Tra bambini e sport agonistico a vincere non è sempre la miglior crescita sportiva, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Per evitare infortuni e stress, bisogna anche evitare che si specializzino subito in una sola attività e stimolarli invece a sperimentare diversi sport per acquisire in modo completo e corretto le tecniche di corsa, salto e lancio, alla base della maggior parte delle discipline sportive.
Bambini e sport agonistico: 6 precauzioni contro infortuni e stress
È questa la prima indicazione dell’autorevole The American College of Sports Medicine, che ha anche redatto 6 regole-base (raccogliendo i suggerimenti di altre importanti istituzioni mediche) per garantire agli sportivi fino a 13 anni d’età quello che oltreoceano chiamano LTAD, ovvero Long Therm Athletic Develompment (“Sviluppo atletico a lungo termine”). Eccole in dettaglio.
1. Tanti sport… per trovare quello giusto
Come suggerito dalla stessa American Academy of Pediatrics, bisogna invogliare bambini e pre-adolescenti a praticare e alternare più sport nell’arco dell’anno, per favorire il recupero fisico e soprattutto per far sviluppare le reti neurali che favoriscono anche l’apprendimento dei gesti tecnici alla base di qualsiasi sport agonistico. Inoltre, secondo l’American Orthopedic Society for Sports Medicine focalizzarsi da subito su una sola disciplina aumenta il rischio di abbandono dello sport già da piccoli proprio perché si è scelta quello sbagliato. Al contrario, sperimentarne diversi aumenta ovviamente le probabilità di trovare quello più indicato alle proprie caratteristiche, facilitando anche la nascita di una salutare passione a lungo termine per l’attività fisica.
2. Mai più di venti ore settimanali
Secondo alcune ricerche condotte dalla Divisione di medicina dello Sport del Boston Children’s Hospital, è bene contenere l’impegno sportivo entro le 18-20 ore settimanali: andare oltre questo limite aumenta il rischio di infortuni e di stress mentale. Sempre secondo i dati raccolti dagli studiosi americani, il 70% dei giovanissimi abbandona lo sport prima dei 13 anni proprio a causa dei problemi, fisici e mentali, indotti dal sovrallenamento.
3. L’allenamento? 90 minuti max
Su indicazione della National Alliance for Youth Sports, gli allenamenti degli sportivi più giovani non devono mai avere una durata superiore ai 90 minuti. Inoltre, è bene che gli impegni agonistici (gare, partite) siano al massimo 3 la settimana. Ancora meglio se non sono poi tutti concentrati nel weekend, come invece spesso avviene a livello giovanile.
4. Due giorni di riposo la settimana
Sempre l’American Academy of Pediatrics raccomanda di lasciare almeno due giorni di riposo la settimana ai piccoli atleti: sotto i 13 anni il fisico non si è infatti ancora sviluppato in modo da riuscire a sostenere lo sforzo di un impegno quotidiano, con il rischio di andare incontro a infortuni e problemi di salute indotti proprio da un’eccessiva attività fisica.
5. Stop all’agonismo per 3 mesi l’anno
Per scongiurare il rischio di andare a debito di energie fisiche e mentali, ancora l’American Academy of Pediatrics consiglia di lasciare liberi i più giovani dagli impegni agonistici (allenamenti inclusi) per almeno 3 mesi nell’arco dell’anno, suggerendo anche lo stacco completo per un mese da ogni singola disciplina praticata. Queste raccomandazioni si sposano anche con i dati raccolti dalla National Federation of High Schools, secondo i quali gli atleti impegnati agonisticamente tutto l’anno in un solo sport vanno più facilmente incontro a infortuni rispetto a quelli impegnati in discipline diverse e in diversi momenti dell’anno, con pause tra l’uno e l’altro impegno.
6. Più tecnica, meno intensità
L’ultima indicazione dell’American College of Sports Medicine è tutta per gli istruttori e gli allenatori: in generale, lavorare sempre più sulla tecnica che sull’intensità, che va poi sempre diminuita nelle settimane in cui eventualmente aumentano le ore di allenamento. È la regola fondamentale per scongiurare gli infortuni, da tenere sempre a mente come il fatto che “solo un atleta sano è un atleta felice”. Già da piccolo.
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