“Stanno distruggendo la Val di Mello”. Sui social, specialmente su Instagram, se siete appassionati di montagna e di outdoor vi sarà sicuramente capitato di vedere una grafica con questa frase.
Si tratta di un claim pensato da scalatori e guide alpine per sensibilizzare gli amanti della natura su ciò che sta accadendo in questa valle laterale della Valtellina, in provincia di Sondrio in Lombardia: un vero paradiso per chi fa trekking e (soprattutto) arrampicata, un luogo incontaminato che in questi giorni si è trasformato in un cantiere.
Intervistando Paolo Marazzi, nota guida alpina della zona che sta seguendo il caso da vicino, abbiamo cercato di capire cosa sta succedendo in Val di Mello.
Promesse mancate, alternative inesplorate e natura deturpata: cosa sta succedendo in Val di Mello
I lavori, in stand-by dal 22 aprile per il volere della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggi, sono stati avviati per un progetto di ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste), che nel comune di Val Masino vuole realizzare un sentiero da trekking accessibile per i disabili.
Il problema è che le promesse di due anni fa non sarebbero state rispettate: il primo argine è nettamente più lungo e largo rispetto a quanto stabilito nero su bianco, così una zona storica della valle rischia di non essere mai più come prima. Il tutto, secondo le 64mila persone che hanno firmato la petizione per fermare i lavori il prima possibile, per far nascere un percorso per disabili in un lato della valle scosceso, pieno di saliscendi e quindi disfunzionale per un sentiero di quel tipo.
“Dall’altro lato del torrente Mello”, spiega la guida alpina Paolo Marazzi, “c’è un sentiero che se venisse sistemato sarebbe perfetto per chi ha disabilità motorie: è largo, ci passano addirittura i quad. Sarebbe l’ideale, ma l’ERSAF ha scelto di intervenire su un lato non solo più bello e selvaggio, ma anche più pendente e quindi meno adatto per chi ha problemi motori”.
Come mai si è creata tutta questa attenzione mediatica attorno alla Val di Mello?
“ERSAF ha avviato un progetto da 400mila euro che comprende diversi interventi. Il primo intervento doveva essere un argine, loro la chiamano scogliera a cascina piana, lungo 15 metri e largo 80 centimetri. Il risultato? Un argine da 45 metri per 180 centimetri. E pensa che i lavori dovranno essere sei o otto. ERSAF vuole fare una risistemazione del sentiero, includendo anche un percorso adatto ai disabili. In questo modo sono andati a toccare una categoria debole”.
Tra gli obiettivi di ERSAF c’è quindi la realizzazione di un sentiero accessibile ai disabili: c’è chi potrebbe ritenere il polverone attuale ingiustificato per questa ragione.
“Sono in costante contatto con diversi disabili che frequentano la valle, e tutti siamo d’accordo sul seguente fatto: dell’altro lato del fiume c’è un sentiero più largo e funzionale, che se venisse sistemato sarebbe ideale per chi ha disabilità motorie.
Quello che stanno realizzando ora è sconnesso e pieno di grulli, mentre quello dall’altra parte del fiume è già usato ad esempio dai quad: è pianeggiante e più largo. ERSAF, quindi, vuole fare un sentiero per delle sedie a rotelle da trainare sullo sterrato, ma non si rendono conto di quanto una carrozzella del genere sia difficile da spingere e da trasportare su un sentiero così sconnesso, così pendente e con così tanti saliscendi. Il lato su cui vogliono fare i lavori è scosceso e disfunzionale per un sentiero di quel tipo”.
E come mai hanno scelto quel lato della valle per realizzare un progetto così invasivo?
“Non riusciamo a spiegarcelo davvero. Mi viene da dire che sia una scusa: c’è un progetto, hanno ricevuto dei soldi e in qualche modo devi investire e giustificare gli investimenti. Ci sono state 63mila persone che hanno firmato contro questi interventi. Credo che la Val di Mello sia l’unica riserva in Italia voluta fortemente dall’uomo.
Chi voleva la riserva anni fa? Gli scalatori, chi fa trekking e chi è realmente affezionato a questo territorio. E queste persone hanno detto ‘no’ in modo categorico. Chi ha firmato contro non vuole che quel sentiero venga toccato: è bellissimo, storico, super stretto. E questo verrà allargato di mezzo metro, quindi snaturato”.
Questi lavori potrebbero creare dei problemi agli scalatori?
“Le limitazioni per gli scalatori saranno minime, nel caso in cui dovessero terminare i lavori. Per ora ho visto solo un pezzo di lavori, e lì non hanno distrutto neanche un boulder (i sassi per cui è soprattutto nota la valle, ndr). Il problema è un altro: chi scala in Val di Mello vive profondamente questo posto. Quando vai a scalare o a camminare non hai i paraocchi e sei felice guardando il panorama, i sentieri. E sotto questo aspetto stanno rovinando la valle. A livello fisico l’arrampicatore non ci perde, ma a livello paesaggistico sì. Le persone non vogliono questo progetto perché amano vivere la Val di Mello nella sua essenza”.
Il 22 aprile sono stati bloccati temporaneamente i lavori: buona notizia o fuoco di paglia?
“Sotto un certo aspetto siamo contenti. Siamo contenti anche perché i social hanno urlato contro questo progetto, c’è stata una reazione fortissima: avendo così tanta gente contro, forse hanno capito che stanno facendo dei lavori sbagliati. Ecco perché c’è stata questa sospensione temporanea. Però non cantiamo vittoria: magari tra due settimane riprendono e continuano a fare quello che vogliono fare”.
La posizione di ERSAF
In una nota, l’ERSAF ha sostenuto di “rispettare e applicare gli accordi presi in relazione ai lavori di manutenzione del sentiero alla sinistra orografica della Val di Mello”. Secondo l’ente, “attualmente si stanno realizzando solo lavori affidati ‘in conto terzi’ riguardanti interventi fuori sentiero e nello specifico. Tutti i lavori concernenti il tracciato del sentiero saranno attivati più avanti e in amministrazione diretta”.
[Photo by: Niccolò Bartoli / Facebook]
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