Parlare di Lombardia in zona arancione o gialla è ancora presto, ma l’Rt migliora e si iniziano a vedere i primi effetti del giro di vite. Quando sapremo se la Lombardia cambia colore? Come minimo fra una settimana o dieci giorni.
La situazione epidemiologica in Italia è fluida e in costante evoluzione. Basti pensare che, in base al monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute, Campania e Toscana sono state inserite nella zona rossa, mentre in zona gialla sono rimaste solo Lazio, Molise, Trento, Sardegna e Veneto. Una regione che, se gli attuali (anche se timidi) segnali di miglioramento dovessero proseguire, potrebbe uscire dal cosiddetto lockdown soft e passare in zona arancione è la Lombardia.
Ovviamente è solo un’ipotesi, e le tempistiche per assistere al “cambio di colore” nella regione più colpita non sarebbero brevissime: bisogna attendere almeno 7 o 10 giorni per trarre, con estrema cautela, le prime conclusioni dopo le restrizioni dell’ultimo Dpcm.
>>LEGGI ANCHE: Nuovo Dpcm e sport: dubbi e risposte
Lombardia in zona arancione? La situazione dei nuovi casi di Coronavirus
Il primo a parlare della (per ora non concreta, ripetiamo) ipotesi della Lombardia in zona arancione è gialla è stato Pierpaolo Sileri, Vice Ministro della Salute, in un’intervista all’Adnkronos: “Si può passare dal giallo all’arancione o al rosso, ma attenzione: vale anche il contrario. L’auspicio è quello che fra 10 giorni una regione come la Lombardia, e io mi auguro che questo possa accadere, abbia un andamento tale da poter tornare a essere arancione se non addirittura gialla”.
C’è da dire che in Lombardia, negli ultimi giorni, la situazione sta leggermente migliorando, segno che forse il lockdown iniziato venerdì 6 novembre comincia a dare qualche piccolo frutto. Ma solo tra una settimana o dieci giorni potremo capire il reale effetto delle misure restrittive. Sul portale Affari Italiani si legge che “il passaggio da zona di massima allerta ad una fascia di allerta intermedia dovrebbe avvenire lunedì 23 novembre”. L’11 novembre, in Lombardia, sono stati rilevati 8.180 nuovi casi di Coronavirus a fronte di 52.712 tamponi (rapporto di 15,5%); il 12 novembre 9.921 nuovi casi su 42.933 tamponi (21,6%); il 13 novembre 10.634 nuovi casi su ben 55.636 tamponi (19,1%).
Insomma, il rapporto nuovi casi-tamponi rimane leggermente sopra la media nazionale (16%), ma bisogna considerare che stiamo pur sempre parlando della Regione più popolosa d’Italia con 10.103.969 abitanti (secondo il Lazio con 5.865.544).
>> LEGGI ANCHE: Corsa in zona rossa: solo dentro al proprio Comune?
La Lombardia cambia colore? Migliora l’Rt, soprattutto a Milano
Uno dei 21 indicatori del Governo per la divisione dell’Italia in fasce di rischio è il celeberrimo indice Rt, ossia il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia. In Lombardia, questo parametro pare in miglioramento grazie al giro di vite per contenere i contagi. L’Rt lombardo, stando alle dichiarazioni di Giulio Gallera (Assessore al Welfare della Regione) il 13 novembre, “era salito ben oltre il 2 ma oggi si attesta sull’1,5”. E a Milano, la provincia più colpita ma anche più popolosa, secondo Ats è attorno all’1,2-1,3.
Un buon segnale che però non basta per allentare le restrizioni, soprattutto perché nelle province di Varese e Monza Brianza gli ospedali sono particolarmente in affanno. E il contact tracing è ormai saltato in tutta la provincia di Milano, dove non si fanno più i tamponi ai contatti stretti e i numeri dell’Ats sono spesso in tilt. Bisogna, dunque, attendere ancora una o due settimane per iniziare a trarre, con cautela, le primissime conclusioni: “Stiamo seguendo con attenzione l’evoluzione di tutta la regione. È ovvio che se ci fossero le condizioni su tutto il territorio lombardo per realizzare alcuni allentamenti, sarebbero valutati. Ma bisognerebbe attendere due settimane. La prima settimana è passata, il ministro mi ha detto che non prenderà alcun provvedimento entro le due settimane, quindi dalla fine della prossima”, ha detto Attilio Fontana, Presidente della Regione.
Da tenere d’occhio la situazione ospedaliera
Fontana, nelle dichiarazioni precedentemente riportate, si riferisce a questo passaggio dell’ultimo Dpcm: “Il Ministro della salute, con frequenza almeno settimanale, secondo il procedimento di cui al comma 1, verifica il permanere dei presupposti di cui ai commi 1 e 2 e provvede con ordinanza all’aggiornamento del relativo elenco fermo restando che la permanenza per 14 giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive comporta la nuova classificazione. Le ordinanze di cui ai commi precedenti sono efficaci per un periodo minimo di 15 giorni e comunque non oltre la data di efficacia del presente decreto”.
Parlando invece delle terapie intensive, il 13 novembre c’erano 801 posti occupati in Lombardia; gli aumenti degli ultimi giorni sono di circa 20 unità ogni 24 ore (+18 il 12 novembre, +19 il 13). I pazienti Covid ricoverati nei reparti ordinari, invece, sono 7319. Secondo Il Giorno, il tasso di riempimento dei posti letto Covid è pari al 48% nei reparti e al 58% nelle rianimazioni. Questo fa rendere conto che, forse, è ancora presto per allentare le restrizioni in quello che è il territorio più martoriato dal virus da marzo a questa parte.
[Photo by Tihamér Szász / Pexels]
©RIPRODUZIONE RISERVATA