Generoso Andria è Professore Emerito di Pediatria dell’Università Federico II di Napoli, da sempre la sua attività di ricerca si è concentrata sulle malattie genetiche, le sindromi dimorfiche e le malattie metaboliche dell’età pediatrica, e ha voluto mettere la sua esperienza a disposizione di ASM Onlus in qualità di membro del Comitato Scientifico dell’Associazione, impegnata da quarant’anni nell’informazione, nella prevenzione, nella ricerca e nella cura, allo scopo di garantire ai genitori un’assistenza fondata sulle acquisizioni più avanzate della scienza medica.
Rischio Long-Covid per i bambini fino al 60%
Secondo il Prof. Andria “non vaccinare i bambini significa sapere quasi con certezza che si infetteranno con varianti più contagiose, come Omicron. In età pediatrica si contrae una forma probabilmente più lieve, ma non è corretto dire che non si corrono dei rischi, così come molti sostenevano in una fase iniziale della pandemia. Anche in età pediatrica ci sono stati svariati decessi: a novembre in Italia erano già segnalati 15 bambini sotto i 10 anni e 21 ragazzi e adolescenti tra i 10-19 anni (a fronte di una settantina nel Regno Unito) e adesso i numeri sono aumentati”.
I numeri sono da valutare in base alla popolazione suscettibile, l’Italia è un Paese con una popolazione media più anziana con frequenti co-morbidità, e il dato statistico si riflette su questo numero, ma in proporzione il rischio di decesso nei bambini non deve essere sottovalutato. Per il 55-60% i bambini contagiati restano asintomatici. L’80% dei bambini sintomatici ha sintomi lievi, il 3-4% circa arriva all’ospedalizzazione e il 15% del 3-4 % va in terapia intensiva. La mortalità complessivamente è pari allo 0,1% – 0,3%.
Il Covid -19 si manifesta con gli stessi sintomi in adulti e bambini?
“I sintomi sembrano differenti per ogni variante. Delta vedeva interessato soprattutto l’apparato respiratorio e ha provocato migliaia di decessi anche in età pediatrica. Omicron ha come sede preferenziale del virus le vie respiratorie alte (mucose del naso e della bocca) e sembra sia meno pericoloso per le complicanze respiratorie basse (polmonite che richiede intubazione). La motivazione di questa differenza è ancora oggetto di studi”.
Quali sono i principali sintomi che si manifestano nei bambini contagiati dal Covid?
“Bisogna fare una distinzione netta tra i sintomi che presentano i bambini vaccinati e quelli dei non vaccinati. Questi ultimi manifestano, come in altre infezioni virali, febbre (46%), tosse (37%), cefalea (13%), diarrea (14%), mal di gola (10%), dolori muscolari e addominali (10%); tuttavia, in alcuni casi si presenta anche il coinvolgimento di altri organi, come il cuore, con miocarditi e pericarditi, ictus transitori (TIA) o convulsioni, manifestazioni a livello della pelle come orticaria o lesioni simili ai geloni. È stata poi individuata, proprio in età pediatrica, la sindrome infiammatoria multisistemica, una nuova complicanza che compare anche alcune settimane dopo l’infezione virale. Alcune centinaia di casi sono stati diagnosticati anche in Italia con febbre prolungata, sintomi gastrointestinali, manifestazioni neurologiche e miocardite. In Israele si è riscontrata una frequenza di morte per questa sindrome pari a 1-2 casi ogni 100”.
Quanto è importante la vaccinazione in età pediatrica?
“È fondamentale non esporre i bambini al rischio immediato dell’infezione virale e delle sue conseguenze a lungo termine. E questo è assicurato solo dalla vaccinazione. Ormai i genitori non si trovano più di fronte al dubbio di riuscire a evitare il contagio dei figli: il rischio di contrarre il virus è sempre più vicino al 100% La vaccinazione sicuramente protegge dalle forme gravi che arrivano fino all’estremo con il decesso. In realtà il dubbio dei genitori è più spesso legato alla paura di complicanze legate al vaccino. È bene riflettere su come valutare il cosiddetto rapporto rischio/beneficio. A fronte del rischio del 3% che un bambino nasca con una malattia genetica o con malformazioni congenite da genitori sani e senza storie familiari di patologie, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha recentemente comunicato i dati di complicanze da vaccino nella popolazione generale su 108,5 milioni di dosi somministrate fino a tutto dicembre 2021: le segnalazioni di miocardite da vaccinazione, in genere forme paucisintomatiche e a elevata frequenza di miglioramento e risoluzione completa, sono risultate 2,7 per milione di iniezioni (sembrano maggiormente predisposti i soggetti maschi adolescenti e preadolescenti); le vittime dovute ai vaccini sono state 0,2 casi per milione di dosi, pari a 22 decessi nella popolazione generale. Quindi, paragonare questi numeri fa capire che è molto relativo il rischio che deriva dalla vaccinazione. Infine, anche se la malattia sembra non essere grave al momento dell’infezione, purtroppo possono comparire a distanza i sintomi del cosiddetto ‘long covid’ e durare anche a lungo”.
Quali sono i sintomi del long covid?
“Cefalea, disturbi del sonno, affaticamento, difficoltà di concentrazione, dolori addominali, mialgie, dolore toracico, mal di stomaco, diarrea. Senza considerare che ce ne sono altri dovuti allo stress provocato dalla pandemia. Tutto questo ha un importante impatto, non solo immediato, sulla qualità di vita del bambino, con conseguenze dal punto di vista psicologico e sul suo sviluppo neuropsichico e sociale. Per questo la Società Italiana di Pediatria e altre Società scientifiche pediatriche hanno condiviso e diffuso raccomandazioni per la gestione a lungo termine dell’infezione da SARS-Cov-2”.
Rispetto alle raccomandazioni contenute nel documento di consenso della Società Italiana di Pediatria sul long covid cosa possiamo concludere?
“È importante valutare attentamente i bambini dopo 4-5 settimane e poi dopo 3 mesi, soprattutto per gli aspetti neuropsichiatrici dovuti a stress. Deve essere ribadita la necessità di proteggere i bambini per evitare le conseguenze, ancora non del tutto note, del long covid. Conoscendo i veri rischi della malattia paragonati ai rarissimi rischi dei vaccini, è giusto decidere in coscienza di vaccinare i propri bambini”.
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