Sabato scorso 16 novembre la Dieta Mediterranea (DM) ha celebrato il quattordicesimo anno dal riconoscimento Unesco quale patrimonio immateriale dell’umanità. Sì, inconsciamente pensiamo che la Dieta Mediterranea ci sia da sempre, e invece il suo riconoscimento fu un traguardo importante a conferma di come questo modello alimentare che noi consideriamo così italiano non sia solo un’etichetta, ma una vera e propria filosofia di vita.
Un modello alimentare da primato
Ed è vero, se secondo la classifica del U.S. News & World Report, la Dieta Mediterranea si conferma la migliore dieta per dimagrire e mantenersi in salute. Ma non è solo una questione di classifiche: uno studio della Cambridge University dimostra che seguire questo stile alimentare significa abbassare del 16% il rischio di contrarre malattie cardiovascolari e vivere più a lungo. Insomma, la Dieta Mediterranea dovrebbe significare che in Italia si mangia bene nel senso di sano, prima ancora che di buono. E di sano in un senso esteso, comprendendo anche gli aspetti di sostenibilità. Ma se poi guardiamo a quello che mettiamo in tavola (o in bocca) ogni giorno, siamo davvero sicuri che quello che mangiamo sia la vera Dieta Mediterranea?
La realtà italiana: un distacco dalle radici
La realtà dei fatti dice tutt’altro, se è vero che nonostante i vari riconoscimenti scientifici e l’hype di cui gode la Dieta Mediterranea nel mondo, l’ultima indagine dell’Osservatorio Waste Watcher International “La Dieta Mediterranea in Italia: un’eredità di cui riappropriarsi” rivela uno scenario per ceti versi sorprendente.
I dati parlano chiaro:
- Solo il 23% dei giovani tra 18 e 24 anni segue effettivamente la Dieta Mediterranea
- Tra questi, la maggior parte la interpreta erroneamente come “un regime alimentare che prevede un consumo elevato di carne, pesce e latticini, con un ridotto apporto di carboidrati”
- Il 77% della fascia 55-64 anni la riconosce più correttamente come “uno stile di vita che include abitudini alimentari equilibrate”
Oltre il cibo: una cultura da preservare
L’Unesco nel 2010 definiva la Dieta Mediterranea non come una semplice lista di cibi o ricette, ma come:
“Uno stile di vita che include una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni legate alla coltivazione, raccolta, pesca, allevamento, conservazione e soprattutto condivisione del cibo.”
Un concetto forse non immediato se si tratta di mettere in tavola un pranzo o una cena, ma che va molto oltre il mero nutrimento, abbracciando cultura, sostenibilità e relazioni umane. In un concetto. uno stile di vita. Ma da dove arriva questa idea di stile di vita della Dieta Mediterranea?
Le radici nel Cilento: da Ancel Keys a oggi
Fu nel Cilento che lo studioso americano Ancel Keys, negli anni ’60, teorizzò i suoi studi sul “mangiar sano all’italiana”: erano gli anni più o meno in cui si facevano le ricerche sulle popolazioni delle cosiddette Blue Zone, dove le persone più sane del mondo non hanno bisogno di tenersi in forma e la Dieta Mediterranea apparve come un modello che salvaguardava non solo la salute umana ma anche l’ecosistema. A distanza di quattordici anni dal riconoscimento Unesco, cosa rimane di questa tradizione?
Le barriere al cambiamento
L’indagine evidenzia due principali ostacoli all’adozione della Dieta Mediterranea:
- Costi percepiti: Il 42% ritiene i cibi freschi troppo costosi
- Tempo: Il 27% lamenta la mancanza di tempo per preparare i piatti
Ma i dati smentiscono questi pregiudizi:
- Il carrello settimanale della Dieta Mediterranea costa 7,28€ in meno rispetto alla dieta media degli italiani
- Frutta, verdura di stagione, cereali e legumi sono spesso più economici dei prodotti elaborati
Invece più vero, almeno come percepito, può essere il fatto che delivery, GDO e tutta la pressione della food industry ci hanno portato a riservare sempre meno tempo a cucinare prodotti freschi, appena acquistati, locali, e sempre più ad affidarci a cibi industriali se non addirittura ultra-processati. Da cui i crescenti dati circa sovrappeso e obesità anche tra la popolazione italiana.
Mangiare secondo la Dieta Mediterranea
Ma allora cosa possiamo fare per ritornare a mangiare e vivere secondo la Dieta Mediterranea? Ritrovare un po’ di abitudini di buon senso, che sono poi quelle che riguardano i vari livello di alimenti a cui possiamo fare ricordo.
Alimenti di base quotidiani
- Verdure abbondanti
- Frutta
- Cereali integrali
Alimenti di consumo intermedio
- Latte e derivati a basso contenuto di grassi
- Olio extravergine d’oliva (3-4 cucchiai al giorno)
- Frutta a guscio (1-2 porzioni da 30g)
Alimenti di consumo settimanale
- Pesce: 2 porzioni
- Legumi: 2 porzioni
- Pollame: 2-3 porzioni
- Uova: 1-4 volte
- Formaggi: max 1-2 porzioni
Alimenti da consumare con moderazione
- Carni rosse: max 2 porzioni (100g)
- Carni processate: max 1 porzione (50g)
- Dolci: minimi
Energia dai macronutrienti
Una distribuzione equilibrata dei macronutrienti e del loro apporto energetico dovrebbe prevedere:
- Glucidi: 45-60% (prevalentemente complessi)
- Proteine: 10-12% (0,9g per kg di peso corporeo)
- Grassi: 20-35% (grassi saturi <10%)
Conclusione
La Dieta Mediterranea non è una dieta, ma uno stile di vita. Una scelta consapevole che abbraccia salute, sostenibilità, tradizione e condivisione. Se vuoi riscoprirla, non vederla come un vincolo, ma come un’opportunità di benessere.
©RIPRODUZIONE RISERVATA