Dormire in tenda migliora la qualità del sonno e permette di rigenerarci in modo quasi terapeutico. Quando lo stress quotidiano è alle stelle, una delle conseguenze più immediate è la mancanza di un riposo notturno degno di nota. Questo perché, per addormentarsi rapidamente e profondamente, servono delle condizioni spesso difficili da trovare durante la vita di tutti i giorni. E come se non bastasse, numerosi studi hanno accertato che il lockdown per contenere la pandemia da Coronavirus ha peggiorato ulteriormente la qualità del sonno. Uno dei motivi è anche la mancanza di esposizione alla luce solare: un fattore che, quando camminiamo in montagna e decidiamo di accamparci per una notte in tenda, ovviamente non manca. Luce naturale, aria fresca, verde e silenzio: sono tutti ingredienti fondamentali per una dormita capace di riconciliarti con il mondo.
Andiamo quindi a scoprire perché, secondo la scienza, dormire in tenda può aiutarci a riposare in maniera efficace.
5 motivi per cui in tenda si dorme meglio
Tutti i campeggiatori lo avranno notato: quando le condizioni climatiche sono favorevoli, in tenda si dorme meglio. Il che non significa dormire di più, perché spesso ci si alza presto per riprendere le proprie escursioni. Ma la qualità del sonno quando siamo nella natura è spesso e volentieri alta, e i motivi sono tutti da scoprire: dalle lancette dell’orologio biologico che tornano indietro (merito della melatonina) alla lontananza dalla tecnologia.
Si riequilibra l’orologio biologico
Secondo un importante studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, un weekend in campeggio è in grado di riportare indietro il proprio orologio biologico di quasi un’ora e mezza, riassettandolo su ritmi molto più naturali che seguono semplicemente l’esposizione alla luce solare. Un paio di notti in tenda possono avere effetti positivi sul sonno anche una volta che saremo tornati a casa. A regolare l’orologio biologico è la melatonina, in grado di agire sul cervello e di promuovere un riposo notturno di qualità.
La fluttuazione di questo ormone è strettamente legata alla luce: quando aumenta, la melatonina diminuisce (e viceversa). La luce artificiale delle nostre case, però, ha sballato la produzione naturale di melatonina: iniziamo a produrla più tardi e il sonno peggiora. Ecco perché addormentarsi dopo il tramonto, senza essere disturbati dalla luce artificiale, migliora sensibilmente la qualità del sonno.
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I suoni della natura conciliano il sonno
Immaginate di essere nella vostra tenda e di sentire il rilassante fruscio delle foglie, il fischio di un leggero venticello o il rumore di una cascata in lontananza. Questi suoni (che non si interrompono mai) vengono racchiusi nella definizione di “rumore rosa”, ossia un insieme di stimoli uditivi in cui le componenti a bassa frequenza hanno una potenza maggiore (a differenza del rumore bianco in cui la potenza è uguale per qualsiasi frequenza). La scienza sostiene che il rumore rosa, tipico di quando siamo in mezzo alla natura, sia in grado di trasmettere una sensazione di relax e di stimolare il sonno profondo (soprattutto quello dei bambini).
Il sesso produce ormoni che migliorano il riposo notturno
In una coppia, la vicinanza fisica e l’atmosfera intima che si crea in tenda possono stimolare la voglia di fare sesso. E il sesso migliora la qualità del sonno: dopo il raggiungimento dell’orgasmo, l’organismo rilascia importanti quantità di un ormone (l’ossitocina) che aiuta a rilassarsi e a ridurre i livelli di stress.
Nelle donne, inoltre, il sesso fa innalzare la presenza di estrogeni, i quali aiutano a dormire profondamente e ad addormentarsi prima; nell’organismo degli uomini, invece, dopo un rapporto aumentano i livelli di prolattina, un ormone che induce un senso di sonnolenza e di voglia di dormire.
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In mezzo alla natura c’è un livello più basso di anidride carbonica
I livelli di anidride carbonica all’aperto sono circa un terzo più bassi rispetto a quelli di una stanza al chiuso. Dai risultati di uno studio del 2016, pubblicato sulla National Library of Medicine, si nota che i soggetti che hanno dormito in una camera con livelli di CO2 più bassi hanno riposato meglio e mostrato delle funzioni mentali più efficienti nel giorno successivo (rispetto a chi ha dormito in una camera con dei livelli di CO2 classici). Diverse piante e alberi che ci circondano quando siamo in tenda, infatti, assorbono anidride carbonica nelle ore notturne, apportando notevoli benefici e abbassando i livelli di stress.
Usiamo meno lo smartphone
Quando siamo in campeggio, solitamente, utilizziamo molto meno il nostro smartphone. Un po’ perché siamo costretti (non c’è campo), un po’ perché cerchiamo di “disintossicarci” dalla tecnologia in modo tale da entrare davvero in contatto con la natura. A tal proposito, decine e decine di studi scientifici sostengono che guardare il telefono prima di dormire può provocare disturbi del sonno: chattare fino a tardi confonde i meccanismi neurofisiologici perché l’essere umano si attiva con la luce (che sia solare o artificiale) percependola come stimolo, a differenza del buio che viene percepito come un segnale di stop.
(Foto: Bazil Elias / Pexels)
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