Ti stai chiedendo perché andare a sciare costa sempre di più? La risposta è abbastanza semplice

La settimana bianca, ma anche un weekend o la singola giornata sulla neve, sono sempre più cari. E non solo in Italia. Tanto che a fronte di un incremento del fatturato del settore stimato in +4%, in realtà diminuisce il tempo medio delle vacanze. Ma perché?

Ti stai chiedendo perché andare a sciare costa sempre di più? La risposta è abbastanza semplice

Se hai già fatto la settimana bianca tra Natale e Capodanno, o stai pensando di fare anche solo un weekend o una giornata sulla neve, ti sarai accorto che andare a sciare costa sempre di più. Per dirla con l’indagine di Altroconsumo sui costi delle sciate in Italia, bianca come la neve, cara come il fuoco: la stima a inizio dicembre, cioè a inizio della stagione invernale, parlava di trend di aumenti a doppia cifra, con un +14% per il periodo di alta stagione delle feste (che è sempre meno del +20% dell’inverno 2023/2024) e di un +5% per l’altro periodo da settimana bianca, quello di carnevale.

Perché andare a sciare costa sempre di più?

Se poi dai dati macro, e dalle medie nazionali, vogliamo scendere nel dettaglio, basta fare un giro tra i principali comprensori sciistici del nostro Paese per rendersi conto che la percezione coincide con la realtà: secondo Assoutenti, che ha realizzato un report per analizzare i costi dei servizi sciistici e le spese che attendono le famiglie, le tariffe degli skipass sono aumentate anche senza il cosiddetto caro-energia dei due inverni precedenti. Qualche dato: per il Dolomiti Superski il biglietto giornaliero sale del +3,8% rispetto allo scorso anno e del +23,9% rispetto al 2021; a La Thuile il giornaliero rincara del 19,1% sul 2021 mentre a Courmayeur del 19,6% (+3,1% rispetto allo scorso anno); a Cervinia Valtournenche si spende il 3,4% in più sul 2023, +15,1% in tre anni; a Bormio, la tariffa giornaliera dello skipass sale del 5,4% rispetto alla passata stagione e addirittura del 28,3% sul 2021; a Livigno +4,7% sul 2023 e +27,9% sul 2021, sempre per il giornaliero.
E lo stagionale? +6,6% rispetto allo scorso anno e +23,7% sul 2021 in Valle d’Aosta; +4,9% in un anno e del +21,3% in tre anni a Livigno; a Bormio del +4,6% su anno, +17,4% nel triennio. Giusto per fare un po’ di cherry picking tra i dati, ma la tendenza è quella.
Se poi si prendono in considerazione anche i costi legati alla permanenza e alloggio, sempre secondo Assoutenti gli aumenti sono nell’ordine del 20% rispetto al 2021, senza considerare i budget fuori scala dalle “luxury home”.

Prezzi più alti, vacanze più corte, più stranieri e più fatturato

Secondo i dati di Skipass Panorama Turismo riportati dall’agenzia DIRE per una settimana bianca, un adulto spenderà in media 1.453 euro, mentre un nucleo familiare composto da due genitori e un figlio affronterà una spesa di 3.720 euro. Il weekend in montagna costa invece in media 571 euro per un adulto e 1.630 euro per una famiglia, evidenziando un aumento dell’8,4% rispetto allo scorso inverno. E poi pure le scuole di sci si sono adeguate alla tendenza nonostante la loro Iva agevolata al 5% (si tratta del settore che aveva rincarato meno negli ultimi anni). E non ultimi i servizi di ristorazione, che mostrano il rincaro maggiore, con un aumento dell’8,1%.

Ti stai chiedendo perché andare a sciare costa sempre di più? La risposta è abbastanza semplice

La conseguenza? Che calano gli italiani e si riduce il soggiorno medio mentre aumentano gli stranieri, in particolare di Polonia, Uk, Usa e Repubblica Ceca. Eppure per gli operatori della montagna non manca l’ottimismo, con una previsione del +4.2% di fatturato complessivo rispetto alla stagione scorsa, con una stima di 11 miliardi e 674 milioni, soprattutto grazie alla crescente affluenza dei turisti internazionali (+7,5%).

