In Emilia-Romagna il bike to work è realtà, a differenza del resto d’Italia.
La regione del neo presidente Bonaccini, infatti, si sta rivelando la più lanciata verso la promozione delle iniziative di bike to work, che prevedono un aumento in busta paga (sotto forma di rimborso chilometrico per il tragitto casa-lavoro) a coloro che si recano in ufficio utilizzando la bicicletta. La Regione, infatti, si è resa conto che il bonus bici e le nuove ciclabili potrebbero non bastare per favorire l’uso di mezzi sostenibili: c’è bisogno di puntare su incentivi economici collaborando con le aziende e i comuni.
L’Emilia-Romagna punta sul bike to work: rimborso chilometrico a chi va al lavoro in bici
Il progetto bike to work della Regione Emilia-Romagna è dedicato ai 30 comuni che hanno aderito volontariamente al Piano aria integrato regionale 2020, il quale prevede 3,3 milioni di euro di risorse regionali per incentivare l’uso della bicicletta attraverso diverse iniziative. I dipendenti delle aziende, grazie al bike to work, potranno ottenere un vero e proprio aumento in busta paga nel caso in cui dovessero recarsi in ufficio pedalando. Il bonus previsto dalla regione partirà da 20 centesimi al chilometro (si calcola il tragitto casa-ufficio) e potrà arrivare fino a un massimo di 50 euro al mese. Vi sembra poco? Contando i soldi che si risparmierebbero in benzina o in mezzi pubblici, allora la cifra comincia ad assumere un significato non indifferente. Chiaramente non è scontato che ogni comune emiliano e romagnolo aderisca all’iniziativa. Ogni città potrà spendere i fondi regionali dedicati alla mobilità sostenibile come meglio crede (ad esempio realizzando nuove ciclabili), e quella del bike to work è una delle opzioni a disposizione.
Tante iniziative concrete
Una delle prime aziende a sposare questo progetto è stata l’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia Romagna (Arpae), che è riuscita a dare il via al bike to work grazie a una partnership con Wecity, l’App che registra in automatico i tuoi viaggi e li classifica in base alla loro sostenibilità. Il programma, che durerà 18 mesi, è rivolto a 1270 dipendenti Arpae, e nella prima settimana hanno già aderito più di 100 lavoratori che hanno pedalato per 620 chilometri in totale. Chi si recherà in azienda usando la bicicletta, dunque, riceverà 15 centesimi per ogni chilometro effettuato, sia all’andata sia al ritorno.
Per accertare la distanza percorsa, i dipendenti Arpae dovranno utilizzare Wecity. Le premialità arriveranno direttamente in busta paga ogni 6 mesi, mentre la cifra massima che si può ricevere è di 400 euro all’anno. Per chi usa un mezzo a pedali assieme ad altri mezzi pubblici, invece, il limite si ferma a 200 euro annui. Il progetto di Arpae e Wecity si è affiancato ad alcune iniziative simili promosse da altri 9 soggetti pubblici. Insomma, in Emilia-Romagna il bike to work sta cominciando a rivelarsi una realtà consolidata.
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L’esempio di Faenza
I singoli comuni, attraverso i bandi ad hoc, stanno facendo sapere come hanno deciso di impiegare i fondi della Regione dedicati alla mobilità sostenibile. Una delle città firmatarie del Pair 2020 che si è aperta al bike to work è Faenza, in provincia di Ravenna, che con la delibera di giunta comunale del 2 settembre 2020 ha approvato il Protocollo di Intesa con la Regione per l’attuazione del progetto dedicato al rimborso chilometrico per chi va in bici al lavoro. L’iniziativa è rivolta alle aziende e agli enti privati con sede legale o operativa a Faenza: i soggetti interessati, entro le ore 12.00 del 30 settembre, dovranno presentare in comune un apposito modulo. A quel punto, in caso di richiesta accolta, le aziende riceveranno le risorse da destinare ai dipendenti che scelgono un mezzo non inquinante per recarsi al lavoro.
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