglio 1954 sotto la guida di Ardito Desio. Oggi un gruppo di alpinisti polacchi, scuola che nel corso degli anni ’80 si è distinta per diverse scalate nel periodo invernale sulle vette più alte del mondo, è intenzionata a raggiungere la cima del K2, scalata di enorme difficoltà dovuta a diversi fattori: l’estrema ripidezza di tutti i suoi versanti, la presenza di tratti di arrampicata molto impegnativi e pericolosi in prossimità della vetta e l’assenza quasi totale di posti adatti ad un campo base.
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Una sfida quasi impossibile
A guidare il gruppo di alpinisti polacchi sarà Krzysztof Wielicki, 67 anni, che è stato il primo a conquistare la vetta dell’Everest in inverno nel 1980 ed è l’unico ad aver scalato in solitaria un ottomila in inverno. Wielicki è tra i cinque al mondo ad aver scalato tutti i quattordici ottomila, ma sa bene cosa significhi affrontare il K2 in inverno. “Il K2 mi ha tolto 12-14 mesi della mia vita – ha dichiarato in un’intervista all’agenzia Reuters – ma è stato meraviglioso stare accanto a lui. Guardarlo, ti rende felice”.
Wielicki conosce bene le difficoltà di un’ascesa invernale sul Karakorum 2. Forti venti, pareti molto ripide e spesso ghiacciate e anche il triste primato di morti che porta con se’. Una sfida quasi impossibile.
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L’attesa del giorno giusto
Il gruppo di alpinisti polacchi è il quarto team che tenta la scalata invernale del K2 e nei due/tre mesi precedenti la vera e propria ascensione alla cima costruiranno il campo base, posando corde lungo il percorso di salita e immagazzinando cibo e combustibile. Il tutto nell’attesa della famosa ‘finestra’ di tempo buono per attaccare la montagna e cercare di arrivare fin sulla vetta, esplorando vie mai tentate e sicuramente pericolose.
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