Il vaccino obbligatorio per lo sport amatoriale e dilettantistico è una delle richieste avanzate dalla Conferenza delle Regioni per accelerare una fase di ripartenza in sicurezza. La richiesta si inserisce in un discorso più ampio, che riguarda anche il turismo (consentire ai vaccinati di potersi muovere e soggiornare liberamente, per ridare almeno un po’ di fiato alle imprese del turismo) e i viaggi (sull’esempio di alcune compagnie aeree extra-UE che prevedono l’obbligo del vaccino per prenotare un viaggio). Ma Tiziana Gibelli, presidente della Commissione Sport della Conferenza delle Regioni, si spinge oltre e in un’intervista al Sole 24 Ore propone anche il vaccino obbligatorio per lo sport amatoriale:
«Credo sia inevitabile che, per quanto riguarda lo sport dilettantistico amatoriale, ci debba essere un certificato vaccinale. Dagli allenamenti in palestra agli incontri amatoriali, istituire una sorta di patentino è di buon senso: è necessario avere un certificato vaccinale per fare attività sportiva».
Detta così la proposta lascia spazio a molti dubbi. Il primo riguarda la distinzione tra sport amatoriale e sport dilettantistico. 10 amici che prenotano il campo da calcetto sono semplici amatori, una squadra che partecipa a un campionato federale, territoriale, regionale o nazionale, juniores o seniores che sia, sono dilettanti. Dilettanti che già seguono dei protocolli stilati dalle rispettive federazioni. Poi ci sono gli amatori che svolgono attività sportiva individuale anche senza partecipare a eventi: un amatore che esce a correre o in bicicletta – come è sempre stato consentito dal secondo lockdown in poi – dovrebbe avere il patentino vaccinale con sé? Il tutto considerando che secondo la Corte Costituzionale (che si era espressa nel 2018 in seguito al decreto legge del Governo Gentiloni riguardante l’accesso a scuola) l’obbligo vaccinale può essere introdotto solo con una legge che passa dal Parlamento, e non con un decreto o un DPCM.
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