C’è un nuovo “doping” nel ciclismo, e sono i chetoni. A lanciare l’allarme un comunicato dell’UCI, l’Unione Ciclistica Internazionale, proprio in occasione dei mondiali 2021, che potrebbe portare alla decisione di vietare questa sostanza naturale contenuta in alcuni integratori. Una prospettiva che ha diviso i tema professionistici (La Jumbo-Visma considera i chetoni come parte della strategia nutrizionale dei propri atleti finalizzata ai vantaggi marginali, la Dsm li ha subito vietati ai propri corridori) e a cascata anche il mondo dei ciclisti amatoriali.
Recita infatti il comunicato dell’UCI che “nonostante l’assenza di prove scientifiche sul miglioramento delle prestazioni prodotte dai chetoni e come parte dell’impegno dell’Uci per uno sport onesto e credibile, il Comitato direttivo dell’Uci ha lanciato un nuovo studio scientifico per chiarire la questione. In attesa dei risultati, l’Uci raccomanda ai corridori di astenersi dall’utilizzare questa sostanza“.
Cosa sono i chetoni, il nuovo “doping” del ciclismo
Come suggerisce da subito l’assonanza, i chetoni hanno in qualche modo a che fare con la dieta chetogenica, quel regime alimentare attualmente molto in voga che riduce in modo drastico, se non azzera, i carboidrati, a favore delle proteine e soprattutto dei grassi, con uno sbilanciamento nel rapporto tra i macronutrienti di un’alimentazione bilanciata che costringerebbe l’organismo a utilizzare i grassi come fonte di energia.
Una strategia alimentare utilizzata da tempo in ambito clinico per la cura di alcune patologie neurologiche (come l’epilessia e l’emicrania) o metaboliche (obesità e diabete di tipo II, per esempio) e sotto stretta supervisione di uno specialista, ma che potrebbe comportare serie conseguenze per la salute se improvvisata con il fai da te o applicata per le performance sportive.
I chetoni, o corpi chetonici, sono sostanze del tutto naturali, talvolta prodotti dal tessuto adiposo del nostro corpo (endogeni) quando si esauriscono le scorte di zuccheri, o meglio glicogeno, nel fegato e nei muscoli, talvolta introdotti tramite l’alimentazione (esogeni) o meglio l’integrazione alimentare. Ed è proprio quello che sta succedendo nel mondo del ciclismo dove alcuni ricercatori e nutrizionisti li considerano come quarta forma di alimento (oltre a carboidrati, proteine e grassi) e ne prevedono l’assunzione tramite gli integratori chetonici.
Se i chetoni, o corpi chetonici, siano davvero in grado di fornire energia supplementare nel momento del massimo sforzo, e se servano a ridurre ulteriormente la massa grassa dei ciclisti già ridotta al minimo, è ancora tutto da dimostrare. Non esistono infatti seri studi scientifici che dimostrino senza equivoco che l’assunzione di questi sali a base di idrossibutirrato siano davvero in grado di migliorare le prestazioni di endurance provocando uno stato di chetosi che consenta di attingere a un’altra fonte energetica risparmiando il glicogeno muscolare.
La cosa curiosa è che nonostante si tratti di un composto chimico, gli integratori chetonici contengono sostanzialmente estratti di lampone, ciliegia o mirtillo, succo di mela, zenzero e caffeina. Tutti alimenti del tutto naturali, e per i quali non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricorrere a una strategia di integrazione o supplementazione alimentare.
Chetoni: le conseguenze per la salute e il dubbio sul doping
Le conseguenze per la salute sull’assunzione di chetoni sono ancora tutte da indagare a lungo termine. Ma già il fatto che, negli usi previsti, la loro somministrazione sia solo sotto stretto controllo medico dovrebbe far sorgere più di qualche dubbio sul loro utilizzo in funzione sportiva. Dal mal di testa alla disidratazione con squilibri elettrolitici, fino al senso di stanchezza cronica e rischio di svenimento e, nei casi più gravi, ai danni renali o al coma, sono tutte possibili conseguenze di un’autosomministrazione di chetoni incontrollata. Ed è proprio su queste conseguenze per la salute, più che sull’effetto dopante per nulla dimostrato, che si sono sollevati i dubbi dell’UCI e il conseguente comunicato.
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