Le piste ciclopedonali sono solo una buona scusa per sprecare soldi

Le piste ciclopedonali sono solo una buona scusa per sprecare soldi

Nell’ubriacatura molesta da fondi del PNRR le piste ciclopedonali sono diventate una buona scusa per sprecare soldi. Un sacco di soldi. Basta fare una semplice ricerchina su Google sul termine piste ciclopedonali per vedere quanti progetti ci sono in ballo, e quanto maquillage green viene sbandierato sul tema. Sbandierato inutilmente perché bisognerebbe smetterla di buttare soldi in questo modo, e ci vorrebbe qualcuno che finalmente dicesse a sindaci e assessori che la mobilità ciclistica non si improvvisa.

Ma cosa sono le piste ciclopedonali esattamente?

Ecco, la prima cosa da fare sarebbe capire e sapere cosa sono le piste ciclopedonali esattamente, in cosa sono diverse dalle piste ciclabili e dalle ciclovie, e anche dalle greenway. Perché poi lo storytelling mette tutto insieme in un minestrone in cui ad affogare sono sia i pedoni che i ciclisti, e salvarsi sempre gli automobilisti. Perché un percorso ciclopedonale non è altro che un itinerario pedonale in cui è consentito il passaggio delle biciclette. Proprio così, basta leggere in Gazzetta Ufficiale l’articolo 182 comma 4 del D.M. 30/04/1992 n°285 con la definizione precisa di legge:

F-bis – Itinerario ciclopedonale: strada locale, urbana, extraurbana o vicinale, destinata prevalentemente alla percorrenza pedonale e ciclabile e caratterizzata da una sicurezza intrinseca a tutela dell’utenza debole della strada.

Cioè, quando sindaci e assessori stanno spendendo milioni di euro del PNRR per le piste ciclopedonali raccontando così di voler favorire e potenziare la mobilità green, dolce, sostenibile etc, in realtà stanno facendo dei marciapiedi più larghi in cui possono, o potrebbero, circolare anche le biciclette.

Possono o potrebbero perché in realtà sulle piste ciclopedonali la precedenza è sempre data ai pedoni. E lo dice il codice della strada. Perché il comma 4 dell’articolo 182 del Codice della Strada dice espressamente che:

4. I ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pedoni. In tal caso sono assimilati ai pedoni e devono usare la comune diligenza e la comune prudenza.

Cioè, se c’è gente che cammina sulla ciclopedonale – tipicamente nei centri delle città, sul lungomare o lungolago, nelle zone panoramiche, etc – il ciclista è costretto a scendere dalla bici, a norma di legge, e condurla a mano.

I limiti di velocità sulle ciclopedonali

C’è di più. Secondo la circolare ministeriale del 31 marzo 1993, n.432 comma 3.7 (sì, stiamo parlando di leggi e disposizioni vecchie di 30 e più anni…) su una strada ciclopedonale promiscua tra pedoni e velocipedi, c’è un limite di velocità per le bici fissato a 10 km/h, che diventano 6 km/h nelle aree a esclusiva circolazione pedonale o qualora le condizioni della strada ciclopedonale lo richiedano.

Le piste ciclopedonali sono solo una buona scusa per sprecare soldi

Pedone e bicicletta affiancati: pista ciclopedonale con corsia riservata alle biciclette

È il caso surreale dell’autovelox sulla ciclopedonale del Naviglio di Bereguardo a Motta Visconti: beccato a sfrecciare alla folle velocità di 32 km/h alle 8:30 del mattino, un ciclista si è visto comminare una sanzione pecuniaria che per legge varia da 168 a 674 euro, dato che il limite è stato oltrepassato di 10 Km/h ma non oltre i 40Km/h. “Folle” perché poi 30 km/h è invece considerata una velocità ragionevole per le auto che passano davanti alle scuole, per voler mettere un altro dato sul piatto della bilancia.

