Nella spiaggia libera su prenotazione: sono le regole per andare al mare a cui sta pensando il Comitato tecnico Scientifico per gestire la Fase 2 o le eventuali fasi successive dell’emergenza Coronavirus e tenere fede a quanto dichiarato dal Premier Conte, e cioè che questa estate andremo in vacanza e potremo anche andare al mare. In effetti già ora è possibile andare al mare, quantomeno per nuotare (situazione in cui è dimostrato non c’è il rischio di trasmissione) o fare attività sportiva e motoria in spiaggia, come correre o passeggiare, ma non è possibile invece andare in spiaggia per prendere il sole, rilassarsi o giocare, nemmeno con i bambini. Il motivo di ciò è sempre il principio del distanziamento sociale, e se per le spiagge attrezzate e gli stabilimenti balneari si pensa a soluzioni come delimitazioni o recinti in plexiglass, il vero tema è quello relativo alle spiagge libere, dove da sempre chiunque può andare scegliendo liberamente dove mettersi e – ragionevolmente – cosa fare.
Spiaggia libera su prenotazione: le regole per andare al mare
Le indiscrezioni, in attesa del prossimo DPCM che regolamenterà la Fase 2 a partire dal 18 maggio, dicono che si andrà in spiaggia libera su prenotazione. È Sergio Iavicoli, direttore del dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’Inail, nonché uno degli esperti del Comitato Tecnico Scientifico, a spiegare come potrebbe essere l’estate nelle spiagge libere italiane. Se la regola discriminante è quella del distanziamento sociale, tanto in spiaggia quanto sulla battigia e in acqua, tanto che per gli stabilimenti si possono prevedere percorsi separati, distanza minima tra gli ombrelloni di 5 metri, il divieto di giochi e l’obbligo della mascherina per gli spostamenti da e per l’ombrellone, in qualche modo qualcosa di simile è da mettere in preventivo anche per le spiagge libere, con la richiesta di favorire le prenotazioni e il tracciamento di chi accede alla spiaggia.
Al mare in spiaggia libera con il Coronavirus: come potrebbe essere?
Ma come potrebbe essere andare al mare in spiaggia libera con il Coronavirus? Ragionevolmente dovrebbero essere i Comuni a gestire le prenotazioni per l’accesso alle spiagge libere, con qualche forma di controllo degli ingressi nonché del corretto distanziamento tra gli ombrelloni o comunque tra le persone, per esempio trovando il modo di tracciare un perimetro intorno a ombrellone, sdraio, sedia o telo mare, magari con dei nastri. Ovviamente questo determinerebbe una capienza massima non oltrepassabile per le spiagge libere, una gestione degli orari di accesso e uscita dalla spiaggia, e soprattutto un controllo delle attività come il bagno a mare, sempre nell’ottica di assicurare il distanziamento sociale ed evitare gli assembramenti.
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