Non riapriranno le piste da sci il 7 gennaio? Gli appassionati di sci sono in ansia. In quella data scade la validità dell’ultimo Dpcm e, nelle intenzioni di chi lo redasse allora, i numeri dei contagi avrebbero dovuto così bassi (in virtù del rigido lockdown a cui ci stiamo sottoponendo durante le feste) che funivie, seggiovie e telecabine sarebbero tornate in attività accogliendo gli sciatori italiani. Sarebbe già un gran passo in avanti, anche se solo potessero accogliere solo gli sciatori della regione di appartenenza.
Non riapriranno le piste da sci il 7 gennaio? Molto probabile
Mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo e anzi i “se” e i “ma” sono più numerosi dei fiocchi di neve che peraltro sono attesi su tutto l’arco alpino nei prossimi giorni. Per non creare false aspettative negli sciatori o più probabilmente per mettere pressioni alle istituzioni , in questi giorni le due autorità più alte dello sci italiano – la FISI (la Fed.It.Sport Invernali) e l’ANEF (la Ass.Naz.Esercenti Funiviari che mette insieme il 95% degli imprenditori italiani del settore) hanno cominciato a far sapere che la possibilità che si riapra tutto il prossimo 7 gennaio è estremamente remota e che la data di riapertura presumibilmente sarà procrastinata almeno a fine mese.
Il CTS ha risposto
Il Comitato Tecnico Scientifico – l’ente a cui il governo ha delegato le decisioni in fatto di gestione del virus e delle misure per contenerlo – la vigilia di Natale si è espresso a proposito del famoso protocollo di sicurezza, quel documento – già approvato dalla Conferenza Stato-Regioni – che decide quale deve essere la capacità delle funivie, se le mascherine vanno utilizzate in seggiovia e qual è distanza da tenere di fronte alle biglietterie. La risposta è stata scoraggiante su tutto il fronte ma attesa. Si legge che «una parte rilevante dei mezzi di risalita nei comprensori sciistici (in particolare cabinovie e funivie) presentano caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilati in tutto e per tutto ai mezzi utilizzati per il trasporto pubblico locale (autobus, filobus, tram e metropolitane), rappresentando pertanto un contesto a rischio di aggregazione medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta in base alla classificazione del livello di rischio di contagio da SARS-CoV-2. Deve pertanto prevedersi un’efficace riorganizzazione del sistema degli impianti di risalita da affiancare a misure di prevenzione e protezione collettive e individuali che necessitano, comunque, della collaborazione attiva degli utenti che dovranno continuare a mettere in pratica i comportamenti previsti per il contrasto alla diffusione dell’epidemia». Chi prende la metropolitana tutti i giorni nelle ore di punta si domanderà quali sono le misure di protezione e prevenzione che vengono attuate sui mezzi pubblici in città. Ma tant’è: ad ogni modo, il prossimo passo è riscrivere il protocollo e ridefinire le procedure, come suggerito dal CTS. Per completezza di informazione, ecco il documento completo.
Lo stato dell’epidemia nelle zone di montagna
La voglia di sciare – e di far sciare – è tanta (e noi in questi giorni ci accontentiamo anche di poco) ma tutti sono ben consapevoli del momento in cui viviamo. La stessa presidente dell’ANEF, Valeria Ghezzi di San Martino di Castrozza, fa notare che comunque tutti i numeri dell’epidemia dovrebbero scendere per permettere a tutti di sciare con serenità. Noi proviamo a tradurre ciò che è stato detto con formalità: se oggi un milanese si rompesse una gamba sciando, probabilmente non troverebbe un posto letto nell’ospedale più vicino e comunque il solo ingresso nel Pronto Soccorso sarebbe “complicato“.Lo stesso documento del CTS cita che, prima di riaprire “le misure proposte possono trovare applicazione solo nel caso in cui l’andamento epidemiologico a livello di Regione o Provincia Autonoma sia compatibile con la classificazione del rischio nella cd. zona gialla“.
Voi andreste a sciare oggi?
È quindi improbabile che piste e impianti riaprano il 7 gennaio; detto questo, il documento prevede l’utilizzo delle seggiovie con il 100% di capienza (ridotta nel caso il maltempo obblighi ad abbassare la calotta) indossando le mascherine, e degli impianti chiusi al 50%. Dice che ci vorrebbe il numero chiuso sulle piste, rivedendo però i criteri di contingentamento delle presenze con un sistema che calcoli i dati degli skipass venduti, coordinandoli con quelli delle autorità sanitarie. E bisognerebbe essere sicuri di evitare contatti alle biglietterie e soprattutto ai tornelli quando si valida lo skipass per accedere agli impianti. Se fosse possibile, noi andremmo volentieri a sciare ma se rimandare l’apertura servisse ad assicurarsi grandi sciate tra Carnevale (che quest’anno cade a metà febbraio) e Pasqua (che è la prima domenica di aprile), noi metteremmo la firma.
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