Piste da sci chiuse fino al 15 febbraio: è la decisione contenuta nel DPCM del 16 gennaio che viene firmato oggi dal premier Conte. Saltano così tutte le ipotesi di riapertura per il 18 gennaio, o anche per il 25 almeno in zona gialla, ventilate finora tanto negli ambienti di Governo quanto, almeno nella speranza, tra gli operatori della neve.
Quindi nessuna distinzione tra zone gialle, arancioni o rosse, e nessuna possibilità di una riapertura almeno scaglionata o in base alla situazione epidemiologica locale. Nel DPCM del 16 gennaio c’è infatti scritto che «a partire dal 15 febbraio 2021, gli impianti sono aperti agli sciatori amatoriali», ma non è il caso di farsi prendere dall’ottimismo, perché come per palestre e piscine non sarà un’apertura incondizionata. Dovranno infatti essere previste e validate dal CTS «apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome rivolte a evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti». E le richieste del CTS sono ben note, come scriviamo qui.
Come abbiamo già scritto «tutti gli impiantisti d’Italia sono pronti ad accendere i motori anche domattina ma la possibilità che non si riapra più fino al novembre prossimo è concreta, almeno per una buona parte di loro» ma più passano i giorni e più è concreta la possibilità che non convenga a nessuno riaprire gli impianti per un periodo troppo breve perché «a qualcuno potrebbe convenire tenere chiuso piuttosto che aprire solo due mesi. A qualcuno servirebbe anche aprire solo qualche weekend per avere un minimo di flussi di cassa». E a questo punto sarà interessante vedere se l’Alto Adige e il Trentino riapriranno davvero il 18 gennaio, solo per i residenti, come ventilato dal presidente altoatesino Arno Kompacher e dall’assessore provinciale al turismo trentino Roberto Failoni. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il CTS e come ammette lo stesso Failoni molto dipenderà dall’approvazione da parte del Comitato Tecnico Scientifico del protocollo di sicurezza e dalla possibilità di spostarsi tra le regioni in fascia gialla che «permetterebbe agli impianti potranno avere un numero più ampio di utilizzatori rispetto a quanto accadrebbe se i confini della provincia dovessero restare chiusi». Ma su questa cosa il DPCM 16 gennaio ha già deciso: non si può uscire dai confini regionali anche se la propria regione e quella di destinazione sono in fascia gialla e fino al 15 febbraio è vietato andare nelle seconde case che si trovano fuori regione, qualunque sia il colore della propria regione e di quella in cui si trova la seconda casa. E questa sì che potrebbe essere la motivazione per le piste da sci chiuse fino al 15 febbraio.
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