Le palestre e piscine chiuse riapriranno il 15 gennaio? Difficile, molto difficile. Benché non impossibile. Al momento di certezze non ce ne sono, e come per tutte le attività – dai bar e ristoranti alle piste da sci – bisogna mettere in fila i passaggi formali del Governo.
Il primo è fissato per il giorno 5 dicembre, quando ISS e Ministero della Salute faranno il punto sulla situazione epidemiologica. E al momento l’ipotesi di un’Italia tutta gialla se non addirittura bianca è alquanto remota. Da cui la richiesta delle Regioni di posticipare almeno al 18 gennaio la riapertura delle piste da sci (ma a determinate condizioni, quindi non è detto che il 18 si potrà sciare ovunque e in ogni caso).
Il secondo passaggio è fissato per il 15 gennaio, quando scadrà il DPCM del 3 dicembre, quello che ha istituito le zone colorate rosse, arancioni e gialle e le conseguenti misure di lockdown più o meno forte.
Ed è su queste date di passaggio che stanno lavorando i diversi attori in campo intorno alla riapertura delle palestre e piscine chiuse. Il 2 gennaio si è esposta Tiziana Gibelli, assessora del FVG e coordinatrice della Commissione Sport della Conferenza delle Regioni, che con un parere del tutto personale ha dichiarato che “con regole più rigide potrebbe essere possibile riaprire la palestre dal 15 gennaio“. Per poi aggiungere che “tuttavia, tutto dipenderà dall’andamento del contagio e dalle previsioni del Comitato tecnico scientifico“. E l’ipotesi che lo stesso giorno che scade il DPCM del 3 dicembre, a uno o massimo 2 giorni di distanza dal punto sulla situazione epidemiologica fatto da Governo e CTS, possano riaprire di colpo palestre e piscine, è davvero remota. Anche perché non è ancora chiaro quali siano queste “regole più rigide”, al contrario delle richieste del CTS per l’apertura delle piste da sci che invece sono nero su bianco da tempo.
Poi c’è la dichiarazione del ministro dello sport Vincenzo Spadafora, intervenuto al programma di Raitre Agorà a fine anno: “Penso sia possibile, seppur con alcune limitazioni, riaprire palestre, piscine e centri di danza entro la fine di gennaio“.
Le tempistiche ipotizzate dal ministro potrebbero anche essere plausibili (decreto il 15 gennaio e 2 settimane di tempo per riorganizzarsi in base alle eventuali indicazioni del CTS) ma tutto dipenderà dai dati epidemiologici della pandemia, come sottolineato nella stessa occasione dallo stesso ministro: “La riapertura a gennaio è un mio obiettivo e un obiettivo raggiungibile, dobbiamo vedere però i dati della pandemia dei primi di gennaio. Non voglio fare promesse ma l’obiettivo di riaprire, pur con delle limitazioni, di palestre, centri danza e piscine, e tutte le altre attività importanti per il benessere degli italiani, credo sia possibile“.
E il fatto che già si parli di regioni a rischio zona rossa o arancione già dal 7 gennaio, e di una proroga del sistema delle aree colorate anche dopo il 15 gennaio, con la prospettiva della terza ondata, non lascia ben sperare tanto gli operatori del fitness, chiusi ormai da più di 2 mesi, né i tanti appassionati che vogliono solo tornare ad allenarsi e tenersi in forma in tutta sicurezza come avvenuto fino a ottobre. Il tutto a meno che non subentri il colpo di scena della cosiddetta “zona bianca” proposta dal ministro Dario Franceschini, e cioè che nelle Regioni in cui il virus circola meno potrebbero riaprire non solo i luoghi della cultura (cinema, teatri, sale da concerto, musei) ma anche palestre e piscine chiuse ormai da tempo.
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