Ma è obbligatorio usare le piste ciclopedonali?

Anche su questo tema c’è una gran confusione. Eppure il Codice della Strada parla chiaro, comma 9 articolo 182:

9. I velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate ovvero sulle corsie ciclabili o sulle corsie ciclabili per doppio senso ciclabile, quando esistono, salvo il divieto per particolari categorie di essi, con le modalita’ stabilite nel regolamento. Le norme previste dal regolamento per la circolazione sulle piste ciclabili si applicano anche alla circolazione sulle corsie ciclabili e sulle corsie ciclabili per doppio senso ciclabile.

Quindi sì, i ciclisti se ci sono le ciclopedonali sono obbligati a usarle! No, neanche per sogno: i ciclisti sono obbligati a usare le piste ciclabili a loro riservate se e solo se sono a uso esclusivo dei velocipedi. Ma come più volte specificato dallo stesso Ministero dei Trasporti con apposite circolari, se la pista prevede un utilizzo promiscuo (come appunto la ciclopedonale) l’obbligo di percorrenza delle biciclette non sussiste più.

Perché le piste ciclopedonali sono una buona scusa per sprecare soldi

E qui arriviamo al punto del perché le piste ciclopedonali sono una buona scusa per sprecare soldi.

Ora, chiunque sia mai salito in sella a una bicicletta, anche una bicicletta da passeggio e anche con un contachilometri delle patatine, saprà benissimo che è impossibile procedere a 10 km/h. Per essere chiari: a 10 km/h è complicato rimanere in equilibrio sulla bicicletta. Figuriamoci a 6 km/h, che è la velocità a cui cammina mediamente una persona, più o meno. Quindi se io voglio prendere la bicicletta al posto dell’auto per le mie esigenze di mobilità, ma poi devo andare a una velocità che è improponibile in sella a una bici (10 km/h) se non proprio innaturale (6 km/h) allora non ha senso prendere la bicicletta. Tanto vale andare a piedi. Quindi non ha senso che mi si facciano le ciclopedonali spendendo milioni di euro.

Inoltre: chiunque sia mai andato in bici su una di queste fantomatiche ciclopedonali urbane, si sarà reso conto che la sua attenzione è al 99% rivolta ai passi carrai che affacciano direttamente sulla ciclopedonale e/o alla selva di barriere parapedonali che dovrebbero proteggere non si sa bene se il ciclista o le auto che escono dai carrai.

Infine: le ciclopedonali non fanno altro che scatenare un tutti contro tutti. I pedoni ce l’hanno con i ciclisti, perché convinti che quello sia un marciapiede (dove le biciclette NON possono transitare) oppure semplicemente di avere la precedenza, sempre e comunque (anche quella di procedere affiancati a due, 3 o più, cani al guinzaglio compresi); i ciclisti ce l’hanno con i pedoni, perché convinti che questi dovrebbero tenere diligentemente la destra (cosa che noi come popolo non facciamo nemmeno in Autostrada, a dire il vero); se i ciclisti NON usano la ciclopedonale, gli automobilisti ce l’hanno con i ciclisti, non avendo nemmeno minimamente guardato se il cartello blu ha solo il disegno di una bicicletta (pista ciclabile) o di un pedone e una bicicletta sovrapposti (ciclopedonale) o ancora di un pedone e un ciclista affiancati (pista ciclopedonale con corsia riservata alle biciclette); e i ciclisti ovviamente ce l’hanno con gli automobilisti, per lo stesso identico motivo.

Alla fine il risultato è semplice: milioni di euro spesi per allargare dei marciapiedi e restringere le carreggiate, e i ciclisti che (a norma di legge) continuano a NON usare le ciclopedonali per il semplice motivo che non sono utilizzabili.

Vabbe’, ma quindi la soluzione per te quale sarebbe? L’abbiamo già scritta qui, sono le bike lane.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità

Potrebbe interessarti anche...