Per difendersi un po’ dall’aumento dei prezzi, gli sciatori italiani si stanno facendo sempre più “smart”, abbandonando un po’ l’abitudine de “stessa neve stesso sci” e cercando offerte anche sui siti di comparazione prezzi, e dirigendosi verso le località più abbordabili per le famiglie come Tarvisio (1.724 euro) o Pila (2.218 euro).

Anche in Svizzera sciare sta diventando troppo caro (ma non per tutti)

Magra consolazione? Secondo il portale di confronti Comparis anche in Svizzera le settimane bianche sempre più costose, con i prezzi che a dicembre sono aumentati del 4,5%. E se anche gli svizzeri cominciano timidamente ad affacciarsi sul nostro versante delle Alpi, nella Confederazione si riversano gli americani, per i quali un giornaliero a Jackson Hole, Vail o Beaver Creek può costare anche più di 200 dollari e tutto sommato, per una vacanza di 7-14 giorni a Zermatt o nella regione della Jungfrau, ad Andermatt come nella regione di Flims-Laax-Falera, si può addirittura risparmiare nonostante il costo biglietto aereo.

Ma la domanda da porsi davvero è: come mai andare a sciare costa sempre di più?

La tempesta perfetta per l’aumento dei prezzi

I motivi sono dentro a una tempesta sistemica perfetta. Certo l’inflazione, che nel post-pandemia ha scudisciato un po’ tutte le economie occidentali e non solo, ripercuotendosi su alberghi, impianti, ristorazione e servizi a cascata (tra cui appunto anche le scuole sci); ovviamente il caro energia, che ben prima dell’ondata inflazionistica aveva fatto aumentare i prezzi, per esempio degli impianti di risalita, che sono notoriamente energivori, che si tratti di energia green e rinnovabile o meno; e poi la scarsa neve, che riduce le zone di innevamento sicuro. E quando un bene scarseggia, come la neve e in particolare negli ski resort di medio-bassa montagna che sono i più accessibili, diventa ovviamente più prezioso, e i prezzi aumentano di conseguenza. Basti considerare che secondo un report di Legambiente del 2023, in Italia la mancanza di neve ha costretto alla chiusura ben 249 impianti di risalita, e altrettanti sarebbero a forte rischio.

Ti stai chiedendo perché andare a sciare costa sempre di più? La risposta è abbastanza semplice

E se la soluzione è l’innevamento programmato, o neve artificiale per i suoi detrattori, i costi non possono che aumentare, ovviamente. Dire quanto costa innevare una pista da sci è pressoché impossibile, date le differenze da sito a sito in termini di approvvigionamento idrico, potenza di pompaggio, laghi di accumulo, condizioni di innevamento, ammortamento dell’impianto e ovviamente temperature stagionali. Tuttavia secondo i dati di TechnoAlpin, produttore leader mondiale di impianti di innevamento, una buona stima per la produzione di un metro cubo di neve è di un costo che va da 3,5 a 5 euro. Nel 2021, quindi prima del caro energia dovuto all’instabilità geopolitica, con un costo di produzione di neve artificiale dai 2 ai 3,8 euro a metro cubo, innevare una pista lunga un chilometro, larga circa 50 metri e con uno spessore di 40 centimetri, ci volevano circa 80.000 euro: al tempo per piste di Coppa del mondo come la Saslong in Val Gardena o la Kandahar Banchetta al Sestriere, che sono piste lunghe oltre 3.400 metri, ci volevano oltre 250mila euro, per il Canalone Miramonti a Madonna di Campiglio lungo 610 metri serviva una spesa di poco più di 30mila euro, e per la Gran Risa in Val Badia circa 100mila euro. Oggi bisogna aggiungere almeno 1 euro a metro cubo, e i conti son presto fatti.

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